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Channel: Elisabetta ricami a mano
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In cerca di un campionario stabile

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Quando avviai i corsi ero così in ansia da prestazione, da provare i discorsi più e più volte i giorni e le ore prima.
I campionari nel tempo si sono modificati e adattati alle esigenze dei principianti e lentamente è sparita la preoccupazione di trovarmi a gesticolare senza che le parole riuscissero ad uscire, mentre una goccia di sudore sulla fronte lentamente solcava una nuova ruga. Ho imparato a calarmi nella parte con docile e serena consapevolezza. 
Ancora vacillo col punto pittura: ho messo a punto i contenuti e la tecnica, ma il campionario ancora non mi fa dormire sonni tranquilli.
Sospetto di essere caduta nel cliché dell'iper-realismo e della copia dal vero e di aver perso un po' di lucidità.
Cioè... 
Credo davvero che provare a riprodurre un soggetto da una foto sia un esercizio meraviglioso, utile ad allenare l'occhio al colore e al riconoscimento dei dettagli (come per il disegno, ricamare copiando è vedere davvero per la prima volta). Credo anche però che sia fuorviante proporre il punto pittura esclusivamente come sfida tecnica della riproduzione fedele di un soggetto realistico. E ve lo dice una che vive di questo tipo di sfida.
Esistono diversi approcci al punto pittura e sono convinta che non si possa stilare una lista del meglio o peggio, come a volte si sente fare. Ciascuno ha il suo stile, più o meno consapevole, e io adoro i telaietti artistici con i punti che sembrano buttati a casaccio (e che impazzano ora su Instagram), tanto quanto un fiore stilizzato con solo tre colori o il capolavoro cinese che impiegherei una vita intera per portare a termine. Ovvio che per ciascuna gamma di stili è facile definire chi ha più mano, più estro, più originalità e via dicendo, ma non mi schiererei mai per una scuola rispetto ad un'altra. 
Io ho scelto di utilizzare la tecnica che ho imparato dai libri di Trish Burr e che credo si possa ricondurre ad una tradizione anglosassone ottocentesca, perché, a dispetto di quanto si pensi, ho una limitata visione artistica e sguazzo più docilmente in un codificato sistema di regole. Poi magari le infrango e mi riscrivo un mio discutibile codice, ma sospetto che non riuscirei a ricamare quegli splendidi tramonti con i punti gettati qua e là con estro geniale.


Per farla breve, mi sono imposta di esplorare risorse meno virtuose e più snelle, per cercare gli elementi da inserire nel campionario ideale.
Sono partita da una googlata di immagini vector, per cercare ispirazioni divertenti, che mescolassero magari, come in questo caso, un elemento semplice a pittura, con qualche punto base come il vapore.
Spero di non aver violato diritti vari (sembra un file gratuito), ma niente qui è in vendita, quindi mi auguro che nessuno si arrabbi.


Dovesse interessare a qualcuno, ho usato i viola DMC 32, 30, 27, 26 per le ali e i fiori; il grigio 414 per il corpo della farfalla; i verdi 987 e 989 per foglie e steli.
Il soggetto di ispirazione si trova al seguente link:




Goldwork weekend... Rinnegata! E felice!

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Ho saltato a piè pari un paio di goldwork weekend, rinnegando la mia butterfly... Ma felice! causa fugace vacanza, per strappare cartoline all'estate, da appendere sulle buie pareti dell'inverno. 

Non c'era stato verso di estirpare al marito una previsione di ferie e così ci eravamo trovati a prenotare all'ultimo, per la settimana di ferragosto, famiglia extrasize. Chi sa, sa. E io ci casco ogni anno.

Insomma, avevamo trovato due sole alternative con salasso misurato: Torre del Lago Puccini o Marina di Bibbona. Ho lasciato che estraessero a sorte e fermato la prima. Per farla sporchissima, pur non avendo mai portato i marmocchi all'opera e pur abitando in provincia dell'Arena (vergogna!), avevamo prenotato pure la Butterfly del Festival Pucciniano, perché come si faceva andare là senza eccetera eccetera...

Mi avevano consigliato di portare i tablet, le carte e il Monopoli per i bambini, ma alla fine mi sono fidata della pessima educazione violenta che ho impartito loro. Al fatidico appuntamento, il terzo è piombato presto in un sonno profondo e gli altri hanno patito senza fiatare. Il secondo si è vendicato nei giorni successivi ricattandoci ad ogni passo che stancamente posavamo sulle foglie secche dei pini di San Rossore, la prima esprimendosi esclusivamente con lugubri gemiti in una personalissima rivisitazione della lirica,  cantata in balenese ( cfr. Alla ricerca di Nemo).

Foto Gazzetta di Viareggio (link)

Io... Non la conoscevo. 

Nonostante Alfredo incastrato tra la spalliera del duro seggiolino di plastica e la terza costola sinistra, sono riuscita a farmi sedurre. 

Il teatro è all'aperto e il palco abbraccia il lago al tramonto, parte della scenografia essenziale. Regia incantevole. Non sono affatto un'intenditrice, ma ho colto natura e poesia, in un mondo di virtù al femminile. Mi hanno commosso l'illusione e l'attesa... Ci sono corde che vibrano solo quando superi una certa età. 

Ho riconosciuto le tracce di quella comunione corale delle donne sul palco, diffuse nel quotidiano e tanto eloquenti in alcuni dei nostri luoghi di ritrovo con il ricamo.


Foto Gazzetta di Viareggio (link)


Avevo iniziato le ali prima di partire e le ho finite con la musica sparata negli auricolari. Negli occhi l'acqua rosa su cui è scivolata la barca e i canneti da cui staccavano gli aironi in volo.




Mimì è una di noi!

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Vi prometto che questo non si trasformerà in un blog di lirica. 

Il punto è che sono entrata in fissa con i gorgheggi (e con un paio di baldi e languidi tenori, a dirvela tutta). 

Curioso che mi sia impantanata nella lirica proprio mentre stavo osservando quanto la mia vita fosse povera di musica: sempre le solite quattro canzoni, ma ascoltate a ripetizione e a puro scopo di intrattenimento. Sono maturi i tempi, o forse, come credo, il motore dei ricordi ha innescato quel processo... 

Quello in cui ad un certo punto accade un fatto e, per coincidenza di luogo e momento propizio, i sensi recuperano memorie sepolte e lo sfarfallio alla bocca dello stomaco si tramuta in sentimento, motivazione e... Ossessione.

Così mi sono rivista audace, a proporre la copia della musicassetta di Dirty Dancing sotto uno sguardo di disapprovazione, in una casa dove la sola musica degna era quella classica, che ascoltavo passiva: come tutte le undicenni vedevo e ascoltavo la preistoria in casa mia e scuotevo la testa come chi la sa lunga.

Deve essersi depositata da qualche parte, dopo il rifiuto. Ha atteso paziente di uscire allo scoperto e adesso trionfa.


E siccome mi sono presa la briga di seguire i brani celebri con i sottotitoli (per decifrare gli urli incomprensibili), ho fatto un paio di scoperte interessanti.

Per prima cosa, è evidente che tutte le madri dovrebbero mettere i figli maschi davanti a Youtube, col Domingo o il Villazon di turno, legarli alla sedia e obbligarli ad imparare ad essere uomini... 

D'accordo! D'accordo! 

Anch'io non riuscirei a starmene seria, se l'uno mi parlasse accalorato del mio dolce viso di mite circonfuso alba lunar... Ma almeno un piccolo elegante gesto... O un concetto, espresso in parole e senza emoticons... Sarebbe già così tanto e desiderabile...

Seconda cosa... 

Udite! Udite!

Eppure forse voi lo sapevate e io no...

MIMI' E' UNA DI NOI!


Mi chiamano Mimì,
ma il mio nome è Lucia.
La storia mia
è breve: a tela o a seta
ricamo in casa e fuori.
Son tranquilla e lieta,
ed è mio svago
far gigli e rose.
Mi piaccion quelle cose
che han sì dolce malia,
che parlano d'amor, di primavere;
che parlano di sogni e di chimere,
quelle cose che han nome poesia.


Tornando alla mia goldwork butterfly, mi sono trovata costretta a rivedere la direzione dei punti di un petalo, che mi aveva tratto in inganno perché la forma è rovesciata. 
Così sono andata di dolente taglierina e infine imparato a far girare i punti.



Niente goldwork lo scorso weekend...

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Scrivo in ritardo, perché l'arietta settembrina mi fa sempre volare il tempo... C'è il libretto che incombe e la scuola e i primi freddi che mi paralizzano. 

Sabato ho vagato senza meta e domenica sono andata in spiaggia a sbuffare al caldo per far finta che sia ancora piena estate: non ho fatto grandi avanzamenti con l'oro, ma ho tentato di mantenere la promessa di fotografare il mare al mare.


