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Channel: Elisabetta ricami a mano
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La memoria dei nomi

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Un regalo di compleanno per un paleontologo, diviso in quadretti sul coperchio di una scatola, che un po'è memoria della storia della vita sulla Terra, ma in particolare di quella, personale, del destinatario.


Le iniziali e i nomi, semplici o in combinazione tra loro, oppure posizionati su oggetti specifici, hanno un forte potere evocativo e fanno affiorare alla mente volti del presente e ombre del passato.
Sicuramente a voi la combinazione non dice niente, ma porgendo il regalo, per chi vive in questo specifico ambito familiare, non sono necessarie spiegazioni e io lo trovo curioso. Forse anche per questo motivo le iniziali hanno avuto tanto successo nella storia.


Marito e moglie, incisi su un sasso... 
Via! Ve lo confesso! Il sasso è venuto per caso... Avevo preparato un ovale per realizzare un cammeo come quello che feci per l'album con le iniziali GE. Questa volta decisi però di non applicare subito il cammeo alla stoffa per poi imbottirlo: preparai invece una sagoma di cartone ovale, ci posizionai sopra del feltro e, tirando la filzetta del contorno del mio ovale in stoffa, intrappolai il tutto. Quando mi ritrovai il sasso tra le mani, non esitai a dargli la giusta collocazione nella spiaggetta di conchiglie. 


Non ho fatto io il pizzo ad ago su cui è appoggiata (non incollata!) l'ammonite, bensì dalla nonna (oppure dalla zia) del destinatario.
Le quattro iniziali stilizzate a punto erba sono quelle dei figli. Avrei voluto piazzare quattro cristalli, ma mi sembrava un po' presuntuoso, visto che io sono una delle due E. Ho scelto dunque le nummuliti... 
Tranquille, zia Marghy e zia Nora! Le coproliti non le avrei messe davvero, anche se le avessi avute!!


Nell'ultimo scomparto rimasto, una foto di gioventù.



Una nuova avventura...

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Chiunque nel tempo trasformi una passione artigianale in una piccola attività, si sorprenderà sognante ad arredare con la fantasia un efficiente angolo dei lavori, una minuscola quanto fascinosa bottega, una allegra e fervida scuola. Ne ho passate di tutte le sorti: dal ricamocafè con tavolini in ferro battuto e divanetti in velluto in una cornice di libri e antiche cassettiere, fino a un improbabile giardino d'inverno in un gazebo di cristallo nel bosco. 
Scontrarsi con la realtà toglie un po' di romanticismo ai sogni, ma l'entusiasmo ne esce fortificato e crea occasioni di scoperta di comunità più stimolanti di un bel locale.
Questo è successo quando ho incontrato l'Associazione Fantasiarte di San Bonifacio, che da anni si occupa di arte, anche attraverso l'insegnamento, coinvolgendo individui di tutte le età e promuovendo una partecipazione attiva ed emotiva che tanto mi piace. L'arte in questione ha un senso più ampio e profondo rispetto agli insegnamenti scolastici standard a cui siamo abituati e coinvolge discipline di diverso genere. Li si trovano tecnica e allo stesso tempo ricerca dell'equilibrio psico-fisico.
Mi ero ripromessa di non insegnare se non dopo anni di produzione per me e per altri e, pungolata da qualche amica, ho cominciato a pensare che i tempi, per alcune tecniche, stavano maturando. Quando ho finalmente preso coraggio, ho scritto una lunga mail all'Associazione Fantasiarte, perchè sapevo come lavorava, anche attraverso le esperienze scolastiche dei miei bambini, e pensavo che quella sarebbe stata la collocazione ideale per dei corsi di ricamo... 
Ebbene, incredula, annuncio che parte a ottobre questa nuova avventura della Scuola di ricamo a mano, ma rimando al sito dell'Associazione Fantasiarte per i dettagli.
Qui specifico che i corsi che ho progettato sono frutto di lunghi ripensamenti e sono stati programmati sulla base della mia esperienza maturata in ore di pratica, attraverso la rielaborazione di quanto imparato da altre maestre e dallo studio dei libri. Ho cercato di costruire il corso che io avrei voluto frequentare, con gruppi di studio monotematici. Lo so, lo so... E' un'impresa ardua, ai confini dell'impossibile, ma ci voglio provare! Trovo necessario che a tutte vangano date le stesse informazioni, con completezza, grazie all'ausilio di promemoria, foto e quant'altro.
Specifico per correttezza che non stiamo ovviamente parlando di una scuola professionale. Comunque in Italia purtroppo oggi non ce ne sono.
Ne consegue che, nonostante la generalità della locandina, al momento propongo dei corsi mirati all'esercizio del ricamo classico e, all'interno dell'insieme delle tecniche del ricamo classico, di quelle per le quali sento di potermi coinvolgere con serietà. Essendo il termine ricamo classico piuttosto vago e di interpretazione equivoca, specifico che mi occupo in sostanza di quei ricami per i quali è necessario riportare il disegno sulla stoffa.
Essendoci nella zona maestre e scuole che, con consolidata esperienza, si occupano di ricami a fili contati e di merletti di diverso genere, non posso e non voglio intromettermi nella loro attività, anche perchè tanto ho ricevuto da loro.
Tanta è anche la soddisfazione che ho ricevuto e che ricevo quando insegno alle amiche... E questo principalmente è il motore di tutto!

Il punto erba a spessori variabili

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Non so se si chiami davvero così, perchè l'ho sempre e solo sentito liquidato come punto erba, ma di fatto è un punto erba a spessori variabili
Comunque si chiami, è un gran casino. Lo trovo tutt'ora più difficile della copertura del punto pieno.
Il problema sta nel fatto che i punti devono viaggiare inclinati, ma la mano (forse solo la mia?) tende a portarli perpendicolari all'asse della curva, e infatti la A di Alfredo è sbagliata e la foto enfatizza crudelmente l'errore. 
Le scritte sono particolarmente rognose perchè le letterine rotolano di continuo e ti trovi a dover ogni volta cambiare direzione e importi pericolose inversioni a U.


