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Channel: Elisabetta ricami a mano
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L'evoluzione del punto mosca

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Una scritta per un quadretto nascita. 
Il punto mosca mi fa davvero impazzire per la sua versatilità. E le solite, instancabili, roselline a punto vapore con i dettagli Diane Lampe... Quanto mi piacciono!

Quanti giri nel punto vapore?

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Questi sono due sacchettini per il mercatino della scuola.
Li uso come pretesto per rispondere ad alcune domande fattemi nel mio ultimo scandalosamente frettoloso post. E' che, ve lo confesso, avevo bisogno dei vostri meravigliosi commenti! Grazie davvero a tutte!
E visto che siamo in tema, se volete un ritratto spassoso sugli stati d'animo di una blogger tipo, non perdetevi questo azzeccatissimo post di BiancoAntico, che ha avuto un gran meritato successo!
La prima richiesta a cui rispondo volentieri riguarda il numero di giri per ricamare le roselline a punto vapore: niente di più casuale.
Scherzo, ma non troppo.
Premetto che nei lavori visti fin'ora ho ricamato con due fili di mulinè e che di solito suggeriscono di usare un ago senza cruna allargata affinchè scivoli bene il rotolino di filo attorcigliato... Non ho sempre la pazienza di cambiare ago.
NON disegnate la rosa: fatevi un puntino, se serve, per facilitare la localizzazione, ma non segnatevi i giri, perchè rischiate che, per tener fede ai disegni, i rotolini siano tra loro molto discostati. E' un effetto che a volte si cerca, ma a me non piace molto.
Parto con due piccoli punti affiancati per il centro delle roselline: per un puntino di circa 3mm arrotolo 5 o 6 volte il filo. Circondo poi il cuore della rosa con tre punti più lunghi (un archetto di 5-6 mm) fatto di 10-12 avvolgimenti e poi ancora fino a 14. Troppo lunghi non mi piacciono perchè si spostano e si accavallano agli altri.


Come vedete ho usato due colori e la direzione delle rose cambia per dare movimento. A volte si può variare anche il punto di vista, ricamando i petali esterni in modo regolare intorno al centro del fiore (e non solo al di sotto, come ho fatto nella foto), dando la sensazione di vedere la rosa dall'alto.
Colori DMC 733, 732, azzurri 519, 828, rosa 962, 963.
Spero di essere stata chiara. Ecco la versione ecrù semplificata...


Riporto poi nuovamente i dati bibliografici del libro di Diane Lampe, che avevo linkato tempo fa e poi dato sempre per scontato, ma mi rendo conto che la ricerca su quest'autrice australiana non è immediata, forse perchè non ha un suo sito. Il libro a cui faccio riferimento (ne ha scritti altri che non ho) è Diane Lampe with Jane Fisk, Embroidery for all seasons, Milner Craft Series (2006).
C'è sicuramente su Amazon, ma non ricordo dove l'ho comprato.
Ciao a tutte e grazie per la vostra presenza! 