Siccome i ricami li avevo finiti per marzo, l'idea era di fare le foto per il libro in spiaggia. Poi è successo che ci hanno chiusi tutti in casa e io e Laura abbiamo convenuto che questo non avrebbe rappresentato un problema. Forse anzi è stato un bene, perché la forma che ha preso, inevitabilmente condizionata, ha finito per mettere in risalto il carattere che già avevo deciso di far emergere. Poi non sono capace di fare le foto in spiaggia e mi sarei sicuramente arresa all'evidenza.


Dovevo comunque scattarne almeno un paio e come già avevo preventivato, Anita ha finito per farci il bagno e confesso che è stato molto divertente e pure imbarazzante, perché la spiaggia era piuttosto affollata...




Primavera

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Quando l'estate inizia a ritirarsi e il buio avanza nel pomeriggio, sento le mie forze venire meno. Saranno incantevoli le foglie color tramonto dell'autunno, ma io ogni volta bramo di unirmi allo stormo che starnazza sull'abete del giardino, pronto a partire. Come una lucertola seguo gli ultimi sprazzi di sole e, se chiudo gli occhi, posso anche illudermi di essere nel bel mezzo di un primo pomeriggio di primavera e che l'estate di sole e di mare sia alle porte. Se riapro gli occhi, mi consolo di trovarlo in qualche ricamo.

Con il nuovo campionario per il punto pieno celebro l'incubazione della prossima primavera e il ritorno a La Borina, con il primo corso intensivo di questa strana stagione.


Ieri la prima giornata. 

Scrivo questa domenica mattina, prima di tornare a solcare nuovamente il viale di betulle, tra un paio d'ore. Credevo che sarebbe stato difficile; che avrei fatto confusione con i collegamenti e che avrei balbettato qualche sterile confusa istruzione; che la mascherina mi avrebbe fatto mancare l'aria e che avrei scoperto che il mio nuovo campionario sarebbe stato un disastro.

Non ricordavo che laggiù a La Borina il tempo non ha tempo, il programma scorre fluido e tutto va come deve andare, con simpatia, gentilezza e intesa.





Vivere, amare, imparare, lasciare un segno

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Ricamavo questo pezzo quando ho ricevuto il messaggio di B.

Mi raccontava che avrebbe voluto festeggiare il suo mezzo secolo con le persone che avevano rappresentato un momento particolare della sua vita e mi invitava alla festa. 

Cavolo...

La mente è corsa a raccogliere i ricordi che potessero giustificare la sua scelta e ho sorriso nel rivolgere lo sguardo al mio ricamo.


Vivere, amare, imparare, lasciare un segnoè il motivo dominante del libro di S. Covey, che avevo appena ascoltato su audible e che si intitola Le prime cose al primo posto. Stavo annotando la frase per averla scolpita sotto gli occhi, come monito per me e forse per i miei figli (meditavo di mettergliela sopra alla Play Station...). Ho scosso la testa e pensato che i maestri più che nei libri stanno nella vita vera. E B, da quando la conosco, mi ha strattonato fuori casa per far vivere le bambine e mi ha fatto percorrere nuovi sentieri e mostrato con l'esempio la cura della vera madre, che sa organizzare casa, figli ed eventi, mentre io arrancavo indegna. Mi insegnava quelle cose che erano troppo davanti agli occhi per poterle riconoscere.

Nel tempo di un sospiro ho deciso che il ricamo sarebbe stato suo, una volta terminato, nonostante lei certo non avrebbe avuto bisogno del monito, ma come tributo per il suo mezzo secolo e per avermi pensata.

E' la prima volta, dopo molti anni, che regalo un ricamo. Ne avevo dimenticato il sapore...

E' stato bello.


La frase comunque era un pretesto. Il soggetto seguiva il tentativo di espandere l'esperienza sul pittura, andando l'oltre l'iperrealistico, come già accennato nel post sulla farfalla viola.

Qui copiavo un acquerellato digitale stampato malamente su carta. I salti di colore sono violenti e trasgrediscono l'insindacabile regola che solitamente impartisco di non fare mai salti di colore. Faccio e disfo regole. E' il motivo per cui nessuno mi prende più sul serio.





Accipicchia, questa volta non so segnalarvi la fonte e mi auguro proprio che nessuno si arrabbi. Ho scoperto che in molti hanno utilizzato il disegno per crearsi un logo, quindi suppongo che sia un vettoriale gratuito... In ogni caso specifico che anche in questo caso, è stato utilizzato per uso personale e niente è in vendita.

Vado coi colori: 

Rossi-rosa: DMC 3777, 3328, 352.

Gialli-arancio: DMC 3856, 3855.

Verdi: DMC 3847, 3848, 3816, 3817.

Viola: DMC 3740, 3743, 3041, 3042

Grigio verde: DMC 3787.

 


Punto quadro e nappina stile Assisi dulcis in fundo.



Nostalgia di un settembre che muore

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Il tempo, scandito dalla presenza e assenza delle persone con cui vivi, può scivolare tra le dita se non lo catturi. Lavoravo a quest' incompiuto nei giorni di una settimana di quelle in cui il telefono è muto e tutti sono fuori casa, ripartita la scuola, a costruirsi una vita altrove. Io rinchiusa in una illusoria libertà ritrovata, che concede pochi passi e impone un incessabile controllo dell'ora, con la testa che riepiloga gli arrivi e le partenze nella nuova routine. 

Si ricomincia continuamente daccapo. 

E vincere il senso di fatica che accompagna la progettazione di nuove abitudini mi fa sospettare di aver fatto una svolta, mica tanto interessante. Settembre mi ha sempre messo un febbrile desiderio di novità. Chiudo questo mio settembre con la pacata quiete triste di chi ha accettato un compromesso, e mi sento crescere la barba bianca.

Forse il libro che tarda ad arrivare, o la rinuncia ad Abilmente. O l'autunno con le sue luci spente. Le complicazioni a muoversi e a organizzare, i corsi in modalità distanziamento. Il tempo per fare, ma una strada nuova da trovare. Un corso a cui mi sono iscritta e in cui mi sento un fuori luogo. Un certo disagio a comunicare.



Così i toni si sono fatti nostalgici e nuovamente mi ritrovo nei colori più cupi, ma vedo sprazzi di luce. E mi consola constatare le ombre esaltano i colori più vivi. Basta aspettare che la brutta nuvola torni a riportare la luce sui colori.


Ricamare il mare - Ringraziamenti

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Con indicibile emozione e ansia da prestazione, annuncio che la mia creatura di mare è venuta al mondo. Le mie onde sono approdate in Italia e stanno solcando i cieli per spiaggiarsi sulle località più remote.

Se oggi la creatura vive è perché un giorno mi sono messa a ricamare, ma non sarebbe quello che è ora, senza l’intervento di mani sapienti e di menti eccelse.

Laura Arnaldi ha raccolto le tessere che le ho malamente consegnato tutte sparpagliate e ha ricostruito il puzzle con arte fina, allestendo la scenografia in cui i miei personaggi hanno preso vita: i testi hanno acquisito una forma, le immagini hanno ritrovato la luce, i movimenti hanno assunto coerenza. Celebro qui il raro dono di cui è maestra e che si riassume nella sensibilità di raccogliere lo spirito del progetto e di farlo suo, con una motivazione che a tratti spinge oltre la mia e che mi sostiene nei momenti di sconforto. Senza di lei, i miei mari sarebbero cupi e spenti come l’orizzonte in una foto da cellulare in una mattina di nebbiolina.


Tamara Catrina Fonseca ha raccolto il groviglio di pensieri, cercato il bandolo della mia traduzione e sciolto i nodi che ne ostacolavano la comprensione. Grazie al suo magico tocco e al lavorio attento con cui ha sezionato i miei periodi troppo contorti, ho messo in atto una riflessione più profonda anche sul mio italiano, operando una serie di correzioni fondamentali.

Gabriella Molinari di Conti e Molinari, salda e caparbia nel sostenere le mie imprese, mi ha infuso quella sana dose di fiducia che serve a sfidare l’orizzonte e il suo costante supporto materiale e spirituale mi ha concesso di andare oltre. Da quella lontana telefonata dell’Alfabeto a fiori ne è passata tanta di acqua sotto i ponti… Filtrata attraverso l’esperienza l’acqua si è arricchita di amicizia, che si riversa ora in questo mare cristallina. Con lei Cesarina, che ha scrutato l’anteprima in cerca di errori, e Patrizia e Valentina e Loreta, che sopportano i miei momenti di default, trasformandoli in faccine che muoiono dal ridere.

