In cerca di un campionario stabile
Goldwork weekend... Rinnegata! E felice!
Ho saltato a piè pari un paio di goldwork weekend, rinnegando la mia butterfly... Ma felice! causa fugace vacanza, per strappare cartoline all'estate, da appendere sulle buie pareti dell'inverno.
Non c'era stato verso di estirpare al marito una previsione di ferie e così ci eravamo trovati a prenotare all'ultimo, per la settimana di ferragosto, famiglia extrasize. Chi sa, sa. E io ci casco ogni anno.
Insomma, avevamo trovato due sole alternative con salasso misurato: Torre del Lago Puccini o Marina di Bibbona. Ho lasciato che estraessero a sorte e fermato la prima. Per farla sporchissima, pur non avendo mai portato i marmocchi all'opera e pur abitando in provincia dell'Arena (vergogna!), avevamo prenotato pure la Butterfly del Festival Pucciniano, perché come si faceva andare là senza eccetera eccetera...
Mi avevano consigliato di portare i tablet, le carte e il Monopoli per i bambini, ma alla fine mi sono fidata della pessima educazione violenta che ho impartito loro. Al fatidico appuntamento, il terzo è piombato presto in un sonno profondo e gli altri hanno patito senza fiatare. Il secondo si è vendicato nei giorni successivi ricattandoci ad ogni passo che stancamente posavamo sulle foglie secche dei pini di San Rossore, la prima esprimendosi esclusivamente con lugubri gemiti in una personalissima rivisitazione della lirica, cantata in balenese ( cfr. Alla ricerca di Nemo).
Foto Gazzetta di Viareggio (link)
Io... Non la conoscevo.
Nonostante Alfredo incastrato tra la spalliera del duro seggiolino di plastica e la terza costola sinistra, sono riuscita a farmi sedurre.
Il teatro è all'aperto e il palco abbraccia il lago al tramonto, parte della scenografia essenziale. Regia incantevole. Non sono affatto un'intenditrice, ma ho colto natura e poesia, in un mondo di virtù al femminile. Mi hanno commosso l'illusione e l'attesa... Ci sono corde che vibrano solo quando superi una certa età.
Ho riconosciuto le tracce di quella comunione corale delle donne sul palco, diffuse nel quotidiano e tanto eloquenti in alcuni dei nostri luoghi di ritrovo con il ricamo.
Foto Gazzetta di Viareggio (link)
Avevo iniziato le ali prima di partire e le ho finite con la musica sparata negli auricolari. Negli occhi l'acqua rosa su cui è scivolata la barca e i canneti da cui staccavano gli aironi in volo.
Mimì è una di noi!
Vi prometto che questo non si trasformerà in un blog di lirica.
Il punto è che sono entrata in fissa con i gorgheggi (e con un paio di baldi e languidi tenori, a dirvela tutta).
Curioso che mi sia impantanata nella lirica proprio mentre stavo osservando quanto la mia vita fosse povera di musica: sempre le solite quattro canzoni, ma ascoltate a ripetizione e a puro scopo di intrattenimento. Sono maturi i tempi, o forse, come credo, il motore dei ricordi ha innescato quel processo...
Quello in cui ad un certo punto accade un fatto e, per coincidenza di luogo e momento propizio, i sensi recuperano memorie sepolte e lo sfarfallio alla bocca dello stomaco si tramuta in sentimento, motivazione e... Ossessione.
Così mi sono rivista audace, a proporre la copia della musicassetta di Dirty Dancing sotto uno sguardo di disapprovazione, in una casa dove la sola musica degna era quella classica, che ascoltavo passiva: come tutte le undicenni vedevo e ascoltavo la preistoria in casa mia e scuotevo la testa come chi la sa lunga.
Deve essersi depositata da qualche parte, dopo il rifiuto. Ha atteso paziente di uscire allo scoperto e adesso trionfa.
E siccome mi sono presa la briga di seguire i brani celebri con i sottotitoli (per decifrare gli urli incomprensibili), ho fatto un paio di scoperte interessanti.