Credevo di essere riuscita a darmi una regola per trattare ogni caso, ma sono caduta nuovamente nel dilemma filo esterno/filo interno: conto di venirne a capo.... Prima o poi.


Per le due scritte ho creato dei Frankestein: con Alfredo ho collegato la maiuscola del font Birds of Paradise (bellissime maiuscole, orrende minuscole) al corpo Brush script; con Federica la maiuscola è del Renaissance e il corpo è Abbeyline.


E nonostante il dilemma del punto erba, Alfredo ha iniziato l'asilo e non ci siamo fatti mancare le tradizionali scene strappalacrime dell'inserimento. E' a tutti gli effetti un gufetto rosso (anche se lui preferisce darsi del gufetto reale), con la mitica maestra Paola. Siccome però, da quando ha guidato il pedalò al mare, si sente soprattutto un bagnino, ho dovuto mettere insieme le due anime in uno schizofrenico sacchetto col gufetto bagnino rosso sul mare in tempesta: solo per miracolo siamo riusciti ad affittare il pedalò, a causa del mare grosso. 


Ogni mattina andava in spiaggia a fare gli occhi dolci alle barche e ci chiedeva speranzoso di poter prendere la barca del bagnino, ma la bandierina rossa sventolava inesorabile... Fino a che...


E mentre lui faticava al timone, gli altri due impunemente approfittavano della situazione...


Con nostalgia riguardo le foto del mare e attendo la grande festa del 15 settembre, quando TUTTI E TRE saranno finalmente a scuola!!
 Madre degenere, ma in... Feeeestaaaaa!!!

Sarà nata Zoe?!

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Un lenzuolino per Zoe e la copertina con iniziale a fiorelletti. Mancano le finiture perchè non spettava a me, ma mi diverto a immaginare la piccoletta sprofondata sognante tra i lini. 


Un'altra letterona si aggiunge all'alfabeto Rouyer, con la variante della magnolia (hai visto Claudia che ti ho rubato infine l'idea?!).


Per la scritta Zoe ancora punto erba a spessori variabili e, tra le rose, un po' di mezzo giliuccio...




Souvenir del duomo di Siena - Il pavimento

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Ci sono dei luoghi in Italia che dovrebbero essere visitati obbligatoriamente da tutte le classi della scuola pubblica e trovo che tale mancanza sia un crimine, anche se i costi purtroppo sono quelli che sono. Ai vertici della mia selezione (frutto del mio esiguo girovagare) ci stanno Pompei e i mosaici di Ravenna. Da quest'estate entra nella top ten anche il Duomo di Siena. Lo avevo sicuramente già visto, perchè nella mia memoria già c'era Piazza del campo, ma l'età forse era ingrata e l'ho ammirato con gli occhi della prima volta.
Non sto a descrivere l'esuberanza di forme, colori e bagliori, perchè non ne sarei capace e perchè esaurirei lo spazio concesso ai blogger. Dico soltanto che lo stupore fu tale che al mio ritorno mi sgorgò un disegno rielaborato con le poche foto fatte e con quelle di due libercoli acquistati alla bottega dei souvenir. 
Aspetto a spiegare i riferimenti del disegno, concentrandomi solo sulla prima parte ricamata, dedicata al pavimento del duomo. Ho sempre postato le foto dei lavori finiti, ma adesso mi lancio in un Work in progress. Dovesse venire una schifezza..., Beh, forse sarà utile lo stesso.
Da quello che ho capito (perchè ho fatto la visita al Duomo coll'Alfredone in collo e un lieve capogiro) il pavimento di solito è coperto per evitarne l'usura. Siamo dunque incappati nel bel mezzo di un evento intitolato Divina bellezza, grazie al quale i mosaici, che non sono tutti mosaici, ma puzzle di marmi intagliati, possono essere ammirati in tutto il loro abbagliante splendore.
Dall'alto della mai ignoranza, li ho analizzati con l'occhio della ladra di immagini e mi sono portata a casa due dettagli per i più insignificanti...


Una fronda con un nido contenente tre uccellini e un dettaglio di una bordura perchè mi sembrava gradevole ad uso simil ars bizantina.


Quello che ne è uscito è un cerchio con fregi, contenente l'iniziale E. Secondo Anita sembra una moneta da 1 Euro, secondo altri un disco in vinile... Pazienza. Ho cominciato proprio da questo elemento perchè era quello che mi faceva più paura, visto che era ben prevedibile un cerchio distorto a punto stuoia. Pensa e ripensa, ho adottato la seguente soluzione...


Per ottenere un cerchio perfetto ho eseguito cioè una traccia a punto indietro spezzato (lo split stitch di Trish Burr) seguendo la forma di riferimento. Mentre ricamavo a punto stuoia ho realizzato troppo tardi che il bagliore del marmo si sarebbe potuto riprodurre con dei filati di seta. Forse ci aggiungerò del grigio di seta, ma, anche per ragioni tecniche, mi ci proverò solo dopo essermi dedicata alla S, che rimando... Alla prossima puntata!






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Forse ricorderete le irriducibili del ricamo, che affrontavano il freddo e il gelo per raggiungere il luogo del ritrovo del primo mercoledì del mese...
Sono passati quasi due anni e silenziosamente (per modo di dire, vero ragazze?!) il motore della passione ha fatto fiorire amicizie e idee, prodotti di ago e filo e iniziative.
In quattro e quattro otto ci siamo costituite Associazione, recandoci all'Agenzia delle Entrate a farci timbrare un po' dappertutto e produrre i sacrosanti documenti (che faticaccia!!). 
E' ufficialmente nata in una fredda mattinata di gennaio e siccome domenica prossima faremo il nostro primo debutto in società presso uno stand della Festa delle Associazioni di San Bonifacio (VR), colgo l'occasione per presentare al Web l'Associazione Fili tra le mani, associazione culturale senza fini di lucro, che promuove la condivisione dei saperi e la partecipazione attiva di tutti i soci. E' vero che si è dovuto costituire uno spietato e simpatico direttivo per tenere a bada il branco di scalmanate, ma l'occasione di ritrovo non è la frequenza ad un corso (non confondete dunque i miei corsi presso l'Associazione Fantasiarte, perchè sono un'altra cosa), ma luogo di incontro, condivisione, ispirazione.
Vi invito dunque, se siete in zona e tempo permettendo (in caso di pioggia l'evento sarà annullato), a venirci a trovare allo stand, nei pressi di Piazza Costituzione, dalle 15 alle 18:30 circa.
Vi invito anche a fare un salto sul blog dell'Associazione Fili tra le mani, perchè già compare un'anticipazione del nostro primo lavoro collettivo, girato di mano in mano e intessuto di storie diverse, lavorato con mutevoli stati d'animo, sballottato avanti e indietro per almeno due provincie... Perchè le irriducibili si fanno anche 25 chilometri per incontrarsi... Incredibile! Bellissimo.