I F.lli Graziano hanno rinnovato il sostegno al mio ultimo progetto e ne sono onorata. Il lino 6262 melange, con i suoi mutevoli giochi di colore, è la spiaggia ideale, battente bandiera italiana, sulla quale ho animato con orgoglio quasi tutte le scene. Una spiaggia di tela fina, che esce da una sapiente tradizione.

L’azienda E-graphic si è prodigata affinché la stampa della creatura garantisse l’eccellente resa di testi e immagini, sopportando con stoica eleganza le puntigliosità mie e di Laura e offrendoci un generoso panorama di soluzioni e professionalità. 

Maillboxes etc. di San Bonifacio, che ringrazio attraverso Miriam, trasformano l’arida esperienza della spedizione in un appuntamento allettante: efficienza, professionalità e simpatia viaggiano raramente in gruppo, ma qui brindano a festa.

A tutti voi che mi seguite (vorrei potervi taggare tutti!) il primo e ultimo tributo. Senza il vostro sostegno, le vostre parole e i vostri occhi che brillano, niente di tutto questo esisterebbe.

Grazie...



Come di consueto, con il prossimo post, l’elenco di che cosa troverete nell'album, in forma di spietata autorecensione e i link di riferimento per l'acquisto.


Ricamare il mare - autorecensione

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Come è tradizione, mi urge raccomandare di leggere il mio resoconto di viaggio, tenendo ben stretto il portafoglio, prima di gettarsi nell'avventura.

Ricamare il mareè principalmente un album di disegni, anche se in realtà lo è per circa un terzo (28 pagine su 88). Come è mia tremenda abitudine, ho disegnato un alfabeto, declinato in due dimensioni e abbinato a qualche motivo decorativo. Novità assoluta è l'introduzione dei colori nei disegni, che ha causato non pochi motivi di sconforto alla mia mano poco avvezza ai pennelli. Il colore era necessario a chiarire il confine tra la spiaggia e il mare e in particolare a illustrare la direzione del gradiente di colore nel mare.



Ho destinato 23 pagine alle spiegazioni, decisamente incrementando l'irruenza della mia me noiosa e maestrina. Forse qualcuno noterà il passaggio al racconto in prima persona... E' stata una scelta deliberata, motivata dalla voglia e necessità di proporre un modo di ricamare e non il modo. Più l'esperienza con il ricamo avanza, più mi trovo a valutare e a riconsiderare le regole. Si può raggiungere lo stesso obiettivo utilizzando tecniche diverse. Ho scelto, come scrivo nel testo, il metodo più semplice e pratico da spiegare, senza imporre l'acquisto di materiali aggiuntivi. La complessità delle lettere richiedeva di fatto più teoria. Laura mi è venuta in aiuto con le schematizzazioni vettoriali e davvero mi auguro che i messaggi espressi siano chiari. Novità, a questo proposito, è l'aver eliminato il paginone dei punti, andandoli a sistemare là dove erano necessari nel testo.



In 6 pagine ho liquidato le questioni dei materiali e qui mi sento di specificare, qualora la cosa possa essere di peso all'acquisto, che queste lettere vanno (ahinoi!) rigorosamente ricamate a telaio. Ve lo dice una che tiene in mano il punto pieno. No... Non si può.

Il resto è colori e... delirio. Sul serio. Laura è stata perentoria: aspettati che qualcuno ti chieda cosa ti eri fumata. Mai recensione è stata più azzeccata di questa, ancora prima che il libro fosse stampato. Siccome l'unica cosa che posso dire a mia discolpa è che mi è uscito così (addirittura sollevando le spalle), potete tenere pure buona l'ipotesi del fumo. Di fatto avete la libertà di saltare a piè pari la sezione, senza leggere (mi sentirei anche più tranquilla a sapere che farete così), sfruttando i dettagli delle foto e le sei tabelle cromatiche.


Lascio a voi scoprire che l'ordine delle varie sezioni non è quello che vi ho raccontato e che il delirio mi ha indotto a rivisitare l'indice.

Andando a questioni più venali, l'album costa 24 euro, come Un alfabeto a fiori. Ci sono più pagine, ma la tiratura è più alta e la carta leggermente più sottile: mi premeva non alzare il prezzo.

Se vi ho fatto passare la voglia, mi dispiace, ma era mio dovere mettervi in guardia.

Se invece state valutando la follia di dargli un occhio, sulla relativa pagina del mio sito trovate foto e informazioni tecniche più nel dettaglio. Come sempre potrete rivolgervi ai rivenditori specificati sul mio sito a questo link: https://elisabettasforzaembroidery.it/pubblicazioni/rivenditori/

Ringrazio tutte per l'attenzione e per la grande ondata di entusiasmo con cui state accogliendo questa novità. Mi sono imbarazzata non poco a leggere i vostri messaggi su Facebook e Instagram, ma ho cercato di eliminare l'imbarazzo e di lasciare campo all'emozione della gratitudine e della commozione. Mi sento un mezzo attraverso cui la comune passione si manifesta e attendo curiosa e speranzosa sulla riva l'espansione creativa delle lievi increspature che posso aver generato lanciando questo piccolo sasso in acqua.





Waiting for 2021... Un file da scaricare e le solite note in azione

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In un giorno d'estate di tutto rispetto, splendente di sole e di betulle e di rose, ci siamo riunite in gran segreto. 

Tanto segreto doveva essere l'incontro, che in men che non si dica ci avete tutte viste sul profilo della Gabriella. Di fatto dunque eravate lì con noi e avrete senz'altro sentito che cosa andavamo tramando.

Vi ho riconosciute una per una, mani e faccia spiaccicate sulla vetrata della veranda, come bambine alla vetrina della pasticceria... Per un attimo ho creduto che l'oggetto del vostro desiderio fossero le nostre trame, ma poi l'occhio mi è caduto sulla direzione dei vostri sguardi: i vassoi di pastine della Cesarina al centro della tavolata.

Abbiamo banchettato prendendo in giro la perfetta piega della Patrizia, cullate dalla presenza angelica della Vale, che distribuiva tazzine. E mentre la Lory sfoderava disegni per ricamare anche i sedili dell'auto, l'idea è nata con un gioco di ruolo.

Lo so che vi ricordate tutto! Rullavano i tamburi, la Cesarina gridava di fare silenzio, la Lory srotolava un disegno per il tappeto della navata centrale della cattedrale di Notre Dame, la Patrizia mandava messaggi vocali e la Vale tritava il ghiaccio. Io e la Gabry, le uniche due serie della compagnia, giocavamo a mora cinese. A voi era stato dato il compito di girare la ruota per l'assegnazione dei ruoli e alla Fulvia pelosa il solenne compito (torniamo al rullo dei tamburi) di estrarre i ruoli.

Il fato decise che la Gabriella avrebbe dovuto inventarsi una stoffa strana, la Patrizia dipingere un dipinto strano, io fare un ricamo strano sulla stoffa strana della Gabriella, basato sul disegno strano della Patrizia. A voi tutte lo strano progetto era parso strano.

Ci eravamo messe d'accordo noi e voi che ci saremmo ritrovate al calar dell'anno in quello stesso luogo magico, dove gli affanni di questa complicata vita terrena non riescono ad entrare e il vocabolario non conosce le parole rabbia, inutile e impossibile.

Avremmo aspettato insieme l'anno nuovo facendo quello che ci riesce meglio: registrare sulla tela memorie del passato e sogni per il futuro, per tenere in pugno il presente.

Così eccoci di nuovo tutte qui.

Preparate i bagagli!

Sul sito della Gabriella troverete il pdf con la lista delle cose da portare (clicca qui!).

Sul profilo a pennello della Patrizia lo strano dipinto bellissimo e infinite idee con cui andare oltre.

Sul mio blog ogni venerdì qualche suggerimento per avviare il ricamo. 

E se volete la stoffa strana della Gabriella, che più che strana ci è parsa a tutte geniale, potrete rivolgervi al negozio Conti e Molinari, dando un'occhiata a questo link. C'è un telaio antico stampato sul 6262 di Graziano melange, che invoca di fare da cornice a un ricamo.

Vi confesso che quando l'ho avuto tra le mani mi si è mosso qualcosa. Che fosse il colore caldo e vibrante, oppure l'oggetto in sé, che ci riporta al nostro angolo di ricamo, non ve lo so dire. So soltanto che ogni volta che lo sfioro, gli sorrido.

Quale che sia la stoffa scelta... 

Ricordiamoci di stirarla bene bene. 

Nella confusione forse non avete colto la minaccia della Cesarina: 

Con la stoffa stropicciata non si entra in veranda.  