Il paradosso della carta stampata

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Mi hanno contatta per una intervista relativa al blog. Ok, divertente! Ringrazio subito Maurizio.
Quando la cosa è diventata reale e mi hanno riferito su quale numero sarebbe comparsa... Beh, ho provato un misto di imbarazzo e, pensate un po', di senso di violazione della privacy! Lo so ! E' assurdo!
Come se, postando su un blog periodicamente i nostri lavori e parlando di noi, della nostra famiglia e di piccoli problemi e piaceri, non sbattessimo in faccia al mondo la nostra vita privata. E sul web si parla davvero di mondo, qui invece della nicchia dei lettori di Casa Romantica, che comunque immagino numerosi perchè la rivista è davvero carina!
Credo che il motivo stia, prima di tutto, nel fatto che, dai tempi della scuola, ho sempre odiato la mia scrittura a rileggermi e infatti i post non li rileggo quasi mai, mentre l'occasione della pubblicazione me lo ha imposto. 
Secondo... L'idea della stampa. Che della carta sia stata usata per imprimere certe mie parole e certe foto di miei lavori. Il fascino inviolabile della carta stampata, violato dalla mia quotidianità, come se così perdesse autorevolezza. Mi figuro quelle immagini rubate ai film con il primo piano sulla macchina della stampa, che riproduce a decine l'intervista. Pazzesco. L'idea mi ossessiona.
E' che noi della vecchia generazione siamo stati addestrati ad apprendere sui libri e le parole che leggiamo sul Web ci scorrono nelle orecchie come acqua sotto i ponti. E quindi valgono, ma non troppo. Non ci si medita su. Almeno a me capita così: se devo studiare qualcosa scaricato on-line, devo obbligatoriamente stamparlo, altrimenti recepisco sì e no il 10%. E dunque le parole scritte, stampate, manent. Verba on-line volant.
Per i nostri figli non sarà così.
Comunque, in fondo l'idea mi diverte ancora. Dunque adesso... Pubblicità!
Il numero 19 di Casa Romantica Shabbychic ha un abbinamento omaggio con La mia casa romantic country, quindi: compri due e paghi uno. All'interno, mia intervista a parte, troverete un susseguirsi delizioso di case da sogno zeppe di oggetti, ambientazioni, tessili e arredi, fonti inesauribili di ispirazione. Il tutto condito dalla magica atmosfera natalizia.
Maurizio ci vede lungo e con astuzia va a caccia di desperate housewife bloggers. Il suo lavoro non è vano: ora che l'ho scoperta, quando potrò, acquisterò sicuramente qualche altro numero di Casa Romantica!
Ci sono davvero tante idee da trasformare in proprie!!!

Le gemelline

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Ecco il mio ultimo parto: le due gemelline, sorelle della più grande, già postata qualche mese fa. Mi sono decisamente tolta la voglia di medaglioni floreali.
Non ho molto da aggiungere rispetto alla tenda grande, perchè il lavoro è simile e il medaglione si trova nella pagina successiva della rivista già citata.


Di una cosa non sono contenta: troppo, troppo, troppo mezzo giliuccio. Lo sto ricamando ovunque. E' che è rapido e davvero carino, ma... Esistono sfilature diverse così belle! Perchè devono anche essere tremendamente laboriose e  soprattutto noiose?!!! 



Un'alternativa genealogica

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Ovvero, come sostituire l'albero genealogico, sintetizzando una famiglia con le iniziali dei suoi componenti, per tenerle amorevolmente appese al muro. Mi ero dimenticata di questo lavoro! Lo ho rivisto sul giornale e mi sono ricordata di non avergli mai dedicato uno spazietto. 
La cornice non è mia e purtroppo non so darne i riferimenti.
Le iniziali sono quelle del Janon Co., Fine Hand Embroidery, Monograms, scaricabile sull'Archivio dell'Arizona. Dallo stesso elegantissimo testo ho preso anche l'ispirazione per la distibuzione delle iniziali.


Iniziali rosse, perchè rosso è il muro su cui verranno appese. Interessanti sfumature dello stesso colore anche sui fiorellini ecrù...


Tende da allattamento

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Non immaginatevi cose strane! Il titolo inganna, ma è solo un ricordo: semplicemente le ricamavo mentre allattavo Alfredo.
Un'amica mi regalò il cuscino per l'allattamento, quel salsicciotto a ferro di cavallo da mettere intorno alla pancia, su cui dovrebbe stare comodamente adagiato il pupetto. Ebbene ero perplessa all'idea di usarlo al terzo figlio e non so quanto comodo stia il bambino, ma... lascia le mani liiibereee!!!
Se mi avessero visto le puericultrici, mi avrebbero segnato nella lista nera delle madri orribili: ho finito questa tenda, iniziata in gravidanza, tra le membra affamate di Alfredo.
L'ho terminata poco prima di perdere il latte, ma non sono mai riuscita a fotografarla perchè:
1. aspettavo che il marito mi installasse i paletti delle tende (campa cavallo, muori e risorgi, che l'erba cresce e infesta anche i tetti);
2. sono difficilissime da fotografare e non c'è mai la luce giusta;
3. dopo averle montate dovevo aspettare il turno di lavaggio e stiraggio per fare foto decenti.
Pensandoci non credo che siano dettagli interessanti.
Di interessante può essere detto che sono ricamate su buratto, che a quanto pare vero buratto non è, perchè l'ordito non imbriglia, torcendosi, la trama, come ben spiegato sul blog tuttoricamo. Il punto è il Caterina De Medici, che su questo tipo di tela , con trama evidentemente molto rada, richiede il cotone povero. Detto in breve il punto si compone di una filza di andata e ritorno, con un ritorno accurato che entra sempre da una parte del filo di andata ed esce dall'altra. Ma non è così banale. 
Bellissimo. Peccato che sia a fili contati. Odio i fili contati perchè ci si accorge di aver sbagliato quando ormai si sono percorsi chilometri e poi perchè... si deve contare. Mi piace ricamare pensando ai fatti miei e non ripetendo il mantra 123.