Souvenir di Siena - I marmi bianco-verdi

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Dal pavimento alla struttura portante, con la S ricamata a bande bianco-verde per evocare le colonne, i tramezzi, il campanile e le pareti laterali del Duomo.
Per rubare al Web un'immagine da mostrare, sono incappata in una galleria di foto mozzafiato dell'Unità, da ammirare estasiati, per convincervi definitivamente a organizzare il viaggio. 

www.unita.it
Non è incredibile?!
E adesso che guardo bene bene, mi viene il rammarico di non aver sollevato lo sguardo alla volta stellata, schiacciata dal peso di Alfredo sul groppone...


Il mio verde è troppo verde, lo so. Ma nella scelta dei filati mi sono lasciata sedurre dalla brillantezza di due sete ereditate dalla zia d'Arezzo, forse troppo corpose (calibro superiore al perlè n°8) e difficili da far stare al loro posto, ma indiscutibilmente fascinose, anche solo per il fatto di essere avvolte in un rocchetto di legno contrassegnato da una misteriosa etichetta strappata. Siccome io di sete me ne intendo meno di niente, per non voler fare brutte figure e sospettando fosse un filato sintetico (...), mi sono data alle fiamme con un pezzo di filo. Non ho preso fuoco, quindi arguisco (?!) essere di pura seta.
Fatto sta che ho preferito metterci un pezzo della zia Bianca, piuttosto che rispettare il vero colore dei marmi. La stessa zia che mi regalò il giornale di Adele della Porta sull'Assisi... Ma allora non potevo dire grazie con lo stesso brillio negli occhi che avrei oggi. Che peccato.
Ho ricamato gran parte della S sotto gli occhi di un fiume di persone che guardavano e non guardavano, alla Festa dell'uva di Soave di domenica scorsa, ospite di uno stand di Patrizia, per promuovere i miei corsi. La Proloco ci ha costrette ad indossare abiti di campagna e che figurone con il gonnellone e il fazzoletto in testa!... Suvvia smettetela di ridere e ascoltate! Io ero a telaio, Patrizia sferruzzava. Al mattino si sono fermati incuriositi solo uomini (Eeeeeeeeh giaaaa!! Incarnavamo il modello femminile o chissà che indicibile altro?!). Al pomeriggio ho osservato divertita, in signore di una certa età, una reazione di disgusto, accompagnata dalle parole... Mama mia, me vien in mente quando lo fasèa mi dalle suore
Mi hanno intristito, invece, tante, troppe signore, che si avvicinavano a raccontarmi cosa sapevano fare anche loro e perchè che da anni, per via della vista, avevano smesso. E lo dicevano con una certa commozione e con gli occhi lucidi.


Filato bestiale, imbottitura bestiale: dai 5 ai 15 capi di cotone lanato (!). Questo tipo di imbottitura, il filato e il telaio sono un po' una novità per me e quindi gli spessori viaggiano un po' come vogliono, ma la serpenteggiante S è completata e adesso passo al fiore sulla sinistra, che morivo dalla voglia di cominciare. 
Evito il triste racconto della seta grigia sul pavimento, perchè sarebbe troppo doloroso per me. Esco dall'esperienza con due saggi consigli e una morale:
Consiglio 1- Se provi a ricamare a punto stuoia con un colore che non ti convince, ricama tre punti e poi ascolta la vocina interiore che ti dice che quel colore proprio non ci sta e disfa i tre punti.
Consiglio 2- Se hai ricamato i tre punti e decidi di non ascoltare la vocina che ti dà saggi consigli, probabilmente per la pigrizia di disfare quei tre punti, forzati ad ascoltarla lo stesso.
Morale - Disfare il punto stuoia su tutta la E, fa dire le parolacce.



I telai di Elvira

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Elvira lavorava la rete a filet (mòdano) e la ricamava. Realizzava piccoli bordi, bordi per asciugamani, centri, inserti per tende, ma anche copriletti singoli e matrimoniali, interamente a rete. Tanto più era grande la rete, quanto più grandi erano i telai necessari alla messa in tensione della preziosa pezza. Non riesco a quantificare le ore di lavoro, ma posso immaginare lo scorrere delle stagioni, le ore di quiete, magari accompagnate da inquetudini, serena gioia, speranze e delusioni: in sostanza il riassunto di una vita, intessuto in un segreto codice di nodi tirati nella maglia della rete.
Ho ricevuto in dono i telai di Elvira...
Voglio rendervi partecipi del mio imbarazzo, dell'orgoglio e del piacere provati al ricevimento del dono. 
Mi prendono in giro perchè quando giro per i mercatini dell'antiquariato cerco oggetti che abbiano un'anima... Beh! I telai di Elvira ce l'hanno eccome! E, oltre le barriere della fisicità, mi sento unita a lei.
Mi sono impegnata a fare buon uso dei telai e questo per il momento si è concretizzato in occasione della Festa delle Associazioni di San Bonifacio, in cui Fili tra le mani ha esposto i suoi lavori. Abbiamo aderito alla Rua delle Associazioni: in sostanza, con il duplice intento di divertire il pubblico e spronare l'incontro con le associazioni, ciascuna associazione doveva proporre un gioco, vidimando, quando concluso, una tessera. I tesserati, a fine giornata e dopo aver superato diverse prove, avrebbero ottenuto un premio.