Per prima cosa, è evidente che tutte le madri dovrebbero mettere i figli maschi davanti a Youtube, col Domingo o il Villazon di turno, legarli alla sedia e obbligarli ad imparare ad essere uomini...
D'accordo! D'accordo!
Anch'io non riuscirei a starmene seria, se l'uno mi parlasse accalorato del mio dolce viso di mite circonfuso alba lunar... Ma almeno un piccolo elegante gesto... O un concetto, espresso in parole e senza emoticons... Sarebbe già così tanto e desiderabile...
Seconda cosa...
Udite! Udite!
Eppure forse voi lo sapevate e io no...
MIMI' E' UNA DI NOI!
Niente goldwork lo scorso weekend...
Sabato ho vagato senza meta e domenica sono andata in spiaggia a sbuffare al caldo per far finta che sia ancora piena estate: non ho fatto grandi avanzamenti con l'oro, ma ho tentato di mantenere la promessa di fotografare il mare al mare.
Siccome i ricami li avevo finiti per marzo, l'idea era di fare le foto per il libro in spiaggia. Poi è successo che ci hanno chiusi tutti in casa e io e Laura abbiamo convenuto che questo non avrebbe rappresentato un problema. Forse anzi è stato un bene, perché la forma che ha preso, inevitabilmente condizionata, ha finito per mettere in risalto il carattere che già avevo deciso di far emergere. Poi non sono capace di fare le foto in spiaggia e mi sarei sicuramente arresa all'evidenza.
Dovevo comunque scattarne almeno un paio e come già avevo preventivato, Anita ha finito per farci il bagno e confesso che è stato molto divertente e pure imbarazzante, perché la spiaggia era piuttosto affollata...
Primavera
Quando l'estate inizia a ritirarsi e il buio avanza nel pomeriggio, sento le mie forze venire meno. Saranno incantevoli le foglie color tramonto dell'autunno, ma io ogni volta bramo di unirmi allo stormo che starnazza sull'abete del giardino, pronto a partire. Come una lucertola seguo gli ultimi sprazzi di sole e, se chiudo gli occhi, posso anche illudermi di essere nel bel mezzo di un primo pomeriggio di primavera e che l'estate di sole e di mare sia alle porte. Se riapro gli occhi, mi consolo di trovarlo in qualche ricamo.
Con il nuovo campionario per il punto pieno celebro l'incubazione della prossima primavera e il ritorno a La Borina, con il primo corso intensivo di questa strana stagione.
Scrivo questa domenica mattina, prima di tornare a solcare nuovamente il viale di betulle, tra un paio d'ore. Credevo che sarebbe stato difficile; che avrei fatto confusione con i collegamenti e che avrei balbettato qualche sterile confusa istruzione; che la mascherina mi avrebbe fatto mancare l'aria e che avrei scoperto che il mio nuovo campionario sarebbe stato un disastro.
Non ricordavo che laggiù a La Borina il tempo non ha tempo, il programma scorre fluido e tutto va come deve andare, con simpatia, gentilezza e intesa.
Vivere, amare, imparare, lasciare un segno
Ricamavo questo pezzo quando ho ricevuto il messaggio di B.
Mi raccontava che avrebbe voluto festeggiare il suo mezzo secolo con le persone che avevano rappresentato un momento particolare della sua vita e mi invitava alla festa.
Cavolo...
La mente è corsa a raccogliere i ricordi che potessero giustificare la sua scelta e ho sorriso nel rivolgere lo sguardo al mio ricamo.