Waiting for 2021... Stiro, stampo e ricalco

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Con un po' di ritardo, varco il viale di betulle, concedo una grattatina alla Fulvia che scodinzola e apro entusiasta la porta, pronta a fare un balzo di benvenuto nella stanza. 
Una mano mi blocca: 
Fam-mi ve-de-re la stof-fa. 
L'hai sti-ra-ta
Provo a sfidare lo sguardo che sta dietro alla mano, ma non c'è ombra di pietà sul volto della Cesarina. L'unica cosa che posso fare è estrarre con cautela la mia pezzetta, col terrore che una piega si delinei proprio mentre la srotolo dal tubo di cartone. Sfigurata dalla paura, le mie spalle si fanno curve e la mia statura si contrae, mentre quella della Cesarina si fa gigantesca e mi sovrasta. La stanza ammutolisce di colpo e i secondi che seguono l'ispezione si fanno pesanti. I rintocchi dell'orologio alla parete come colpi d'accetta.

Sento che dovrò tornarmene a casa e già comincio a ruotare il corpo al rallentatore, con la posa del maratoneta pronto.

La Cesarina solleva il mento di scatto e con un cenno secco della testa mi concede l'ingresso. 
Nello sguardo severo che segue il mio strisciare dentro, leggo che mi sono già giocata la mia prima e ultima concessione.

I sensi, non più tesi alla fuga, si distendono. Alle narici arriva l'odore del caffè e alle orecchie giunge il suono tintinnante delle porcellane, che stacca dal brusio eccitato di fondo. Vedo la stanza gremita e lo sguardo si perde all'orizzonte: saluto Louisa, che mi ha portato una conchiglia raccolta sulle rive dell'oceano. 
Le tre Paole, arrivate circa tre ore prima dell'apertura, mi sorridono raggianti allo stesso tavolo.
Rapita dalla visione, che nello spazio della veranda si estende oltre i confini dell'occhio, non mi accorgo che la Vale mi ha messo in mano un caffè macchiato e nell'altra un paio di ciambelline, che addento persa nell'orizzonte. Il sapore mi sveglia e scorgo la Lory intenta a dimostrare come riportare il disegno sul tessuto. 
Sta raccontando che lei ne ha già ricamati cinque e che al momento è impegnata a ricamare le otto ante del suo armadio, ma che si presta volentieri a condividere la sua esperienza. 
La Gabry, che nel frattempo ha svuotato lo scaffale dai rotoli di stoffa e ha iniziato a riordinarli per colore, sentenzia che Qui si batte la fiacca... e mi trovo costretta ad ingollare il caffè.



Noto che tutte stanno seguendo scrupolose le indicazioni della Lory: hanno tracciato con un pennarello nero sul disegno una linea che offra appoggio al 2021 e acceso le lavagne luminose; hanno centrato il telaio stampato col cerchio (oppure semplicemente centrato la stoffa), allineato la linea col drittofilo e appuntato la stoffa alla carta. Mi conduco furtiva nell'area appartata di quelle che la lavagna non ce l'hanno o se la sono dimenticata e che stanno improvvisando con tavolini di vetro, le alzatine di cristallo della Vale, scatole di plastica trasparente con dentro le lampadine dell'armadio della Lory. Becco la Michy e la Sam intente a smontare una porta finestra da appoggiare su due cavalletti. Mi unisco alla geniale compagnia e, mentre il gruppo dissidente muore dal ridere all'ultima battuta della Sammy, sollevo lo sguardo e scorgo la Cesarina osservarci scuotendo scandalizzata la testa in segno di disapprovazione. 
Mi getto sotto la porta finestra augurandomi che non mi abbia visto e striscio sotto i tavoli. Sento il gruppo della Lory discutere sul tipo di penna da usare per il riporto del disegno. 
Qualcuno opta per la matita ben appuntita, qualcun altro per una matita con le mine. Sento una assicurare che quella con le mine blu da architetto è la migliore, ma io non le ho mai provate. L'esperta di patchwork dice che lei sta usando il pennarello solubile, ma la ricamatrice di miniature ribatte che siccome il tratto viene assorbito dalla stoffa, risulta troppo spesso e poco preciso per disegni ricchi di dettagli. Le mamme con i figli alle elementari sfoderano le Frixion assicurando che col ferro da stiro scomparirà tutta la traccia e mettono in atto il prodigio disegnando sulla stoffa la caricatura della Patty appena sveglia, per poi stirarla. 
Brave! 
Sentenzia seria la Cesarina. 
Adesso provate a mettere la stoffa in frigo
Cheeeeé?! 
Dopo averlo fatto, le mamme a bocca aperta realizzano che il disegno è riapparso e magnanima, senza saccenza, ma impassibile, la Cesarina raccomanda di stare attente, che quella traccia è pronta a riaffiorare quando uno meno se lo aspetta. 
Nel mentre, solleva la tovaglia e mi fa un cenno denso di significato e minaccia. Così vado a disegnare anch'io, con una termocancellabile Papermate, che mi sembra meno stabile della Frixion e quindi di conseguenza più scioglievole al lavaggio.



Colgo nell'aria, non dette, le stesse parolacce che ho pensato io. 
Troppi rami, Patty! Troppi rami!
La Cesarina gira tra i tavoli, quindi nessuno osa fiatare.

Ma la Patrizia non si accorge della nostra fatica. Mi chiedo dove sia. 
Poi sento un solletico alla schiena e mi giro di scatto. 
Ferma! Dice lei! 
Mi sta dipingendo volute e foglie sulla camicetta. Io obbedisco, ma le sussurro che doveva disegnare meno rami. Mentre lo dico, il pennello segue la sua magia e dalla manica scorre sul braccio, scivola sulla mano e dalla mano al tavolo. Capisco che sarebbe come chiedere a Michelangelo di togliere qualche personaggio dalla volta della Cappella Sistina e adesso che ci ha tutte affrescate, siamo come una giungla brulicante di vita e di fiori.

A presto con gli aghi affilati e i fili dipanati... 
Stesso non luogo, stessa non ora!




Parte prima dello story-tutorial d'auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l'abbiamo ricamata tutta!
Se non hai ancora scaricato il disegno, trovi tutte le istruzioni in questo post di presentazione!
Grazie per essere passato a trovarci,
Elisabetta







Waiting for 2021... L'autunno che spoglia i rami

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Al centro della sala una bacheca di cristallo, che protegge il dipinto originale. 
Temperatura controllata, divieto di foto col flash. 
Cesarina di picchetto. 


Dipinto di Patrizia Silingardi

La guida turistica racconta alla folla la genesi del dipinto primo: di come l'idea originale fosse quella di un semplice e delizioso decoro per quattro numeri e di come l'autrice, presa dalla furia estatica dell'arte, avesse audacemente ignorato l'invito a stare entro i confini, piuttosto evidenti e ben marcati, del telaio stampato. Fonti non riconosciute, precisa sottovoce, assicurano che tra le parti si fosse pure finiti alla mani e che alla fine l'avesse vinta lei perché all'arte non si possono mettere confini. Pare che il giudice fosse la Cesarina, quindi nessuno avanzò e avanzerà mai obiezioni.

Io sono riuscita ad entrare di soppiatto dalle cucine dopo aver corrotto la Vale con un cervo verde ricamato a metà (mi sarei tenuta l'altra metà in caso di bisogno). Ho raggiunto la teca per spiarne il contenuto e, attirata alla creatura come la falena alla luce, ho inavvertitamente posato sui vetri le dita.

Ahia! Ha mormorato la Gabry, ricontrollando l'allineamento dei rotoli di stoffa sullo scaffale...

Siete pazze, voi! Ha aggiunto la Patty ridendo seduta al suo caffè...

E' scattato l'allarme, ho sollevato gli occhi al cielo, mi sono data alla fuga e ho finito per passare gran parte del tempo nel campo di mais, con la Fulvia appallottolata sulle mie ginocchia, a chiedermi che cosa stesse succedendo di là e a finire l'altra metà del cervo verde, da barattare con una parrucca e un paio di occhiali scuri.

Se non fosse che la parrucca era rossa e di rosse così esiste solo la Patty, nessuna mi avrebbe notato. Invece eccomi a lucidare la teca con l'ammoniaca, mentre tutte si danno alla pazza gioia del punto erba. Hanno iniziato dai rami più spessi, lavorando a due fili con il DMC 611 e aggiunto poi i più sottili col marrone DMC801 a un filo.

Dalla mia postazione privilegiata alla Cenerentola, posso vedere le mani all'opera... C'è chi la linea la tiene orizzontale, chi di traverso e chi verticale. Le mancine e i mancini a rovescio. In questo non luogo tutti fanno come riesce loro meglio e con gli obiettivi di perfezione o divertimento che sono loro più consoni.
La Lory ricama che sembra una macchina da cucire e quando per caso cala il silenzio nella stanza, riesci a sentirne il motore, che è un misto di vestiti fruscianti, attrito del filo sulla tela, vento smosso, calore irradiante dell'ago rovente. Se segui i movimenti delle mani, la vista si annebbia.
Scorgo la Dany annuire compiaciuta alla Cesarina, che mi fissa truce, e torno a lucidare svelta la teca. 