Ebbene, noi abbiamo montato uno dei telai di Elvira, ci abbiamo teso una tela di cotone e vi abbiamo appuntato sopra due labirinti stampati su stoffa. La prova consisteva nel riuscire a ricamare a telaio un tratto del percorso, almeno per 10 punti, vabbè 5, vabbè 3...  
Non è certo la riuscita del gioco ad avermi indotta ad usare i telai, quanto piuttosto la loro presenza fisica, che ha incuriosito, ha suscitato domande, risposte, racconti del passato e memoria del loro uso.
Di fatto ha avuto un gran successo: si sono messi alla prova uomini, donne, bambini di diversa età. Si sono sfidati a duello coppie di madri e figlio/a, fidanzati e amici. 
Nella foto più sopra vedete Anita, che, instancabile, ha lavorato per diverso tempo, bisbigliandomi all'orecchio che stava lì a farci pubblicità e che funzionava, visto quante persone si fermavano!




E alla fine della giornata, al calar del buio, il labirinto del pavimento della Cattedrale di Chartres (annata dei pavimenti?!!) e quello del Minotauro, del sito archeologico di Bedriacum, erano entrambi a buon punto. 


Ma l'opera non si è conclusa soltanto con due labirinti... 


Pitture rupestri a parte, notate per favore il tris ad ago: superlativo!!



Souvenir di Siena - La libreria Piccolomini

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Sofferta e combattuta, la S con i suoi fronzoli è arrivata, forse, alla fine.
I colori mi hanno esaurita. Ce n'erano troppi da far entrare in sintonia. E adesso ho bisogno di lasciarla riposare per un po' senza guardarla.
Non mi sono inventata l'esuberanza delle sfumature: potreste percepirne l'ebrezza entrando nella Libreria Piccolomini, a cui si accede dalla navata laterale sinistra del Duomo di Siena. Gli affreschi del Pinturicchio sulla volta e sui muri e i pavimenti a contrasto riempono gli occhi e, addossate alle pareti, grosse vetrine custodiscono vecchi manoscritti gregoriani concepiti per esseri giganteschi.

www.operaduomo.siena.it
E le illuminate... Meravigliose! Pochi passi e già il marito mi canzonava scimmiottando un Huuh, sai che bei ricametti che ci potresti faareee... Avrei voluto fare la superiore dicendo che non ci pensavo proprio e che non capiva niente, ma ho finito per scattare qualche foto, di nascosto e rigorosamente senza flash.
Il dettaglio che mi ero portata a casa raffigurava il fiore stile Jacobean che ho inserito nel mio disegno sulla testa della S.
La foto però mi ha teso una trappola: sono partita a ricamare la parte ispirata ai dipinti delle illuminate proprio dal fiore, rispettando il colore della mia foto, a dir poco orrenda, per quell'inutile nostalgica faccenda della memoria.


Poi sono passata alle foglie della coda della S, cercando di copiare i colori da un libretto acquistato in Duomo e intitolato Miniature dei corali per il Duomo di Siena (Enzo Carli). Per accorgermi poi che in effetti il fiorellone sarebbe stato più bello in versione amaranto anzichè magenta-rosa.


E quel giallo avrebbe bisogno di un contornino arancio?! E gli ori?! Tremendi ori! E tremendo il filo metallico, Diamant o vecchio metallico che sia. Ce ne vorrebbe uno sottilissimo e maneggevole!


Io ho usato una seta floscia della zia d'Arezzo e il metallico DMC. Non potete sapere quante volte ho fatto e disfatto i nodini. Giusto stamattina ho definitivamente annientato quelli intorno al fiorellino giallo, che era anche sfumato di arancio e adesso è solo giallo.


Tra le diverse faccende di riordino ho anche dato una lucidata al pavimento con una seta Au ver a soje panna.


E...sì!
Ho aggiunto la foglia stumpork per stupire con effetti speciali! L'ho finita ieri sera ed ero felicissima, perchè mi era venuta proprio benino. Ma quando l'ho appiccicata oggi, il mio entusiasmo si è smorzato, perchè mira e rimira, la solita vocina antipatica mi sussurrava che forse non l'avrei dovuta fare verde.


Fortuna che almeno del mio ricciolino arancio vado orgogliosa!

Ebbene la storia giunge alla fine, a meno che non mi prenda la follia di disfare e rifare qualcosa. In ogni caso aspetto a smontare il lavoro dal telaio e lo lascio in posizione verticale per un cambio di prospettiva.
Mi auguro che il passo-passo sia servito, in qualche strano modo! L'insegnamento che traggo io è che, per quanto sia divertente lasciarsi andare all'improvvisazione, forse un po' più di progettualità mi avrebbe reso la strada meno impervia e probabilmente il risultato più soddisfacente. Ma è pur vero che sbagliando s'impara. E siccome ho tanto sbagliato,.. La mia S di Siena mi ha fatto tanto imparare!



M di... Mario!

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Tutto è partito dallo studio dei libri di Trish Burr, che non finirò mai di ringraziare per il Colour confidence in embroidery. Visto che non posso farlo di persona, il mio tributo è di farle una pubblicità sfegatata. 
Ho seguito passo passo le istruzioni per costruire una palette cromatica con continuità di sfumature a partire da una foto di riferimento. Ne ho stampata una tanto per provare, acchiappando una splendida foto di un gruppo di fiori di Nontiscordardime, scovata durante una scorribanda su Google immagini. Da cosa nasce cosa e per colpa della mia ristrettezza mentale che vede solo monogrammi e iniziali, ho finito per scorporare i fiori e posizionarli su una M Rouyer... Tanto per cambiare!!