L'orlo esterno è un punto festone che, a gruppi di tre punti convergenti nello stesso buco, lo avvolge completamente. A tratti regolari emerge un pippiolino fatto con quattro punti festoni volanti.
La bordura ricamata è un disegno pubblicato sul libro di Giusy Federici (Punto Caterina De Medici, La storia, gli schemi) e molto sfruttato anche in altri lavori.


Avrei voluto ricamare al centro lo stesso motivo del cuscino Assisi che si intravede in foto, ma siccome il Caterina si ricama prendendo tre fili di trama, non ci sarebbe stato (non lo avrei detto). 
Così ho scelto un altro motivo, tratto dal libro Il punto Assisi, storia di un ricamo antico di Raffaella Bartolucci Cesaretti, riadattandolo un po'.
La trasparenza è fantastica: lascia passare tanta luce, nonostante dall'esterno non consenta (alla luce del giorno) di veder l'interno.
Vincerò l'odio per i conti e tornerò a fare qualcosa con la tela avanzata...


Auguri di un sereno...

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E, se non aveste capito bene...
Invio a tutte voi che mi seguite o che capitate qui per caso e anche alle vostre famiglie...


Nella prima foto, font Brush Script a punto mosca, con nodini filato Diamant e palline rosse a punto pieno. Per il secondo lavoro, punto annodato e font Old script. Trovo molto bello il rosso natalizio DMC 321.


A rileggerci l'anno prossimo! Auguri, auguri, auguri!

Ancora fiori per Natale

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Diventerà un tradizione: anche quest'anno, per Natale, mi sono trovata a ricamare i miei soliti fiorellini, in una divertente serie di portatovaglioli.
Dunque niente di nuovo: roselline a punto vapore e mezzo giliuccio. Forse di interessante può esserci il punto erba a un filo per il ricamo dei nomi e le balze raddoppiate e cucite della piega della busta.


Colgo ovviamente l'occasione per augurare a tutte buon anno nuovo e per ringraziarvi, visto che il blog è vicino al compleanno, della vostra presenza, dei vostri commenti e del vostro sostegno. 
Non ho sempre risposto oppure contraccambiato i commenti perchè assorbita dal fare e dai bambini, ma vedo in bacheca le vostre attività e vi faccio i miei complimenti: siete fonte di ispirazione e la mia pausa caffè preferita!
Tornerò presto ad essere più presente!
Grazie ancora,
Elisabetta

Asole, punto occhiello: lo sapevate?!

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Nel mio immaginario, che non ho mai indagato fino a che non ho dovuto ricamare delle asole a mano, punto occhiello era sinonimo di punto festone.
Niente di più errato: il punto occhiello è un'altra cosa.
Ma ho intuito che l'errore è talmente diffuso, da aver fatto diventare i due termini sinonimi. E se cercate la traduzione di punto festone, trovate buttonhole stitch!  Ma l'equivoco è spiegato anche  su NordicNeedle.
Nel Manuale del Cucito e del Ricamo della Coats Cucirini il punto occhiello viene sintetizzato in questa immagine:


Faccio notare che l'asola viene tagliata prima della finitura a punto occhiello.
Cercando un po', ho anche scoperto che il punto che noi usiamo per le asole, è lo stesso punto che viene usato per rifinire le aperture del ricamo Hedebo, anche se tenuto un po' più rado. Dell'Hedebo ho il libro di Stefania Bressan: lo stesso punto viene spiegato da lei in modo diverso, ovvero lavorato in due movimenti e tenendo il filo direttamente verso l'apertura.
L'evidente vantaggio del punto occhiello nelle asole, rispetto al festone, si evidenzia provandolo: il fatto di tagliare precedentemente la stoffa permette di nascondere del tutto i fili della stoffa, imbrigliandoli nel punto. Tutte sapete invece quanto siano fastidiosi i fili riaffioranti del punto festone... O sono io che non sono capace di tagliare a dovere la stoffa?
La difficoltà sta nel non tirare troppo il margine vivo dell'asola, perchè se scorrono i fili del tessuto stramandosi... potrebbe scapparvi una parolaccia.