Vivere, amare, imparare, lasciare un segnoè il motivo dominante del libro di S. Covey, che avevo appena ascoltato su audible e che si intitola Le prime cose al primo posto. Stavo annotando la frase per averla scolpita sotto gli occhi, come monito per me e forse per i miei figli (meditavo di mettergliela sopra alla Play Station...). Ho scosso la testa e pensato che i maestri più che nei libri stanno nella vita vera. E B, da quando la conosco, mi ha strattonato fuori casa per far vivere le bambine e mi ha fatto percorrere nuovi sentieri e mostrato con l'esempio la cura della vera madre, che sa organizzare casa, figli ed eventi, mentre io arrancavo indegna. Mi insegnava quelle cose che erano troppo davanti agli occhi per poterle riconoscere.
Nel tempo di un sospiro ho deciso che il ricamo sarebbe stato suo, una volta terminato, nonostante lei certo non avrebbe avuto bisogno del monito, ma come tributo per il suo mezzo secolo e per avermi pensata.
E' la prima volta, dopo molti anni, che regalo un ricamo. Ne avevo dimenticato il sapore...
E' stato bello.
La frase comunque era un pretesto. Il soggetto seguiva il tentativo di espandere l'esperienza sul pittura, andando l'oltre l'iperrealistico, come già accennato nel post sulla farfalla viola.
Qui copiavo un acquerellato digitale stampato malamente su carta. I salti di colore sono violenti e trasgrediscono l'insindacabile regola che solitamente impartisco di non fare mai salti di colore. Faccio e disfo regole. E' il motivo per cui nessuno mi prende più sul serio.
Accipicchia, questa volta non so segnalarvi la fonte e mi auguro proprio che nessuno si arrabbi. Ho scoperto che in molti hanno utilizzato il disegno per crearsi un logo, quindi suppongo che sia un vettoriale gratuito... In ogni caso specifico che anche in questo caso, è stato utilizzato per uso personale e niente è in vendita.
Vado coi colori:
Rossi-rosa: DMC 3777, 3328, 352.
Gialli-arancio: DMC 3856, 3855.
Verdi: DMC 3847, 3848, 3816, 3817.
Viola: DMC 3740, 3743, 3041, 3042
Grigio verde: DMC 3787.
Punto quadro e nappina stile Assisi dulcis in fundo.
Nostalgia di un settembre che muore
Si ricomincia continuamente daccapo.
E vincere il senso di fatica che accompagna la progettazione di nuove abitudini mi fa sospettare di aver fatto una svolta, mica tanto interessante. Settembre mi ha sempre messo un febbrile desiderio di novità. Chiudo questo mio settembre con la pacata quiete triste di chi ha accettato un compromesso, e mi sento crescere la barba bianca.
Forse il libro che tarda ad arrivare, o la rinuncia ad Abilmente. O l'autunno con le sue luci spente. Le complicazioni a muoversi e a organizzare, i corsi in modalità distanziamento. Il tempo per fare, ma una strada nuova da trovare. Un corso a cui mi sono iscritta e in cui mi sento un fuori luogo. Un certo disagio a comunicare.
Così i toni si sono fatti nostalgici e nuovamente mi ritrovo nei colori più cupi, ma vedo sprazzi di luce. E mi consola constatare le ombre esaltano i colori più vivi. Basta aspettare che la brutta nuvola torni a riportare la luce sui colori.
Ricamare il mare - Ringraziamenti
Con indicibile emozione e ansia da prestazione, annuncio che la mia creatura di mare è venuta al mondo. Le mie onde sono approdate in Italia e stanno solcando i cieli per spiaggiarsi sulle località più remote.
Se oggi la creatura vive è perché un giorno mi sono messa a ricamare, ma non sarebbe quello che è ora, senza l’intervento di mani sapienti e di menti eccelse.
Laura Arnaldi ha raccolto le tessere che le ho malamente consegnato tutte sparpagliate e ha ricostruito il puzzle con arte fina, allestendo la scenografia in cui i miei personaggi hanno preso vita: i testi hanno acquisito una forma, le immagini hanno ritrovato la luce, i movimenti hanno assunto coerenza. Celebro qui il raro dono di cui è maestra e che si riassume nella sensibilità di raccogliere lo spirito del progetto e di farlo suo, con una motivazione che a tratti spinge oltre la mia e che mi sostiene nei momenti di sconforto. Senza di lei, i miei mari sarebbero cupi e spenti come l’orizzonte in una foto da cellulare in una mattina di nebbiolina.