Ho sperimentato anche il telaio Q-snap (quello usato nel patchwork), appoggiato su due stecche di legno. Mi ha tenuto bene la tensione, è facile da regolare e non mi ha deformato la stoffa. Però non lo vedo usare in giro e di solito un motivo c'è... Quando ho smontato la stoffa ho visto un'increspatura soltanto tra gli incroci delle braccia della M, ma potrebbe derivare dall'aver tirato troppo i punti.
Avevo scelto di ricamare una M pensando al nome del marito, soprattutto visto che casualmente avevo stampato la foto del Nontiscordardime e mi sembrava utile il lancio di un messaggio subliminale... Quando glielo dissi quasi si offese e allora, visto che Mario quatto quatto e tenerone si era avvicinato al telaio mentre ricamavo e, dopo avermi detto con la vocetta da topino che era bellissimo, mi aveva chiesto per chi era, non esitai dicendo che era la m di Mario fatta dalla Mummy e che l'asciugamano era per lui!


Quel che resta del 2014

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Dicembre e il Natale: tempo di chiusura dei conti dell'anno passato e presumibilmente di rinascita dello spirito. Quanto tempo la chiusura dei conti lasci alla rinascita dello spirito, ogni anno è in calo. E dicembre quest'anno è iniziato a settembre: ho lavorato e lavorato in silenzio, ma la mente era troppo affaticata per cercare parole da scrivere e per rielaborare immagini.
Poi si è addizionato un recente blocco psicologico, che mi attanaglia da quando, sempre meravigliata, grata e colma di felicità, vedo i vostri numerosi commenti: non riesco più a fare un post piccolino, presentando un unico semplice lavoro, perchè vi immagino a digitare il commento e mi sembra sprecato per così poco e allora cerco di accumulare immagini e link e concetti, per giustificare il vostro disturbo. Se al commento qualcuno riterrà opportuno aggiungere il recapito di un buon analista, prenderò in considerazione la terapia...


Ma veniamo a noi! L'iniziale che vi propongo è una sperimentazione in azzurro: salvo qualche piccola aggiunta (girasole e ortensie sulla voluta inferiore sinistra), ho mantenuto i soliti fiori delle mie iniziali, sostituendo i colori realistici con varianti di colore blu chiaro e azzurro, lasciando però inalterato il colore originale di steli e foglie. Se vi piace e vorrete provare un lavoro simile, aggiungo il seguente suggerimento: ricamate il vostro soggetto su stoffa bianca. La mia A campeggia su uno sfondo ecrù che contiene una certa percentuale di giallo (la foto è risultata schiarita e questo dettaglio non si apprezza). L'effetto che ne risulta è un insieme di colori freddi, che lasciano una punta di insoddisfazione. Avevo realizzato con questa A un piccolo cuscino semplice, ma probabilmente rielaborerò l'oggetto, affiancandogli stoffe a contrasto, per dargli un po' di vita e rendergli giustizia. Probabilmente lo sfondo bianco avrebbe limitato l'effetto. Ancora meglio sarebbe stato sostituire le parti verdi, forse con dei blu.



Qui un cartiglio che circonda un nome, rinnovato dalla compresenza delle roselline con altri fiori, sempre in variante azzurra, mentre più sotto la sperimentazione non riguarda i colori, bensì la forma delle iniziali. Perchè il Rouyerè bello e io lo adoro, ma se dovete fare un asciugamano, l'ingombro del Rouyerè tale che due iniziali affiancate uscirebbero dalla piega centrale dell'asciugamano stesso. Dunque dovevo trovare un alfabeto alto e stretto, che avesse comunque delle parti grasocce in cui inserire i fiori.


Mi sono infine trovata a rielaborare alcune lettere di un libro molto bello, che trovai suggerito nel blog di Giovanna e Maria Rosaria (il mitico tuttoricamo). Sul loro blog troverete il link al detto libro: A handbook of lettering for stitchers, di Elsie Svennas. Più che per le lettere fiorite, è adattissimo al punto erba a spessori variabili e al punto pieno, oppure a mille altri divertenti e creativi utilizzi.

Cambiando decisamente argomento, vi racconto di come dovetti violare la mia diffidenza verso il cucito creativo (dovuta esclusivamente al fatto che ogni volta che mi ci provo ne escono mostruose mostruosità), quando la ex maestra d'asilo di Mario mi chiese di realizzarle due coniglietti in altalena... Nessun problema! Mentii a lei e a me stessa.


Per due notti vennero a tormentare i miei sogni quei pupazzi grassottelli dalla mirabile esecuzione, crudelmente corredati di graziosi dettagli e perfette curve imbottite, oppure imbellettati con artistici tocchi di pennello... Ridevano soavi dei mie mostri di ovatta pieni di rughe laddove avrebbe dovuto trovarsi una morbida curva rotonda (quando finalmente avrò capito la faccenda dei taglietti nelle curve e riuscire a metter in pratica l'arcano,.. Solo allora potrò morire felice).
Fatto sta che ormai ero in ballo e dovevo ballare. Magico Web! Se non ci fossi tu... Gira che ti rigira, scarta che ti riscarta, ecco apparire, al suono di una sinfonia silenziosa ai più, ma tonante nella mia testa... I CONIGLIETTI BOWLING!!! Andate, voi che come me prendete a pugni esasperate la macchina da cucire! Intascate questo link per l'occorrenza!

Ma, visto che il Natale si avvicina inesorabilmente, vi lascio con un altro interessante collegamento, utile probabilmente per l'anno prossimo, perchè ormai, destreggiandovi tra pranzi di Natale, ultimi regali, bambini in preda alla frenesia delle feste e amici a cui regalare gli auguri, non troverete tempo (oppure, come me, coglierete l'occasione per non trovare il tempo) di prendere in mano la macchina da cucire. Insomma ecco un bel tutorial per simpatiche calze di Natale elfiche, tintinnanti festose al suon di innumerevoli campanellini: Elf stocking di Patty Young.