Vedo gli occhi, tutti illuminati dalla stessa luce di soddisfazione e fiducia e muoio dalla voglia di tornare anch'io al mio pezzo. Cogli l'attimo! mi sussurra la Nadia, mentre la Sam mette in scena uno svenimento e la Michy mi cambia parrucca.

Sembro un barboncino di cent'anni col pelo ispido, ma, stringendomi nel spalle ringrazio le mie compari ghignando e sollevando entrambi i pollici e corro su una seggiolina libera del Deserto dei Gobi a mettere i primi punti.

Maria Rita, la mia compagna di banco, ha interrotto l'erba di alcuni rami che dirompevano dal telaio, come se fossero rimasti incastrati dalla posa del cerchio esterno del telaio sull'interno. Mi piace così tanto che le rubo l'idea.

Chiedo se ricameremo le foglie e mi viene risposto che no, partiamo da ora. E ora è autunno e i rami sono quasi tutti spogli. Il camino è acceso e un profumo di castagne invade l'aria. Il vento là fuori spazza un ritornello di foglie rosse e gira voce che sui monti stia iniziando a nevicare. Ci prepariamo a ricamare l'inverno, quando la Cesarina annuncia che è ora di andare a correre sull'argine.

A presto con gli shorts e con qualche gugliata di filo rosso... 
Stesso non luogo, stessa non ora!


Parte seconda dello story-tutorial d'auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l'abbiamo ricamata tutta!
Se non hai ancora scaricato il disegno, trovi tutte le istruzioni in questo post di presentazione!
Grazie per essere passato a trovarci,
Elisabetta

Waiting for 2021... L'inverno è meno triste se mi imbatto nelle bacche di rosa

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Siamo andate a correre sull'argine. 
TUTTE! 
La Cesarina è stata irremovibile. 
Qui non c'è età o condizione fisica che possa essere presentata come giustificazione. 
Abbiamo corso sul tappeto di foglie rosse e gialle  finché non è arrivato l'inverno, respirando come mai prima il vento contrario, al saluto di stormi di uccelli in partenza, sotto un cielo grigio che si apriva ad ogni curva su un tramonto violetto e ad ogni ponte in una parentesi primaverile.
Sulla strada del ritorno... Freddo gelido, cappotti, giusto il tempo di entrare. 
La Vale è pronta con la cioccolata calda, la Cesarina ha le forbici in mano e le batte minacciosa sul palmo sinistro. 
Sul volto il sorriso di chi è sicuro di mietere vittime.
Nessuno si spiega come abbia fatto a cambiarsi così in fretta.

Oggi tocca alle bacche, ma prima bisogna passare il test del punto erba e ci scambiamo le occhiate complici di chi ha capito il ruolo delle forbici.
Due eventi, fortunatamente, mandano a gambe all'aria il programma. 
Per prima cosa la Lory annuncia che ha appena terminato le tende per la Reggia di Versailles e parte a mostrarcele ad una  ad una, impeccabili e complete di giliuccio sui tre lati e sulle trame verticali. Per ogni tenda un fiore del parco, declinato in riccioli e volute. Ad ogni tenda che si srotola, invidia e depressione avrebbero gareggiato a guastare la mirabile visione, se non fossimo in questo non luogo in cui i brutti stati d'animo sublimano all'istante in entusiasmo e motivazione.
Siamo dunque tutte pronte a darci alle bacche, quando un'esile manina si erge dal gruppo, gli occhi la puntano e una voce esile quanto la mano sussurra interrogativa: 
Ma il telaio va messo a telaio?
Scatta la rissa.
E' ovvio! Ovvio che no! Sarebbe più ovvio sì che no. Non è ovvio per te quel che è ovvio per me! Mi pare ovvio che non sia ovvio! E così via...
Mi siedo accanto all'esile manina, ci guardiamo, solleviamo le spalle, lei lo mette a telaio, io lo tengo in mano. Voglio vedere se il cerchio perfetto del telaio stampato reggerà le mie tirate.
Così parto con un punto pieno semplificato, senza troppa preparazione. 
Troppe bacche, Patty! Troppe bacche! 
Ma non mi sente..  
Piroettando sulle note dello Schiaccianoci, è lì che dipinge riccioli di ghiaccio sul pavimento, da cui sbocciano rose violette striate d'arancio. Ad ogni rotazione un getto di colore blu si schianta sulle pareti e noi ne abbiamo appena schivato uno, abbassando d'istinto la testa. Sono state prese in pieno la Sam e la Michy, ma erano così prese a ridere per un aneddoto un po' sconcio, che manco se ne sono accorte.

Vado con il primo strato di imbottitura verticale entro il profilo della bacca, con due fili di DMC 3777...

Aggiungo di rimando il secondo a coprire tutto. Non mi formalizzo troppo sulla lucentezza delle bacche e lavoro tutto con due fili di mulinè. Mi accorgo che i contorni non vengono proprio precisi precisi, ma il disegno è molto elaborato e qualche compromesso bisogna pure accettarlo...

Ad un filo, con lo stesso colore, ricamo le spine con piccoli punti lanciati, scorrendo sul rovescio del lavoro attraverso il punto erba già ricamato. Allo stesso modo lancio i ciuffetti in capo alle bacche col marrone DMC 801a un filo.

Pare sia stato indetto un concorso di insulti creativi emersi lavorando le spine. Corre voce che il vincitore si aggiudicherà una foto inedita della Patrizia struccata, appena alzata dal letto.

Buone! State buone! Ammonisce la Gabriella, cambiando nuovamente l'ordine dei colori delle pezze sullo scaffale, per far spazio ai piumini.

Si ode il fischio di un treno e tutte e tutti ruotiamo il capo e lo sguardo oltre i vetri della veranda, ammutolite dalla gigantesca figura di un antico treno a vapore parcheggiato là fuori e avvolto dalla nebbia delle sue esalazioni. Mentre la nebbia si dirada una figura prende corpo e la Cesarina, in divisa blu e berretto, tuona di fare presto, che il treno non aspetta.

Sfrecciando incontro alla primavera a caccia di germogli...
Stesso non luogo, stessa non ora!


Parte terza dello story-tutorial d'auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l'abbiamo ricamata tutta!
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Elisabetta

Waiting for 2021... E' primavera quando sui rami spuntano i primi germogli

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Siamo a bordo del treno. La Cesarina, spuntando la lista, ci ha fatte salire ad una ad una. 

Quando ho posato il piede sul primo gradino, si è girata di scatto, ha socchiuso gli occhi, stretto le mascelle e seguito i miei movimenti ruotando lentamente la testa. Io ho cercato di nascondermi tra le spalle e, così rattrappita, ho aumentato l'andatura, incespicato sul terzo gradino e sgattaiolato nello scompartimento il più rapidamente possibile. 
Dentro, poltroncine di velluto rosso, musica soffusa, una rivista di ricamo in omaggio e profumo di thè alla cannella con pastefrolle ricoperte di cioccolato. 
La Vale ha trovato il modo di fregarci anche qui. 
Impossibile resistere, assurdo rifiutare.
Le tazze tintinnano non appena il treno si mette in moto e mi distendo sfogliando la rivista. L'articolo di apertura è dedicato al tappeto più grande del mondo, che copre l'intera piazza del Vaticano, ovviamente ricamato dalla Lory. Sento la Sammy intonare la canzoncina della brava ragazza e capisco che hanno avviato i festeggiamenti. Non vi dico cosa c'è in quello scompartimento...
Vi basti sapere che, musica a palla, la Sam dirige l'orchestra. La Lory, sfigurata, cerca di tenere il ritmo e nel mentre mette gli ultimi punti di una tovaglia da dodici.
La Patty, tamburellando con un pennello sottilissimo seguendo anche lei un ritmo, ma suo, decora le tazzine e i piattini, appena appena accennando il motivetto con la testa e la voce.

Cerco un angolo appartato e mi metto a guardare fuori.

Il treno sfreccia su campagne interamente coperte di neve, sale una montagna le cui vette si perdono tra le nuvole e poi scende rapidamente verso il mare. I cristalli di ghiaccio sulla riva riflettono arcobaleni che seguono l'occhio di chi li osserva.
Tanta roba, eh? Mormora la Gabry, intenta a ripiegare con cura quadrati di stoffa grezza a righe blu o verdi.
Mi addormento.
Quando mi sveglio il paesaggio è cambiato. C'è una luce più intensa e sui rami sono visibilmente sbocciati i primi germogli. Le ragazze intorno, che evidentemente si sono date una calmata, hanno già iniziato a ricamare a punto mosca le prime foglie della primavera, alternando due colori a piacimento (DMC 730 e 732a due fili). 