Cose da neonato

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Crespo di lino bianco, font Chopin script e cartiglio ovale con punto mosca e roselline a punto vapore, sulle tonalità dell'azzurro baby DMC800.


Il nome è a punto pieno, ricamato con due fili di mulinè. Per la sfilatura ho provato a tirare via cinque fili, lasciarne 5 e poi tirarne via altri 5: ho raggruppato i fascetti con l'orlo a giorno solo sui margini superiore e inferiore, mentre il centro è ripreso a punto croce.


Infine ecco la versione mignon del ricamo che feci sulla veste battesimale di Alfredo, riportata, questa volta, su un camicino nascita, realizzato in gran parte a 1 filo...


Entusiasmanti novità, parte prima

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Ho scelto il titolo con l'aggettivo giusto, perchè l'entusiasmoè il filo conduttore di queste due esperienze, piccole in realtà, una passata e una nascente. E quando parlo di filo non sto certo metaforeggiando: qui c'entra, eccome!
Oggi vi descriverò in breve quella passata e presto quella che, tra gli intrecci di filo, idee e passioni, confessate nella prima, sta prendendo piede, accompagnata da un epidemica onda di... entusiasmo, per l'appunto!
Tutto è iniziato quando una merceria del paese mi ha chiesto di proporre un corso. Ahimè! Come potevo dire di no? Non posso negare che la prospettiva fosse nei miei pensieri da molto tempo, ma mi ero imposta una regola inviolabile: non avviare corsi fintantochè non avessi per anni ricamato davvero e creato un mio stile, non avessi maturato un'esperienza da comunicare e non avessi sviluppato una didattica, che non coincide col saper fare. Ho frequentato corsi con maestre bravissime, altri con maestre improvvisate e l'idea di passare per una maestra improvvisata mi tormenta. Dunque ho combattuto per un po' con il mio conflitto interiore (due ore,... 10 minuti?!) e alla fine dell'estenuante battaglia ho trovato questa semplice soluzione: proporre ciò di cui mi occupo da tempo, cercando di dare tutto quello che mi è nelle facoltà di comunicare, suggerendo un modo alternativo di utilizzo dei punti del ricamo tradizionale.


Ho fortemente voluto evitare di connotare l'esperienza con il termine corso, perchè non sono una maestra, o per lo meno non lo ero mai stata. Così ho scelto il termine seminario monografico, che fa troppo università, ma che mi sembra più appropriato, visto che si proponeva a chi avesse già appreso i punti del ricamo classico in altra sede e avesse voglia di cimentarsi nello sfruttarli per il ricamo dei monogrammi, come pretesto per discutere della loro presenza nei ricami tradizionali italiani (con l'opportunità di sfogliare i libri che possiedo) e per conoscere le fonti on-line utili al recupero dei libretti antichi e all'apprendimento delle tecniche (molte di voi sappiano che vi ho inviato nuove lettrici!!) e, non ultimo, per conoscere gli indirizzi di scuole e associazioni a cui rivolgersi per imparare sul serio una tecnica per il quale si matura interesse. 
Niente di nuovo dunque per chi mi segue da un po': ho tradotto la mia esperienza in una serie di incontri, ma sia chiaro che non sono qui a far pubblicità alla cosa. E' stata un'esperienza che si è conclusa e che ovviamente mi farebbe piacere ripetere, ma soltanto quando riuscirò a trovare un sistema legalizzato per farlo: è così difficile! 
In ogni caso ora tornerò ai miei lavoretti, rocambolescamente portati a termine nelle ore in cui i gufi danno la caccia ai topi, augurandomi che Alfredo non si svegli di soprassalto al primo alitare del vento.