Avrete tutto il 2015, se vorrete, di aggiungere un ricamuccio nella balza della calza, come feci per Giuseppe.
E il mio augurio di Natale, che stringo al tema di questo blog, perchè altrimenti non basterebbero poche righe, è che nel corso del nuovo anno tutte voi riusciate a ritagliarvi il vostro piccolo o vasto angolo di mondo creativo e che questo vi dia soddisfazione, stimolo a migliorare e ad allargare i vostri orizzonti, possibilmente condividendo le vostre scoperte e il vostro entusiasmo con gli altri, perchè lo scambio è ulteriore fonte di ispirazione. Sull'ispirazione stiamo lavorando con l'Associazione Fili tra le mani, un luogo in cui l'incontro è lo scambio sono diventati realtà e che incide davvero positivamente nel mio personale bilancio di fine anno.
E se, con le mie proposte (e quelle che l'associazione si accinge a postare sul proprio blog) saremo riuscite a contribuire all'arricchimento del vostro angolo... Beh! Che onore e quale soddisfazione!
Fatto! Ora nasconderò la mia commozione in un convenzionale Buon Natale e Felice anno nuovo!, condito da un caloroso abbraccio!
Elisabetta



Uno splendente 2015...

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Nel mio delirio di fine anno parlavo di post lunghi e radi. Ho ricevuto carinissimi messaggi a proposito e il più tenero di tutti mi chiedeva di postare il più possibile, anche un piccolo punto erba fatto storto. Che dire... Se reggo, mi troverete più spesso a tormentare le vostre bacheche!
Evvai! Un inizio anno che si rispetti prevede l'elenco di masochistici e castranti buoni propositi, autoinflitti al preciso scopo di rovinare tutte le ridenti prospettive di felicità e libertà che inebriano il sorgere del primo sole dell'anno.
Ecco i miei:
1. Dimagrire... Eh, eh, l'ho scritto per farvi sorridere e già vi sento ridere di gusto. Però...
2. Leggere un libro ogni tanto.
3. Ricominciare a cucinare qualcosa che trasgredisca al regime pappe per infanti capricciosi e fare anche almeno una sola tra quelle attività fantascientifiche del tipo: cucinare un ragù e dividerlo in porzioni da mettere nel freezer, comprare un pesce e farlo arrivare sul piatto senza doverlo rovesciare direttamente nella pattumiera, fare una torta diversa dalla torta di mele. Tutto ciò non per amore della cucina (arte troppo effimera per i miei gusti), ma per evitare che al suono di Che ne dite del Mac Donald?, suono emesso troppo di frequente dal marito, i bambini corrano in Chiesa a ringraziare...
4. Conciliare il punto 3 con il punto1.

Ma veniamo ora a qualcosa di più realistico...


Il mio 2015 sarà splendente, indipendentemente da quello che succederà, perchè splenderà allo splendore di perline e paillettes. In realtà hanno cominciato a brillare già nel 2014, ma a rilento, scontente di farsi manipolare da mani inesperte e inorridite all'idea di farsi mescolare da scarso buon buon gusto. Perchè lavorare  con i colori delle perline non è facile come lavorare con i filati. In realtà non è facile neppure con i filati, se ti manca, come manca a me, il senso del colore, e quindi sarebbe più corretto dire che è più difficile lavorare con i colori delle perline, anche perchè non è contemplato, nel mercato di settore, l'acquisto di una cartella colori.
Io tra l'altro ho sempre snobbato certi materiali, dichiarando apertamente, con un certo sconsiderato snobbismo, che perline e paillettes proprio non facevano per me. Mi è bastato venire a conoscenza del fatto che quelle che noi chiamiamo paillettes in realtà si chiamo cuvettes, a farmi sentire bastonata e ad indurmi a mandare qualche ricerca in rete. Gira che ti rigira la curiosità mi ha sedotta e quasi esattamente un anno fa ero a Milano per un corso di Ricamo Alta Moda. Se non c'è tempo, però, non puoi far altro che prendere l'arte e metterla da parte.
Eppure ogni tanto ci provavo ad appiccicare qualche perlina e così, piano piano, è nato ed è evoluto, un piccolo campionario di fiori, rubati da immagini di Pinterest ed eseguiti grazie alla consultazione dei miei due libri di riferimento: Bead Embroidery (Shelley Cox, Essential Stitch Guides, RSN) e Bead & Sequin Embroidery Stitches di stanley Levy. Il mio campionario è realizzato ad ago e così pure i libri trattano delle tecniche ad ago. Per l'uncinetto di Luneville ci risentiremo quando avrò il coraggio di disegnare un campionario.


Il primo è essenziale, come sono essenziali tutte le guide della RSN, ma contiene sequenze fotografiche impeccabili. Il secondo non è molto attraente nelle immagini, ma è completo e ben spiegato (testo in inglese, che richiede di essere letto).


Dai fiori intendevo passare ad un campionario di foglie, ma più verosimilmente seguirò il secondo manuale passo passo.

Ma non di sole perline si nutrirà il 2015! Devo provare diverse palette per le iniziali con i fiorellini, tornare a fare qualche iniziale imbottita e fare tutte quelle cose che ho in mente, che non hanno ancora preso una chiara forma e che inesorabilmente finiranno per essere completate in chissà quale anno luce. E con la luce chiudo augurando anche a voi uno splendente 2015, anche e soprattutto senza perline e paillettes!

Applicarsi alle applicazioni

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Mettendo a posto le cartelle dei lavori dell'anno appena concluso, sono saltate fuori alcune foto di lavoretti non ancora postati. 
Ho sempre ammirato chi riuscisse a coniugare il ricamo con l'applicazione di cotonine o brandelli di tessuto vario. Se fossi una quilter, mi dedicherei senz'altro ai Baltimora (credo che si chiamino così) e cioè quei quilt che partono con la composizione di quadri ottenuti con applicazioni e poi trapuntati: per intenderci, i lavori che portano avanti le protagoniste del film Gli anni dei ricordi. Al contrario non amo le applicazioni rifinite col punto festone. 
Ma la realtà è che ho sempre odiato lavorare con piccoli pezzi di stoffa, perchè sono sempre stata sostanzialmente una ricamatrice da divano e mi sarebbe riuscito difficile gestire la rabbia di cercare i pezzi tra i cuscini. Adesso ho un po' di tempo per spostare la mia postazione di lavoro da una parte all'altra della casa e, incoraggiata dalla facilità dell'esecuzione del gufetto bagnino di Alfredo, mi sono lanciata nel provare qualche altra applicazione. Ulteriore non trascurabile fonte di ispirazione fu lo sfogliare in fiera un libro di un'autrice giapponese, intitolato Quilt Story (Yukari Takahara). I suoi personaggi hanno movimento, espressione ed è rimarchevole come sia riuscita ad utilizzare scampoli di ogni sorta. I suoi punti forse sono un po' frettolosi, ma le si perdona tutto, soprattutto perchè mette in mostra i suoi tentativi, evidenziando come uno stesso soggetto muti d'aspetto se abbinato a sfondi diversi, tessuti particolari e tecniche di esecuzione alternative.