Mi spiegano che per ricamare a punto mosca queste foglie si deve prima fare un lungo lancio, che dalla punta arriva fino a quasi metà della foglia. Si esce poi sulla sinistra (se si è destri) e, tenendo il filo in sospeso, si esegue un movimento verticale che dal lato opposto scende alla base del punto verticale, come a ricamare un punto margherita aperto. Se ne aggiungono poi molti, sempre ben accostati.

Quando il treno rientra alla base non siamo più le stesse. 
Gli inverni fanno sempre morire dentro qualcosa (anche qui, perché il passaggio è obbligato) e un'ombra di consapevolezza fa l'occhio più stanco. 
Ma i nuovi germogli stanno lentamente accendendo quell'entusiasmo del nuovo, che colma il vuoto, e in men che non si dica sento Louisa esclamare: Look at the rosebud! E tutti ci giriamo ad ammirare il primo bocciolo sbocciare.

Col profumo di rosa e di rose pronto ad esplodere...
Stesso non luogo, stessa non ora!


Parte quarta dello story-tutorial d'auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l'abbiamo ricamata tutta!
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Grazie per essere passato a trovarci,
Elisabetta

Waiting for 2021... Rose ovunque, sul ricamo e fuori

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Sembrano passate solo un paio di settimane... Eppure è già primavera! 
Una primavera ormai matura e siamo già in maniche di camicia.
La Vale esce trionfante con le caraffe di limonata imperlate di rugiada e la Fulvia, in piena frenesia, saltella scodinzolando per fare la festa a tutte, ma siamo in troppe e in troppi.
A ridosso della vigna e del pergolato carico di rose, una serie infinita di tavolini rotondi con seggiole di metallo smaltato in bianco e decorato a trafori si perde alla vista, sotto ampie tende bianche sinuose come onde. Sulle tende lo stesso motivo traforato degli arredi, ricamato durante la notte dalla Lory a punto inglese.
Pure negli occhi della Cesarina scorgo una luce diversa nel volto marmoreo, ma per evitare che la luce muti funesta in raggio inceneritore, mi defilo fulminea nel settore sudamericano, dove becco la Sam e la Michy darsi a sfrenati balli caraibici. 
Mica qui si sta a pettinare le bambole, diceva quello! Tira fuori la Gabry, srotolando metri di cotone stampato a fiori squillanti, arrivato fresco fresco dalla giungla in sette varianti.
Accomodate sulle seggioline, iniziamo a lavorare. 
Io finisco nel tavolo delle bambine, manco mi ci avesse messo per punizione la Cesarina... E l'ipotesi che mi possa stanare ovunque coi sui poteri soprannaturali mi paralizza con gli occhi sbarrati per un istante. 
Ma come si fa il bocciolo? Trilla una bimbetta sui 6, con due codini ai lati delle orecchie da cui partono quattro corte treccine per lato che mi schiaffeggiano ad ogni movimento.
Spiego che i colori da usare per boccioli e rose sono tre: DMC 350-3688 e 818. Tutto lavorato a due fili. Che si possono alternare a piacere seguendo il dipinto e che per il bocciolo iniziamo col ricamare una palletta a punto pieno, come abbiamo fatto per le bacche. Ai lati ci mettiamo dei punti vapore festonati e le mostro il movimento, che non è altro che quello del punto vapore, con la variante degli avvolgimenti, da sostituire con il punto che si fa nell'avviare le maglie ai ferri. Le aggiungo che se a casa poi non se lo ricorda, può cercare sul cellulare della mamma Cast-on stitch, ché di tutorial la rete ne è piena.
Annuisce come una che la sa lunga e lo fa.
Semplicemente lo fa, perché se glielo spiego, per lei è normale poterlo fare.
Non mi dice che è troppo difficile.
Semplicemente ci prova finché non ci riesce, come quando ha imparato a camminare. 
Forse perché non è passato così tanto tempo da allora e si ricorda che è così che si impara.

E le rose?

Per le rose, racconto, partiamo dai petali più esterni e distesi e li ricamiamo a punto festone. 
Le dico, sotto voce e saettando gli occhi a destra e a sinistra come per controllare che nessuno ci stia ascoltando, che sto per svelarle un segreto. I suoi occhi si fanno rotondi come palline da tennis e scintillanti come diamanti. Si avvicina con la testa quasi a sfiorare il suo naso con il mio e mi sussurra... Io li so mantenere i segreti!
Le spiego che, quando voglio che i punti così lunghi del punto festone colorino bene bene la stoffa, alterno un punto lungo a punto corto.
Occhei, Broh! Esclama soddisfatta. 
E poi?

Poi al centro ricameremo una piccola rosellina a punto vapore, circondata da tanti punti vapore festonati con 16-18-20 avvolgimenti e che più ce n'ha più ne metta e che quando tutto sarà finito, se avvicineremo il naso alla stoffa , inizieremo finalmente a sentire il profumo.


Esegue gli ordini alla perfezione e poi mi mostra il risultato.
Fantastico!
Tutto... 
Meravigliosamente e gustosamente imperfetto. 
Poesia da leggere sui fili gonfi e che vibra tra le fibre stropicciate del lino.
Come avevo previsto, non ha usato i colori che ho proposto, ma un miscuglio di gialli, blu e rossi, che neanche Picasso. Annuso la stoffa e sento profumo di ananas, maracuja e Big-Mac. 
Superlativo! Le dico stentorea, guardandola negli occhi e annuendo vistosamente, facendole intuire quanto la invidio. Quelle lucette negli occhietti mi fanno venire in mente una torta con tante candeline sopra.
Poi lei prende il dipinto originale e mi chiede... Ma a te cosa ti piace di questo?



Mi ha preso alla sprovvista.
Beh... Mi piace perché mi piace... Farfuglio. Perché io di solito disegno cose un po' schematiche... Sai... Quadrate... Simmetriche... Lei invece è libera, vedi? E le indico la Patty, che ha legato un pennello ad una canna di bambù e poi ha convinto la Lory a fare altrettanto. Roteano su se stesse dipingendo rose sulle tende tese ad onde sulle nostre teste, con questi lungi pennelli. E vanno a cozzare l'una con l'altra e gli schizzi si trasformano in nuovi boccioli, che fioriscono assorbendosi sulla tela.

C'è un po' di simmetria! Mi dice lei, puntano l'indice di ciascuna mano sulla foglia estrema a destra e su quella a sinistra. Caspita! E' vero! Faccio io! Dai che dopo la prendiamo in giro!
Ma non mi ha ascoltato, perché la Cesarina, con un fazzoletto rosso al collo, pesanti bermuda a pois e un berretto floscio portato di traverso sul capo, sta urlando in francese di salire presto sulle mongolfiere.
Io e la bimbetta ci guardiamo con la bocca spalancata, solleviamo le spalle disegnando un sorriso tirato a 32 denti, urliamo Siiiiiiiiiiiiii e ci precipitiamo al raduno, malamente raccogliendo le nostre cose.

Con la testa tra le nuvole e un assortimento di gialli...
Stesso non luogo, stessa non ora.


Parte quinta dello story-tutorial d'auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l'abbiamo ricamata tutta!
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Elisabetta

Waiting for 2021... Estate di luce e colore

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Le mongolfiere colorano il cielo come nuvole rosse, rosa e gialle al tramonto e scendono leggere tra le vigne. La Lory e la Patty sono raggianti d'orgoglio e scopro, avvicinandomi, che le hanno colorate ad una ad una, l'una col pennello, l'altra con l'ago. Ogni telo, un personaggio che racconta una storia. E a seconda di come il vento spinge e rimescola i personaggi, la storia cambia finale. 
Vedo la Fulvia ringhiare ad un drago che sputa fuoco e la spingo verso una fata leggiadra e sorridente, vestita di tulle ricamato a retini, i cui lembi si staccano dal telo e fluttuano al vento. 
La bimbetta sale sulla mongolfiera degli gnomi che saltellano tra i funghi con tuffi e capriole. 
Vedo la Cesarina salire su quella del gigante minaccioso coi pugni sui fianchi e, ridacchiando, faccio un balzo sul villaggio sottomarino, con le casette di corallo che fanno le bolle.
La Sam e la Michy complottano, ma infine salgono ciascuna su un veicolo diverso: la Michy sul drago, la Sam sulla regina beffarda che fa le smorfie.
La Vale svelta, ma placida e sorridente e con la chioma al vento, posa sul ripiano al centro di ciascuna mongolfiera una caraffa ghiacciata da cui spuntano ramoscelli di menta e fiori di sambuco e, in men che non si dica, siamo in aria.
Le storie si intrecciano e siamo tutti a guardare in giù e in su e intorno, all'impazzata.
Dalla mongolfiera più alta, la Cesarina col megafono, come tuonasse dall'Olimpo, ordina perentoria di iniziare il ricamo e un po' a malincuore lasciamo il paesaggio per iniziare i margheritoni gialli. Siccome i petali sono grandicelli, le mie compagne di cesta decidono di lavorarli con due punti margherita e un lancio centrale. Partono proprio da quello, credo per colorare bene bene il petalo, con due fili di DMC 3821.