Tamara Catrina Fonseca ha raccolto il groviglio di pensieri, cercato il bandolo della mia traduzione e sciolto i nodi che ne ostacolavano la comprensione. Grazie al suo magico tocco e al lavorio attento con cui ha sezionato i miei periodi troppo contorti, ho messo in atto una riflessione più profonda anche sul mio italiano, operando una serie di correzioni fondamentali.
Gabriella Molinari di Conti e Molinari, salda e caparbia nel sostenere le mie imprese, mi ha infuso quella sana dose di fiducia che serve a sfidare l’orizzonte e il suo costante supporto materiale e spirituale mi ha concesso di andare oltre. Da quella lontana telefonata dell’Alfabeto a fiori ne è passata tanta di acqua sotto i ponti… Filtrata attraverso l’esperienza l’acqua si è arricchita di amicizia, che si riversa ora in questo mare cristallina. Con lei Cesarina, che ha scrutato l’anteprima in cerca di errori, e Patrizia e Valentina e Loreta, che sopportano i miei momenti di default, trasformandoli in faccine che muoiono dal ridere.
I F.lli Graziano hanno rinnovato il sostegno al mio ultimo progetto e ne sono onorata. Il lino 6262 melange, con i suoi mutevoli giochi di colore, è la spiaggia ideale, battente bandiera italiana, sulla quale ho animato con orgoglio quasi tutte le scene. Una spiaggia di tela fina, che esce da una sapiente tradizione.
L’azienda E-graphic si è prodigata affinché la stampa della creatura garantisse l’eccellente resa di testi e immagini, sopportando con stoica eleganza le puntigliosità mie e di Laura e offrendoci un generoso panorama di soluzioni e professionalità.
Maillboxes etc. di San Bonifacio, che ringrazio attraverso Miriam, trasformano l’arida esperienza della spedizione in un appuntamento allettante: efficienza, professionalità e simpatia viaggiano raramente in gruppo, ma qui brindano a festa.
A tutti voi che mi seguite (vorrei potervi taggare tutti!) il primo e ultimo tributo. Senza il vostro sostegno, le vostre parole e i vostri occhi che brillano, niente di tutto questo esisterebbe.
Come di consueto, con il prossimo post, l’elenco di che cosa troverete nell'album, in forma di spietata autorecensione e i link di riferimento per l'acquisto.
Ricamare il mare - autorecensione
Come è tradizione, mi urge raccomandare di leggere il mio resoconto di viaggio, tenendo ben stretto il portafoglio, prima di gettarsi nell'avventura.
Ricamare il mareè principalmente un album di disegni, anche se in realtà lo è per circa un terzo (28 pagine su 88). Come è mia tremenda abitudine, ho disegnato un alfabeto, declinato in due dimensioni e abbinato a qualche motivo decorativo. Novità assoluta è l'introduzione dei colori nei disegni, che ha causato non pochi motivi di sconforto alla mia mano poco avvezza ai pennelli. Il colore era necessario a chiarire il confine tra la spiaggia e il mare e in particolare a illustrare la direzione del gradiente di colore nel mare.
Ho destinato 23 pagine alle spiegazioni, decisamente incrementando l'irruenza della mia me noiosa e maestrina. Forse qualcuno noterà il passaggio al racconto in prima persona... E' stata una scelta deliberata, motivata dalla voglia e necessità di proporre un modo di ricamare e non il modo. Più l'esperienza con il ricamo avanza, più mi trovo a valutare e a riconsiderare le regole. Si può raggiungere lo stesso obiettivo utilizzando tecniche diverse. Ho scelto, come scrivo nel testo, il metodo più semplice e pratico da spiegare, senza imporre l'acquisto di materiali aggiuntivi. La complessità delle lettere richiedeva di fatto più teoria. Laura mi è venuta in aiuto con le schematizzazioni vettoriali e davvero mi auguro che i messaggi espressi siano chiari. Novità, a questo proposito, è l'aver eliminato il paginone dei punti, andandoli a sistemare là dove erano necessari nel testo.