Ho trovato questi deliziosi disegni in una serie di pubblicazioni dell'Antique pattern library, dedicata alla piegatura e all'intreccio dei nastri, di discutibile buon gusto, o comunque di un gusto appartenuto ad un'altra epoca. Però le figurine servite da modello sono sfruttabili. Oltre a queste due bambine, ci sono ragazzine in pose interessanti e una serie di donne in costume niente male. I libretti si chiamano The ribbon art book, ma il primo volumeè il più fecondo.


Ne ho da fare di strada per migliorare l'esecuzione dei punti, soprattutto negli angoli! Ma la foga di provare qualcosa di nuovo mi ha fatto soprassedere al dubbio se tagliare la stoffa negli angoli, oppure ripiegarla.
Le mie figurine misurano circa 15 cm e per la dimensione dei tratti a punto erba, ho preferito usare un solo filo di mulinè.









Bambine all'asilo

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Trovo Letizia un nome delizioso e il gioco delle zeta divertente. Purtroppo nelle mercerie non mi riesce di trovare un set asilo (asciugamano + bavaglia) monocromatico e senza banda in tela aida. Dunque ho preso uno di quelli con la tela aida intessuta (non applicata) e ho creato io un risvolto in tessuto ricamato, coprendo la banda aida. Mi raccomando! Non cucite alla spugna anche il bordo inferiore della vostra banda applicata! Questo per permettere al ferro da stiro di passare sotto la banda: altrimenti sarà impensabile stirare la stoffa dal rovescio, disgraziatamente spiattellando le povere rosellin! Questo è il motivo, al di là del gradevole effetto decorativo, del perchè ho aggiunto un pizzetto proprio al lembo inferiore.
Il font usato per Letizia e il Rochester, novità di dafont molto interessante.


Questi gli asciugamani di Anita e Lia, due sorelline, non finiti perchè se ne occuperà la loro mamma. Più sotto il motivo della tenda dello stesso bagno, ricavato da un elemento della piastrellatura. Il font, in questo caso è il solito Abbeyline.




Ancora una piccola applicazione

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Post veloce veloce, per una applicazione proprio piccola piccola, in shantung di seta. Il disegno completo, visibile più sotto, proviene da un album di Disegni per corredini di Mani di fata. quindi, anche se ho modificato qualcosa, non posso postarvi l'originale.


E, visto che siamo in tema di neonati, ecco le solite roselline e un nome a punto erba (a un filo) su un bavaglino rifinito a punto festone.





Una nuova palette per i fiorellini

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Era partita per essere ricamata con tonalità di beige e un accenno di rosa, ma la lavanda implorava il lilla e, nonostante lo sfondo più scuro dei miei soliti lini, hanno vinto tonalità molto pallide e anticate, ma colorate.


Dovessero interessare a qualcuno, le riporto più sotto. Le annoto anche per me, perchè i foglietti degli appunti scompaiono al primo alitar di vento, mentre il blog è sempre a portata di mano. Il mio pc è in un oscuro angolo della casa, ma ormai il monitor è come una finestra aperta sul mondo, che stranamente visualizzo come un abisso, anche se luminoso, che sprofonda verso il basso... Seguo forse inconsapevolmente il percorso dei cavi?!
In qualche parte, laggiù, nell'etere, tra brutture, meraviglie, miserie umane, idee geniali, ideali grandiosi e davvero di tutto e di più e ancora di più dell'immaginabile (nel bene e purtroppo ancor più spesso nel male), è ospitato il mio blog, come estensione della mia casa. La cosa fantastica è che, a differenza degli spazi al di qua dello schermo... Laggiù la polvere non si accumula mai!

Distinte per fiori e secondo la numerazione DMC:
- rose: i soliti 224 e 948, con il 3011;
- hollyhock: 224, 948, 3012;
- lavanda: 452, 647.









Silk (!?!) ribbon embroidery

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No! No! Siamo oneste! Non è silk ribbon! E'rayon ribbon embroidery, perchè i nastri sono al 100% in puranobile fibra di rayon!
Però... Però li ho tinti con colori per seta, quindi potrei far passare l'inganno del silk coloured ribbon embroidery. Ma so che voi non vi frego, quindi mi conviene dire a tutte come stanno le cose.
Mi serviva un ricamo per partecipare al  tanto atteso progettone-borsa-della-Patty con l'Associazione Filitralemani. Non avevo avuto tempo di farlo e sono arrivata all'avvio della cosa senza il necessario. Ho ammirato nostalgica i ricami delle altre e braccato la Patty per sapere come procedere all'assemblaggio di pezzi che non avevo e sono tornata a casa sconsolata.
Il giorno dopo ho deciso che dovevo fare qualcosa. 
Recuperare un vecchio ricamo a punto croce? No, no! Non mi sarei più scollata di dosso le frecciatine della Gabry... 
Recuperare vecchi ricami abbandonati? No, non avevo stoffe in tinta. Niente. 
Mi toccava farne uno nuovo, ma veloce, veloce... Veloce, veloce.
Avevo giusto tinto inutilmente pochi giorni prima un nastrino (quello in pura nobile fibre di rayon...) con dei colori per seta, un po' per fare un esperimento, un po' per realizzare un campione, e quindi è normale che mi sia venuto in mente il silk ribbon.
Allora ho disegnato la solita E Rouyer254, di getto, su un brandello di lino damascato della Tessitura Giaquinto e, sempre di getto, con una certa entusiasmante foga che non mi prendeva da un po', mi ci sono gettata sopra.