Intorno al punto lanciato mettono un punto margherita che sta dentro il profilo del petalo...

E poi un altro un po' più grandicello a circondare tutto e a coprire il disegno.

Con due fili di DMC 780 riempiamo il bottone al centro.
Proprio mentre sto mettendo gli ultimi punti, scorgo la scena: la Sammy e la Michy hanno teso una lunga corda tra le due mongolfiere e la Lory, con giganteschi ferri da calza come contrappeso, inizia a camminare sul filo, un piede innanzi all'altro, con l'abisso di nuvole sotto di lei e intorno le urla di paura dei presenti, che esplodono come un boato ad ogni oscillazione. In pochi secondi, da noi percepiti eterni col fiato sospeso, la Lory raggiunge leggiadra l'altro capo del filo con un balzo, lo scioglie e ne fa una spilla a macramè, tra gli applausi degli spettatori e gli strilli della Cesarina, per l'esibizione non autorizzata, che le costerà, come punizione, l'orlo a giorno di un'intera tovaglietta da the... 
Tutti muoiono dal ridere.
Finisce che le fate venire l'ulcera... Borbotta ridacchiando la Gabry, iniziando a ripiegare le lenzuola stese a prendere aria.
Guardo giù e mi si mozza il fiato...
Piccole isole ricoperte di girasoli, che punteggiano un blu oltremare appena striato di bianco. Gabbiani, un faro diroccato e aria che profuma di rosmarino e ginepro. Saluto la mia me vestita di bianco che si sbraccia dalla porta e ci fissiamo per qualche qualche istante nostalgiche, finché il vento non fa virare la cesta e ci porta sul pelo dell'acqua, dove riesco a intuire le sagome di delfini invisibili che sfrecciano più sotto.
Il tempo veloce di un tuffo, per vedere chi riesce a toccare la razza senza rimanere fulminato. Non so se qualcuno abbia sfiorato la razza, ma corre voce che la Patrizia l'abbia raggiunta e che la razza abbia preso la scossa. Dicono pure che alla razza sia spuntato poi un ciuffo rosso, ma io a questo non ci credo, perché è la Sammy a raccontarlo e ride troppo. 
Infine il fischietto della Cesarina, che impone la via del ritorno, tra borbottii e lamentele salmastre.
Ci addormentiamo e quando le mongolfiere silenziose battono terra, nell'aria un vento freddino ci racconta che l'autunno è alle porte.

Col disappunto dell'estate che non vorrei far finire,
Stesso luogo stessa non ora.

Parte sesta dello story-tutorial d'auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l'abbiamo ricamata tutta!
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Elisabetta

 

Waiting for 2021... Tramonta l'estate sull'autunno

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Ricordo l'ultimo autunno, come non fossero neanche passate due settimane! 
Ricamavamo rami spogli sotto lo sguardo vigile e terribile della Cesarina. 
Cioè... Non che il suo sguardo si sia addolcito! 
Anzi! 
Ma sono successe così tante cose...
Ogni sciocchezza ci ha procurato sorrisi. Ogni difficoltà una parola di conforto. Ogni battutaccia della Sam, lacrime.
E ogni mio punto, che posso ripercorrere sulla tela, apre nella mente un aneddoto, un viso, una parola. Lo stesso ricamo racconta a ciascuno una storia diversa, che si è sedimentata nella memoria sull'onda di impressioni casuali e personali.
Persa in questi pensieri, fissando il vuoto col mio ricamo in mano, non mi sono resa conto dell'ombra minacciosa che mi è scivolata accanto e che mi fissa. Mi sveglio di soprassalto e ruotando gli occhi sulla folla semi divertita e preoccupata, tutta intenta ad osservarmi, sprofondo in un abisso di imbarazzo e terrore. 
Improvviso una via di fuga. Punto l'indice di scatto verso la verso la porta e grido allarmata Guarda là! Tutte voltano la testa, ma la Cesarina non la freghi con questi mezzucci.
Accenna un ghigno e annuncia alla platea che oggi avrei spiegato io come ricamare l'autunno.
Pork!
Mi avesse dato i rami a punto erba ce l'avrei ancora fatta, ma...
Inizio a balbettare.
Dunque... Dobbiamo ricamare questi... Fiori? Oh, mamma! Non so come si chiamano... Carciofi?
La Cesarina mi sventola il disegno davanti e leggo veloce Eriofro... Eriofro?!
Erioforo! Tuona lei.
C'è un errore di stampa! Commento contraendomi e pentendomi di averlo detto nello stesso istante in cui il fiato esce dalla mia bocca.
Mai saprò di che morte sarei morta, perché ecco arrivare correndo e inciampando la Patrizia, ridendo come se avesse bisogno di una bombola di ossigeno, per raccontare che lei ha dipinto quelle cose lì e che poi qualcuno è impazzito per cercare un nome, ne hanno scovato uno sul libro delle Fate dei Fiori e poi è stato pure stampato sbagliato. Un'ora intera per arrivare a capire, perché lei doveva riprendere fiato e poi ancora fiato. La Gabry cercava di tradurre, mentre distribuiva campioni di tessuto alle presenti, ma pure lei faceva fatica, non tornandole del tutto di quale carciofo si stesse parlando.
Nel frattempo la Vale distribuiva tisane fumanti all'arancia e chiodi di garofano, con la Fulvia scodinzolante al seguito, ormai in sintonia con ciascuno dei presenti, a cui sapeva regalare sdrusciatine personalizzate. Ma puntava a fiutare la bimbetta, perché lei l'avrebbe incalzata correndo fuori per rotolarsi sull'erba e dare la caccia ai bastoncini fluttuanti.
E proprio mentre vedo la sgangherata coppietta scappare nel vigneto, mi trovo nuovamente costretta a improvvisare, sentendo un cucchiaino sbattere sulla tazza a pochi millimetri dal mio orecchio.
Spiego sbagliando tutti i congiuntivi che si potrebbero ricamare i carciofi con lunghi punti vapore, con due colori. Faccio una dimostrazione e ricamo con il DMC 842a due fili una serie di punti vapore a 20-25-30 avvolgimenti, prendendo con l'ago tutta la lunghezza delle linee segnate più lunghe. Non a caso, credo, finisco col ricamare una manina a cinque dite che saluta per annunciare la partenza, ma devo proseguire. Aggiungo il ricamo di altri punti vapore, più corti, ma sempre ben nutriti di avvolgimenti, per dare tridimensionalità e movimento sinuoso alle estremità secche del carciofo, ricamandoli col DMC 3862a due fili.

Mentre tutte ricamano riesco a rilassarmi e a girare tra i tavoli, di continente in continente, a chiacchierare  e a ridacchiare sull'accaduto. Posso percepire un'eccitazione nascere tra i tavoli e crescere ad ogni pastafrolla addentata. La scorgo materializzarsi sull'angolo a est della sala, dove su un ampio tavolo la Gabry sta srotolando una fine tela di seta con riflessi blu, azzurri e argento, davanti agli occhi scintillanti della Lory e della Patty e quelli seri e calcolatori della Cesarina. Mi chiedo se è il vin brulè che la Vale ha fatto girare di nascosto o se è solo un riflesso, quello scintillio che ora riluccica anche negli occhi della Cesarina.

Con i fili oro per capire cosa vanno tramando quelle...
Stesso non luogo, stessa non ra!

Parte settima dello story-tutorial d'auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l'abbiamo ricamata tutta!
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Waiting for 2021... Navigando incontro al Natale!