In 6 pagine ho liquidato le questioni dei materiali e qui mi sento di specificare, qualora la cosa possa essere di peso all'acquisto, che queste lettere vanno (ahinoi!) rigorosamente ricamate a telaio. Ve lo dice una che tiene in mano il punto pieno. No... Non si può.
Il resto è colori e... delirio. Sul serio. Laura è stata perentoria: aspettati che qualcuno ti chieda cosa ti eri fumata. Mai recensione è stata più azzeccata di questa, ancora prima che il libro fosse stampato. Siccome l'unica cosa che posso dire a mia discolpa è che mi è uscito così (addirittura sollevando le spalle), potete tenere pure buona l'ipotesi del fumo. Di fatto avete la libertà di saltare a piè pari la sezione, senza leggere (mi sentirei anche più tranquilla a sapere che farete così), sfruttando i dettagli delle foto e le sei tabelle cromatiche.
Lascio a voi scoprire che l'ordine delle varie sezioni non è quello che vi ho raccontato e che il delirio mi ha indotto a rivisitare l'indice.
Andando a questioni più venali, l'album costa 24 euro, come Un alfabeto a fiori. Ci sono più pagine, ma la tiratura è più alta e la carta leggermente più sottile: mi premeva non alzare il prezzo.
Se vi ho fatto passare la voglia, mi dispiace, ma era mio dovere mettervi in guardia.
Se invece state valutando la follia di dargli un occhio, sulla relativa pagina del mio sito trovate foto e informazioni tecniche più nel dettaglio. Come sempre potrete rivolgervi ai rivenditori specificati sul mio sito a questo link: https://elisabettasforzaembroidery.it/pubblicazioni/rivenditori/
Ringrazio tutte per l'attenzione e per la grande ondata di entusiasmo con cui state accogliendo questa novità. Mi sono imbarazzata non poco a leggere i vostri messaggi su Facebook e Instagram, ma ho cercato di eliminare l'imbarazzo e di lasciare campo all'emozione della gratitudine e della commozione. Mi sento un mezzo attraverso cui la comune passione si manifesta e attendo curiosa e speranzosa sulla riva l'espansione creativa delle lievi increspature che posso aver generato lanciando questo piccolo sasso in acqua.
Waiting for 2021... Un file da scaricare e le solite note in azione
In un giorno d'estate di tutto rispetto, splendente di sole e di betulle e di rose, ci siamo riunite in gran segreto.
Tanto segreto doveva essere l'incontro, che in men che non si dica ci avete tutte viste sul profilo della Gabriella. Di fatto dunque eravate lì con noi e avrete senz'altro sentito che cosa andavamo tramando.
Vi ho riconosciute una per una, mani e faccia spiaccicate sulla vetrata della veranda, come bambine alla vetrina della pasticceria... Per un attimo ho creduto che l'oggetto del vostro desiderio fossero le nostre trame, ma poi l'occhio mi è caduto sulla direzione dei vostri sguardi: i vassoi di pastine della Cesarina al centro della tavolata.
Abbiamo banchettato prendendo in giro la perfetta piega della Patrizia, cullate dalla presenza angelica della Vale, che distribuiva tazzine. E mentre la Lory sfoderava disegni per ricamare anche i sedili dell'auto, l'idea è nata con un gioco di ruolo.
Lo so che vi ricordate tutto! Rullavano i tamburi, la Cesarina gridava di fare silenzio, la Lory srotolava un disegno per il tappeto della navata centrale della cattedrale di Notre Dame, la Patrizia mandava messaggi vocali e la Vale tritava il ghiaccio. Io e la Gabry, le uniche due serie della compagnia, giocavamo a mora cinese. A voi era stato dato il compito di girare la ruota per l'assegnazione dei ruoli e alla Fulvia pelosa il solenne compito (torniamo al rullo dei tamburi) di estrarre i ruoli.