Ho ragionato poco e tutto è venuto da sè. Non c'è continuità di colore perchè avevo pezzi tinti con sfumature diverse, non sufficienti a coprire tutte le parti dell'iniziale. Con pazienza avrei potuto usare qua e là, usando un po' di giudizio, i diversi colori, ma la pazienza e il giudizio in quel momento amoreggiavano altrove, forse al cinema, o in una sala da ballo, e comunque decisamente lontano da me. Durante la loro assenza ho ricamato le rose e le foglie delle rose con i nastri. Mi spiace non aver fatto la foto del risultato.
Quando, il giorno dopo, sono tornata in pieno possesso delle mie facoltà (e aver duramente bacchettato pazienza e giudizio in egual misura), ho aggiunto quelli che, secondo me, sono i dettagli che fanno la differenza: tralcetti a punto mosca a due fili di mulinè e nodini panna con un vecchio perlè.
Mi hanno invece messo in crisi i nodini al centro delle rose. La prima versione fu gialla, la seconda rosso-bordeaux. In foto rende decisamente di più la gialla, ma dal vivo l'abbinamento con le stoffe era reso meglio dal rosso.


Perchè ho usato i nastri di rayon? Perchè quelli di seta, tinti a mano da Di Van Niekerk, e che ho comprato in fiera, sono così belli che tremo all'idea di usarli. Non li avrei certamente usati per questo lavoro, perchè non sapevo che cosa sarebbe venuto fuori e poi... Poi, al di là dell'alto valore di qualità e quindi di prezzo, non riesco a usare cose per le quali è troppo difficoltosa la reperibilità.
Se qualcuno conosce un fornitore di nastri in seta dalle mie parti, non esiti a scrivermi! Non si può comprare on-line un metro di nastro in seta, perchè hai finito quel colore! Allo stesso tempo non ne puoi ogni volta comprare quantità industriali!
E il doppio raso? Credo che sia troppo spesso per farlo passare attraverso la stoffa, ma... Vi saprò dire.

C'è solo una soluzione... Ragazze di tutto il mondo... Vabbè, italiane! Riprendete in mano gli aghi! I fornitori non riassortiscono più le partite terminate e le mercerie si stanno impoverendo! Non c'è più mercato!

Comunque, esco dall'eperienza del rayon ribbon con questa breve serie di promemoria:
- non lasciare che pazienza e giudizio fuggano ancora dalla gibbosa cella cerebrale (proposito tanto prezioso quanto effimero);
- usare nastri almeno di poco più pregiati, nonostante le prevedibili proteste dei rayon fan club;
- provare a tingere i suddetti nastri, perchè questo aspetto sfumato e vintage mi piace parecchio;
- trovare il tempo per fare altri lavori del genere...
Ok, lasciamo perdere.
Ciao care!

L'erbario di Basilius Besler

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Questo non ve lo avevo ancora mostrato! Mi è saltato all'occhio proprio ieri sera, mentre, a proposito di polvere (...), notavo l'implacabile stratificazione depositata sulle mensole e sui quadri.
E' precedente alla S di Siena e alla M di Mario e ci sono degli errori che mi hanno aiutato a migliorare la tecnica. Però ci sono affezionata, perchè ho sudato sette camicie nel ricamarla. E' il mio punto di svolta: l'incipit a telaio. E chi mi conosce personalmente sa quante castronerie di rivincita del tessuto in mano ho sempre promulgato.


Ho copiato disegno e sfumature dall'Erbario di Basilius Besler, che mi fu regalato ai tempi della botanica. Ho capito l'errore che nel fare questo lavoro non riuscivo a formalizzare, soltanto ricamando la M di Mario: mai saltare una sfumatura. Se si è scelta una gradazione di colore, per rendere una porzione di petalo (e quindi nel caso di elementi naturali, non disegni artistici), l'effetto a macchie si può evitare usando la gradazione esatta, senza salti bruschi. Un'altra cosa che ho imparato è l'uso indispensabile degli scuri per la resa della tridimensionalità. Inutile dire che tutto ciò, al di là dell'esperienza che si può fare, è perfettamente formalizzato in Colour confidence in embroidery di Trish Burr.

Rouyer 260

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Era tra i propositi per l'anno nuovo... Due nuove iniziali imbottite, finalmente!
Questo è un altro alfabeto Rouyer, ma del libretto n°60. Stava tra le cose da fare, ma nei miei sogni era posizionato su di un asciugamano di una tessitura artigianale, con ovale predisposto, che sta nel mio armadione da tanti anni in attesa di essere ricamato. Siccome sarebbe una cosa per me, slitta di anno in anno...
L'asciugamano in questione, invece, è dedicato ad una nascitura. Ho composto il monogramma intrecciando i fiori con una leggera modifica rispetto ai disegni originali.


Il Rouyer 260 mi era rimasto nel cuore, al di là della sua bellezza, perchè, sfogliando per la prima volta Il libro delle cifre ricamate della Babbi Cappelletti, mi saltò all'occhio un lavoro antico su cui campeggiavano le due iniziali estratte dallo stesso Rouyer 260. L'entusiasmo di conoscere la fonte da cui la ricamatrice trasse il disegno mi ha catturato, dando una vita speciale a quel lavoro, tutto sommato più semplice delle altre meraviglie fotografate nel libro. Eccole... Ahimè decisamente più perfette delle mie...


E lo stesso alfabeto deve essere piaciuto anche alla mitica Mary Corbett, che lo ha egregiamente stilizzato, per una fruizione immediata (lo trovate qui).

Un appuntamento da non perdere!

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Condivido con immenso piacere l'iniziativa della mia cara amica Donatella, che coniuga l'amore per il ricamo con le bellezze artistiche della splendida Mantova, in un appuntamento unico, originale e sicuramente divertente. Perchè diciamocelo... Non c'è niente di più bello, per noi che abbiamo questa sana fissa del ricamo, di avere una scusa per ritrovarci a parlarne e ancora e ancora, con la consapevolezza di essere capite! E se l'occasione comprende anche la visita al regale Appartamento di Isabella D'Este e la location è un rilassante agriturismo (http://www.cortesangiovanni.it/) ... Cosa si può volere di più?!
Ecco a voi il programma...


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