Entusiasmanti novità, parte seconda

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Questo è il racconto di un'esperienza, ma anche un invito a imitarla.
Da quando ho il blog, osanno la rete perchè mi ha permesso di condividere il ricamo con le appassionate, convinta che nell'ambito di paese questa opportunità fosse fortemente ridotta: in parte è così, in parte la sorpresa può essere grande.
In occasione del corso di cui vi parlavo si discuteva dell'assenza di associazioni nella zona in cui vivo e della struttura un po' rigida di alcune di esse, in cui la partecipazione dei soci è minima o assente... Per farla breve, abbiamo deciso di provare a lanciare l'idea di un gruppo di ricamo, basato sull'autoapprendimento come strategia anticrisi e sulla condivisione di risorse di materiali, ma soprattutto di conoscenze ed esperienze.
Abbiamo steso un programmino da proporre, stampato una decina di volantini da consegnare alle mercerie e ai conoscenti e abbiamo fissato una stanza presso le suore. Il tempo metereologico non ci ha mai assistito e in effetti il primo appuntamento di gennaio è stato condotto in una fresca serata con nevischio misto a pioggia, una di quelle serate, cioè, in cui il solo guardare al di là della finestra fa rabbrividire.
Ma... Le irriducibili del ricamo c'erano. Non molte, una decina, ma adesso siamo già a 16.
Abbiamo concordato due libri da studiare  e ci siamo date un appuntamento mensile, in cui l'unico impegno economico è la divisione dell'affitto della stanza. Lavoriamo per obiettivi e scrivo ora questo post perchè è stato raggiunto il primo e cioè arrivare al terzo incontro con un lavoro avviato... Inutile raccontare il divertimento nell'ammirare i diversi lavori, fonti di ispirazione per tutte. Inutile pure parlare dell'entusiasmo che dà voce al titolo del post. Ci sono delle difficoltà di gestione del gruppo e di conduzione delle serate, ma questo rende l'avventura più interessante e formativa!
Mi fermo, perchè non voglio rovinare eventuali sorprese e perchè quando le cose sono sul nascere bisogna procedere in punta di piedi. 
Già so che avete indovinato qual'è uno dei libri... Indovinate anche chi l'ha proposto?!

Notti bianche

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Questa è la mia ultima fatica.
E non so dirvi se sia ultima perchè la più recente, oppure perchè non vedrete mai più niente del genere su questo blog.
E' stato difficile maneggiare metri di stoffa, potendo lavorare soltanto quando inappropriate manine di marmellata dormono.
E il bianco notturno è il bianco del lino F.lli Graziano.


Il disegno è tratto dal catagolo J.F. Ingalls del 1886. Fino a poco tempo fa il catalogo era tutto on line, mentre ora è misteriosamente scomparso. Spero sia soltanto un problema momentaneo, perchè è una miniera d'oro.
Per ricamare il soggetto ho iniziato dalle margherite, riempiendo di nodini il bottone dei fiori...



Sono passata poi ai fiordalisi: ho rubato l'idea della griglia sul calice dei fiori da un libro sullo stumpwork. 


Dunque ho ricamato le spighe, le cui foglie sono realizzate con il punto spina. Non sono sicura che si chiami così. Sarah, nel suo blog (Sarah's hand embroidery tutorials), che dal punto di vista didattico è fantastico perchè ha compilato una classificazione sitematica dei punti e delle loro varianti a cui io ricorro spessissimo, lo chiama raised fishbone stitch. Nonostante mi stia antipatico nel movimento, è interessante perchè si autoimbottisce.



Ma il pezzo di cui mi sono innamorata è il fiocco, benchè tutti quei pallini mi abbiano fatto soffrire. E' disegnato con grazia ed è perfetto per il punto pieno.


Corredano la tovaglia dieci (dieci...!) tovaglioli con uno stemma di famiglia e il ricamo di due angoli opposti con lo stesso stemma, circondato da una ghirlandina che ho ricavato dal disegno originale.


Non lamentatevi per il solito mezzo giliuccio, perchè ne vedrete ancora. 
Adesso termino il post e vado a dormire per qualche settimana. Poi passerò a ricamare qualcosa di vistosamente colorato per risvegliare i sensi.
Nel frattempo... Buona Pasqua a tutte!