Il fato decise che la Gabriella avrebbe dovuto inventarsi una stoffa strana, la Patrizia dipingere un dipinto strano, io fare un ricamo strano sulla stoffa strana della Gabriella, basato sul disegno strano della Patrizia. A voi tutte lo strano progetto era parso strano.
Ci eravamo messe d'accordo noi e voi che ci saremmo ritrovate al calar dell'anno in quello stesso luogo magico, dove gli affanni di questa complicata vita terrena non riescono ad entrare e il vocabolario non conosce le parole rabbia, inutile e impossibile.
Avremmo aspettato insieme l'anno nuovo facendo quello che ci riesce meglio: registrare sulla tela memorie del passato e sogni per il futuro, per tenere in pugno il presente.
Così eccoci di nuovo tutte qui.
Preparate i bagagli!
Sul sito della Gabriella troverete il pdf con la lista delle cose da portare (clicca qui!).
Sul profilo a pennello della Patrizia lo strano dipinto bellissimo e infinite idee con cui andare oltre.
Sul mio blog ogni venerdì qualche suggerimento per avviare il ricamo.
E se volete la stoffa strana della Gabriella, che più che strana ci è parsa a tutte geniale, potrete rivolgervi al negozio Conti e Molinari, dando un'occhiata a questo link. C'è un telaio antico stampato sul 6262 di Graziano melange, che invoca di fare da cornice a un ricamo.
Vi confesso che quando l'ho avuto tra le mani mi si è mosso qualcosa. Che fosse il colore caldo e vibrante, oppure l'oggetto in sé, che ci riporta al nostro angolo di ricamo, non ve lo so dire. So soltanto che ogni volta che lo sfioro, gli sorrido.
Quale che sia la stoffa scelta...
Ricordiamoci di stirarla bene bene.
Nella confusione forse non avete colto la minaccia della Cesarina:
Con la stoffa stropicciata non si entra in veranda.
Waiting for 2021... Stiro, stampo e ricalco
Waiting for 2021... L'autunno che spoglia i rami
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Dipinto di Patrizia Silingardi |
La guida turistica racconta alla folla la genesi del dipinto primo: di come l'idea originale fosse quella di un semplice e delizioso decoro per quattro numeri e di come l'autrice, presa dalla furia estatica dell'arte, avesse audacemente ignorato l'invito a stare entro i confini, piuttosto evidenti e ben marcati, del telaio stampato. Fonti non riconosciute, precisa sottovoce, assicurano che tra le parti si fosse pure finiti alla mani e che alla fine l'avesse vinta lei perché all'arte non si possono mettere confini. Pare che il giudice fosse la Cesarina, quindi nessuno avanzò e avanzerà mai obiezioni.
Io sono riuscita ad entrare di soppiatto dalle cucine dopo aver corrotto la Vale con un cervo verde ricamato a metà (mi sarei tenuta l'altra metà in caso di bisogno). Ho raggiunto la teca per spiarne il contenuto e, attirata alla creatura come la falena alla luce, ho inavvertitamente posato sui vetri le dita.
Ahia! Ha mormorato la Gabry, ricontrollando l'allineamento dei rotoli di stoffa sullo scaffale...
Siete pazze, voi! Ha aggiunto la Patty ridendo seduta al suo caffè...
E' scattato l'allarme, ho sollevato gli occhi al cielo, mi sono data alla fuga e ho finito per passare gran parte del tempo nel campo di mais, con la Fulvia appallottolata sulle mie ginocchia, a chiedermi che cosa stesse succedendo di là e a finire l'altra metà del cervo verde, da barattare con una parrucca e un paio di occhiali scuri.