Aggiornamento:
Grazie a Janine, che mi ha inviato il link del catalogo Ingalls! Visto che ci sono e che mi ero dimenticata, aggiungo anche il disegno che ho usato io...



Bricco rosso

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Vi avevo promesso qualcosa di vistosamente colorato... 
Il motivo, ricamato col ritorto fiorentino n°8, è tratto dal libro di Gisella Tamagno, Bricco e Cavandoli: due favole in punta d'ago. La stoffa è la canapa di Carmagnola che comprai alla mostra di Vinovo.
Un po' di punto erba e molto punto festone: niente di più facile...?! 
Io sono riuscita a sbagliare lo stesso! Le foglie e i petali richiedono di essere ricamate con punti con la giusta inclinazione e le prime, presuntuosamente pensando di aver capito, non le ho subito confrontate con i bei ricami proposti nel libro, con il risultato di doverne disfare ben tre. Vogliamo parlare poi dei riccioli? All'inizio avevo tenuto la costina all'esterno...
Insomma, diffidate delle apparenze: è vero che è piuttosto rapido, ma è semplice solo se fate attenzione alle premesse.
Su TuttoRicamo c'è un minitutorial, per testare se la cosa fa per voi, ma il libro è molto utile. E se non vi piace ricamare con colori così vistosi, ci sono delle ispirazioni in bianco ed ecrù molto raffinate, nonostante il carattere rustico del ricamo. Sempre su TuttoRicamo trovate anche la storia del ricamo di Bricco, che ruota intorno alla interessante figura della Contessa Tarsilla Petitti di Roreto: come altre nobili donne dell'epoca aprì un laboratorio di ricamo al duplice scopo di riscoprire antichi ricami dandogli una connotazione moderna e offrire un mezzo di sostentamento alle ragazze meno fortunate del paese.
Al bel cartiglio disegnato da Gisella ho voluto aggiungere un'iniziale. Mi è sembrato adatto l'alfabeto Alexandre n°173, anche se, a dire il vero, non amo molto queste iniziali con le volute. Però si adattavano bene alla tecnica di Bricco e ci ho provato.


Il tutto è diventato un cuscino, che ho finito con un punto festone misto, riproducente delle punte alternate a doppi punti festone.


Negli originali ho visto anche il punto festone semplice e rado, ma non mi piace, come succede nel punto umbro, quando i fili si orientano in modo irregolare. Ho notato che raddoppiando il punto stanno più fermi.


Ho copiato il motivo decorativo dell'orlo da un cuscino che ho trovato in rete dando una ricerca che non ricordo più, ma che mi ha portato a navigare tra i ricami ungheresi, curiosamente simili al Bricco.
Volevo ricamare anche una tovaglietta, ma altri doveri mi attendono...

Rouyer 254 e la variante dei nodini

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Ultimamente mi sono trovata a lavorare sempre più spesso con le iniziali Rouyer 254 e le roselline a punto vapore. 
Ricamando la tovaglietta da regalare al matrimonio di un cugino, ho scelto uno dei miei soliti cartigli a punto filza, mosca e vapore, aggiungendo i nodini per imitare i classici fiorellini che corredano le composizioni nuziali. La novità di per sè è banale, ma efficace come riempitivo. Non so se i vostri schermi rendono giustizia ai colori, ma segnatevi la palette con cui ho ricamato su bisso di lino questo cartiglio, perchè trovo che sia azzeccatissima per gli oggetti da matrimonio: DMC 3053, 3022, 948, 224, 746, ecrù.


Ho esteso la variante dei nodini anche ad altri lavori, come la coppia di asciugamani in crespo di lino ecrù, con le iniziali Rouyer inscritte nei cuori.


Ancora Rouyer per dei tovaglioli eleganti realizzati con un lino color tortora, progettati per essere abbinati ad una tovaglia bianca...


Come fugge via il tempo! Il cespuglio da cui ho raccolto quel tralcio di meravigliosi fiori color corallo è già sfiorito e, anche a causa di questo tempaccio, mi sta volando via la primavera!
Vi ringrazio ancora per i vostri bei commenti e vi saluto calorosamente!






Maestre ispiratrici

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Mi ripeto, ma è un piacere farlo: quando una maestra è speciale, è ispirazione non solo per i bambini, ma anche per le loro famiglie! 
E la maestra Lucia, la maestra di Mario all'asilo, ha insegnato alla classe dei coniglietti l'amore per la scuola, per l'ascolto, per la lettura e per il disegno, per l'ordine, per l'amicizia e per il rispetto, per la meraviglia della natura e... Sarei tornata ancora una volta all'asilo anch'io!
Per salutarla e ringraziarla del tempo trascorso insieme ho immaginato un prato di nomi, tra i cui tralci si nascondono due coniglietti. Ogni nome porta un bocciolo, che si schiuderà in uno splendido fiore, anche grazie a lei.

L'iniziale è tratta da Il libro delle lettere di Liliana Babbi-Cappelletti e la palette di colori è la stessa del precedente post, con l'aggiunta degli azzurri DMC 3325 e 3753.

Ecco a voi Mario, tutto bello diplomato...


E adesso, che il Ciel mi aiuti, si va in prima elementare.


Una quercia di rose e figli

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Mi sono lanciata in un disegnino che mi stava a cuore da tempo, provando uno splendido filato (DMC 4140), che ha sfumature che vanno dal marrone al rosa carne e pallido.  
Premetto che io non so disegnare e che partorire certe cose per me è tanto. Ovviamente mi faccio aiutare dalle preziose risorse on-line... Vi svelo un trucchetto che ho scoperto: metto in un motore di ricerca il nome dell'oggetto disegnato che voglio trovare (preferibilmente in inglese), seguito dal termine vector. Mi sono fatta l'idea che sia un termine usato dai grafici per indicare gli elementi adatti a costruire immagini complesse e sfondi. Di solito scopro queste cose vegetando al computer quando sono depressa: i disegni sono così deliziosi da risollevare anche gli animi più prostrati. 
Questa volta devo aver digitato tree of life vector o simili. Così sono stata catapultata su Can stock photo, che ospita l'immagine da cui copiare la chioma. 
L'idea delle radici contorte in un cuore, devo ammettere, non è mia e sono felice di citare l'autorevole fonte: L'ago cantastorie di Renato Parolin. Lui sì che di alberi se ne intende! 
Volevo citare il link, ma non trovo un'immagine ufficiale. Il disegno è bellissimo: ci sono due esili querce abbracciate, le cui radici si intrecciano a formare un cuore racchiudente la parola Amitie, mentre dai rami penzolano alcuni cuori. Come l'ho visto, ho subito immaginato di sostituire Amitie alle iniziali dei genitori e ai cuori le iniziali dei figli. Ma è inutile, non riesco più a iniziare un lavoro a fili contati. E così è nata la mia personale quercia, che invece delle ghiande ha prodotto le mie rose... Involontariamente (o condizionatamente) ho combinato le simbologie della solidità della quercia con la crescita nello sbocciare e con l'albero della vita.


I colori autunnali ben si addicono a questa stagione...
Non mi soddisfano le iniziali tra le radici e ho sprecato diversi fogli per provare soluzioni alternative. Alla fine ho optato per lo stesso font con cui ho scritto i nomi e cioè l'Abbeyline.
Ho già in mente la seconda versione dell'albero, con iniziali migliori, in cui però dovrò rinunciare al cuore... Vedremo!
Grazie a tutte per i vostri commenti!

Troppe rose...

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Consideratela una sperimentazione. E ho ancora in mente qualche variante... Quindi sopportate questi post un po' tutti uguali. Comunque spero che serva di ispirazione a qualcuno. 
Qualche volta ricevo e-mail molto belle che raccontano di come qualcuno abbia preso idee per regali molto graditi, oppure di come abbia osato passare al ricamo classico grazie al mio blog... Non è bellissimo?! 
Le potenzialità della rete sono incredibili e io stessa vengo influenzata dai blog che seguo, quindi... Grazie di cuore a tutte le blogger! Purtroppo non siamo molte e i follower, vedo, non superano i 600, anche nei blog più gettonati di punto croce. Ieri alla radio ho sentito che il blog di un gatto di un personaggio famoso ha più di 26000 follower... Ma io e i miei 274 stiamo bene insieme. Grazie!!


Due sacchetti e un portabiancheria.