Se non fosse che la parrucca era rossa e di rosse così esiste solo la Patty, nessuna mi avrebbe notato. Invece eccomi a lucidare la teca con l'ammoniaca, mentre tutte si danno alla pazza gioia del punto erba. Hanno iniziato dai rami più spessi, lavorando a due fili con il DMC 611 e aggiunto poi i più sottili col marrone DMC801 a un filo.
Vedo gli occhi, tutti illuminati dalla stessa luce di soddisfazione e fiducia e muoio dalla voglia di tornare anch'io al mio pezzo. Cogli l'attimo! mi sussurra la Nadia, mentre la Sam mette in scena uno svenimento e la Michy mi cambia parrucca.
Sembro un barboncino di cent'anni col pelo ispido, ma, stringendomi nel spalle ringrazio le mie compari ghignando e sollevando entrambi i pollici e corro su una seggiolina libera del Deserto dei Gobi a mettere i primi punti.
Maria Rita, la mia compagna di banco, ha interrotto l'erba di alcuni rami che dirompevano dal telaio, come se fossero rimasti incastrati dalla posa del cerchio esterno del telaio sull'interno. Mi piace così tanto che le rubo l'idea.
Chiedo se ricameremo le foglie e mi viene risposto che no, partiamo da ora. E ora è autunno e i rami sono quasi tutti spogli. Il camino è acceso e un profumo di castagne invade l'aria. Il vento là fuori spazza un ritornello di foglie rosse e gira voce che sui monti stia iniziando a nevicare. Ci prepariamo a ricamare l'inverno, quando la Cesarina annuncia che è ora di andare a correre sull'argine.
Waiting for 2021... L'inverno è meno triste se mi imbatto nelle bacche di rosa
Waiting for 2021... E' primavera quando sui rami spuntano i primi germogli
Siamo a bordo del treno. La Cesarina, spuntando la lista, ci ha fatte salire ad una ad una.
Waiting for 2021... Rose ovunque, sul ricamo e fuori

Waiting for 2021... Estate di luce e colore

Waiting for 2021... Tramonta l'estate sull'autunno

Waiting for 2021... Navigando incontro al Natale!
Parte ottava dello story-tutorial d'auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l'abbiamo ricamata tutta!Se non hai ancora scaricato il disegno, trovi tutte le istruzioni in questo post di presentazione!Grazie per essere passato a trovarci,Elisabetta
Waiting for 2021... Buon Natale!
Parte nona e ultima dello story-tutorial d'auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l'abbiamo ricamata tutta!Se non hai ancora scaricato il disegno, trovi tutte le istruzioni in questo post di presentazione!Grazie per essere passato a trovarci,Elisabetta
Goldwork weekend...Ero andata un po' avanti!
Ma sono riuscita lo stesso a infilare un po' di oro tra un fine settimana e l'altro: poca roba e un po' maldestra. Adesso vi aggiorno.
Mi sono fatta prendere dal pittura e ho sgarrato, riempiendo le foglie grandi, che dovevano rimanere vuote. E' che morivo dalla voglia di vedere quel girellino interno appoggiato sul colore anziché sul lino. Ho trasgredito dal progetto originale con molti dubbi, ma l'intraprendenza mi è servita per prendere un po' di coraggio e confidenza con i materiali. Comincio a visualizzarli su qualche iniziale.
In un momento di depressione acuta, mentre fuori fischiava il nevischio e dentro ronzava il motore del PC caricando noiosissime circolari su classroom, il mouse cliccava su un paio di guide Dover e una Encyclopedia of Monograms, autorizzando l'acquisto. Posso parlarvene serenamente adesso, che sono già fuori dalla faseII (dove la I è l'eccitazione del Wow! Ricamo questa e questa e questa! e la fase II è quella del Non ce la farò mai, tristezza cosmica). Dopo una settimana di sguardo nel vuoto e autocommiserazione, oggi sono infine nella fase III del Vabbè almeno una dovrei riuscire a farla prima di lasciare questo mondo e quindi urge arrivare alla fine di questo progetto.
E siccome è già venerdì, domani inizierò le foglie più piccole.