Questo è per il mio nipotino, che, povero ciccio, dopo solo 4 giorni di nido, è già ammalato!

Ricami in pentola

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Terminare un ricamo, farsi un caffè per assaporare il piacere di un nuovo progetto e poi farsi cogliere da un raptus irrefrenabile con getto del ricamo in pentola...
Non è veramente andata così: avevo pianificato la tintura ed ero terrorizzata all'idea di un pasticcio. 
E' stata tutta colpa di Gabriella, che mi ha regalato una scatola stile old-country, facendomi notare tendenziosamente che la stoffetta in cima poteva essere tolta per inserire un ricamo. E siccome in fiera avevo visto delle belle anticature con the e caffè... Gabriella sapeva come fare, ma devo averle rifatto le stesse identiche domande svariate volte, prima di trovare il coraggio di buttare la cosa nella tintura micidiale. 
Il bello è che tempo fa ho prodotto diversi campioni sperimentando le tinture naturali, ma un conto è far fuori un campione di cotonaccio e un conto è rovinare un ricamino che, per quanto piccolo, è spreco di tempo ed energie.
Ma tutto è bene quel che finisce bene...


Ho trovate le mie iniziali già intrecciate nel Janon Co., Fine Hand Embroidery, Monograms, 47 West 34th St, New York, scansionatosull'Internet archive.
I colori di partenza erano: lino bianco con iniziali ecrù e roselline ricamate con le sfumature che ho già segnalato nei post precedenti. Con la tintura della stoffa già ricamata, la pezza ha preso davvero un'aria antica e i piccoli contrasti tra le tonalità dei colori si sono ridotti, risultando nell'insieme un aspetto più uniforme. Di negativo c'è da rilevare soltanto una leggera spelatura delle iniziali ricamate col 25. La stoffa ha preso una delicata sfumatura color crema-carne.
Per tingere ho preparato una moka e poi ho messo il caffè in un pentolino, diluito quanto basta per immergere il pezzo di stoffa. Mi suggerivano di lasciarlo una ventina di minuti in ammollo, ma non ho resistito: ho fatto diverse emersioni di controllo con sciacquatura per verificare l'ipotetica distruzione del mio lavoro. In effetti, senza mordenzatura (prima o poi farò un post sulle tinture naturali: è davvero interessante), la stoffa non si colora molto.
Ho già fatto un altro lavoretto: non appena l'ho montato ve lo faccio vedere... Grazie a Gabriella!!.



Un amorevole imperativo

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Me ne sono accorta soltanto intrecciando le iniziali di Anita, Mario e Alfredo per questo progetto: con un sorriso, ho scoperto che insieme formano un monito universale (per chi legge in traduzione, AMA in italiano corrisponde all'imperativo LOVE).
In un altro quadro, con lo stesso stile, stanno la mia iniziale e quella del papà...


Vado subito a specificare che le cornici sono di Ibor Creatif, che ha esposto alla fiera di Vicenza l'anno scorso. Devono aver ridotto l'assortimento, perchè dal sito che vi ho indicato sono scomparse le cornici con gli angioletti, che invece ho scovato sul Telaio Povolaro. Le originali sono in resina bianca, ma le mie sono state mirabilmente dipinte da Michela.
Ho usato due alfabeti simili con balze, modificando le più alte (Sajou 342) per inserire le roselline a vapore, che per il quadretto dei bimbi incorniciano le iniziali più piccole (Alexandre 179). I libretti citati, come al solito, sono reperibili sul blog di Ramzi.
I tre pezzi ricamati hanno fatto un bel bagno nel caffè. Questa volta ero più serena e li ho lasciati sguazzare per un tempo che va dal quarto d'ora ai 20 minuti consigliati.
Qualcuno mi chiedeva tra i commenti del post precedente se i ricami profumassero di caffè... Magari! In realtà, dopo averle tinte, le pezze vanno sciacquate e lavate con sapone di marsiglia, che annienta il gradevole aroma. Cercando in rete, ho letto che per ottenere le macchie si deve stirare la stoffa senza sciacquarla. Ma l'effetto a macchie non sono sicura che mi piaccia, anche se ho visto delle cose carine a punto croce.

Vi saluto e vi lascio con la foto della mia parete rinnovata. Buona estate!




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