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Non so voi, ma questa non me la sarei mai, mai aspettata.
Ho visto la vostra mascella collassare dallo stupore quando la Cesarina, di rosso fuoco vestita, è entrata con tutti quegli appendiabiti scorrevoli carichi di casacche fluttuanti di seta blu e azzurra, con riflessi argento, cuciti dalla Lory per distrarsi dal ricamo del fondale per la maratona di New York,.
Pareva un drago cinese sul pelo dell'acqua, e impartiva ordini come sputasse fuoco, con la Fulvia che le abbaiava tra le gambe ipereccitata. 
C'era un'urgenza che non ci tornava. 
Tornava evidentemente alla Vale, che aveva iniziato a distribuire il cestino del pranzo in scatole rosse fatte a casetta, dal cui camino il fumo odorava di tagliatella al ragù d'anatra e finferli. Sorrideva beffarda e complice e smorzava con battutine le domande, ostentando la sua incorruttibilità.
Abbiamo indossato gli abiti, esclamando stupite quanto ci facessero sembrare tutte più alte ed esili, svettanti al cielo. Come rivoli d'acqua che confluiscono ad un unico torrente siamo esplose fuori dalla veranda e ci siamo riunite in processione a raggiungere l'argine. Appena mosse dalla corrente, una lunga fila di barche, protette da vetrate di cristallo, ci attendeva all'approdo.
Fuori l'aria gelida e pungente del primo inverno, dentro il calore del fuoco di un caminetto. Le poltroncine color oro, noi celesti come l'acqua che ci trascinava a valle.
Avevo cominciato a scartare la mia casetta rossa, soddisfatta della mia abilità nello schivare la Cesarina e avevo iniziato a ridacchiare commentando la mia scaltrezza ad alta voce, quando una gomitata tra la terza e la quarta costola sinistra mi aveva bloccato il fiato.
Aho! che fai?! Avevo sbottato alla Michy sollevando lo sguardo. Il gesto secco e smorzato del viso che scatta in una direzione con gli occhi che lo seguono fulminei mi ha fatto sbarrare gli occhi. Ho sentito salire il calore del fuoco dallo stomaco su su fino a farmi esplodere le orecchie. Ho ruotato lentamente la testa e lei era lì, seduta davanti a me.
E mi fissava. Non c'era ombra di istinto materno nei suoi muscoli contratti.
Si era confusa tra le altre cambiandosi d'abito. Nessuno si spiega dove, come e quando.
Ha estratto dalla borsa Il canto di Natale di Dickens e ha iniziato a leggerlo ad alta voce, intimando il silenzio più assoluto.
Con le lacrime agli occhi e il labbro tremante ho scrutato le altre barche.
Su quella della Daniela si accendevano stelle magiche, su quella della Sam si sparavano petardi. Quella della Patrizia era off limits perché la vetrata era già stata tutta dipinta. La Gabry aveva già allestito un reparto di tende per navi e contrattava con un barcaiolo di passaggio. La bimbetta aveva spalancato le vetrate e tirava sassi con la fionda per spaventare le anatre, a cui la Fulvia abbaiava di rimando. Le scrutavo tutte e facevo loro le boccacce, mimando gesti da suicidio. Loro ridevano, io dovevo starmene zitta. La Dany, circondata da un sacco di bella gente sorridente, tipo la Mymo e le Paole, accennava una sgridata facendomi il gesto di quella che doveva iniziare a ricamare.
La scritta 2021...
Il pezzo più difficile. 
Tutto sotto gli occhi della Cesarina.
Filo giallo oro DMC 680a due fili, punto erba che gira in punti lanciati. 
[Sorry! Lo so! Mi sono dimenticata di scriverlo sulla dispensa! NON DITELE NULLA!]
Di per sé non è tanto difficile. Il problema è farlo sotto osservazione.
Parto con un po' di punto erba e là dove lo spessore inizia, anziché tornare al punto precedente, lavoro dei punti lanciati che vanno da un profilo all'altro dello spessore, coprendolo tutto.
Tutto procede bene se i punti lanciati rimangono ben inclinati, così da poter tornare a lavorare a punto erba nelle linee, senza salti di direzione improvvisa. I punti saranno ben ravvicinati nelle linee interne, più spaziati in quelle esterne.

Facile a dirsi, occhiatacce a farsi. 
Numeri da disfarsi e da rifarsi, senza sosta.
Non so quanto il viaggio sia durato, ma so che la vegetazione è cambiata, il paesaggio si è fatto più aperto e le vette più lontane. Ho aperto i vetri per buttarmi in acqua e scappare, pena l'assideramento, ma l'orizzonte affollato di gabbiani ha annullato i miei bassi istinti e acceso una febbrile curiosità. Le prime barche hanno già raggiunto la più straordinaria creatura meccanica che io abbia mai avuto modo di vedere e che tra poco avrei toccato e ne sarei stata addirittura inghiottita. Vetro e metallo fusi a foggia di gigantesca balena, dal cui sfiatatoio vi calate ora leggiadre, scivolando ad una a una nel ventre trasparente di quell'incredibile struttura sorretta da possenti costole di metallo.
La Cesarina fissa l'aggeggio con uno sguardo misto a sfida, soddisfazione della meta, aspettative ampiamente ripagate.

Verso la più grande festa di Natale che si sia mai festeggiata sul fondo dell'oceano,
stesso non luogo, stessa non ora.

Parte ottava dello story-tutorial d'auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l'abbiamo ricamata tutta!
Se non hai ancora scaricato il disegno, trovi tutte le istruzioni in questo post di presentazione!
Grazie per essere passato a trovarci,
Elisabetta

Waiting for 2021... Buon Natale!

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Inizia a nevicare proprio quando sentiamo i motori avviarsi. 
L'enorme balena di vetro e metallo si scuote, i suoi arti di metallo iniziano a spingere l'acqua e prendiamo il largo. 
E mentre la neve cade sopra le nostre teste, il fondale marino si apre sotto i nostri piedi, cristallino come oltre il vetro di un acquario. C'è un silenzio carico di sorpresa, magia e stupore. Anche la Fulvia, sull'attenti, scruta la scena senza fiatare. La Vale immobile con la caraffa a mezz'aria al profumo di cannella e spezie ammira la neve e il livello dell'acqua che avanza lungo le pareti laterali.
Col fiato sospeso la balena sprofonda e muta in  fauna sommersa. I fari illuminano le profondità e la luce che torna a noi è azzurra con riflessi argento, identica a quella dei nostri abiti. Le creature marine sfrecciano intorno a noi e le meduse come torce riflettono lampi iridescenti.
Silenziosa, con babbucce di piuma, la Patrizia accenna, con piccoli tocchi di pennello, stelle oro sui nostri abiti.
Ci svegliamo dal torpore al primo violino che invade l'aria. L'orchestra si è materializzata alle nostre spalle. Il repertorio strettamente natalizio.
L'atmosfera è surreale.
Prendiamo posto nei salottini turchesi e tiriamo fuori i nostri attrezzi. Iniziamo a ricamare la neve che cade sul nostro anno. 
Sui primi rami che abbiamo ricamato un autunno fa e sulle foglie sbocciate ai primi raggi caldi di sole.
Sulle rose fiorite a primavera con la promessa di una estate calda e spensierata e addirittura sugli esuberanti margheritoni gialli. 

Sull'autunno e sulla scritta che racconta di un anno che deve ancora venire. 

Ho la bimbetta seduta accanto a me, che ricama con la lingua fuori e di lato, tutta intenta, la neve a punto nodini a tre avvolgimenti con due fili di mulinè e il DMC blanc

Mentre mettiamo l'ultimo punto inizio a parlarle.
Sai... le dico. Adesso ho capito cosa mi piace davvero di questo dipinto. 
Si blocca e mi guarda, arricciando le labbra e inclinando la testa di lato, incuriosita.
Mi piacciono i vuoti, che mettono in risalto gli elementi. 
E mi piacciono le stagioni che si mescolano...
Stiamo ricamando il 2021, ma nel 2020, annodando sulla tela i ricordi del nostro viaggio. Stiamo costruendo il nuovo anno dal vecchio. Non verrà da sé.
Mi ha fatto pensare.
Per questo mi piace.
Mi ha fatto pensare che per natura siamo in cerca di problemi da risolvere. Se non li abbiamo, li inventiamo. 
Vista così, per l'anno nuovo auguro a me a tutti di trovare, nel garbuglio dei pensieri, la soluzione più creativa ai problemi che inevitabilmente emergeranno, in serenità e consapevolezza.
E mi piace perché il ricamo ci aiuta in questa operazione così delicata e registra i nostri progressi.

Mentre parlo ho lo sguardo perso in un banco di squali martello che si muovono lentamente attorno ad un raggio di luce che filtra dalla superficie.
Quando torno con lo sguardo sulla bimbetta la colgo strizzare l'occhio col pollice in su, ammiccando alla Cesarina. Seguo il suo sguardo e vedo lei di rimando col pollice alzato e una smorfia di soddisfazione, mista ad un sorriso, che mi sconcerta e mi spaventa.
Mi sento raggirata, ma mi rilasso. 
Mi invade il calore di chi si sente protetto.

Tutto è pronto per il cenone di Natale e al tintinnare delle porcellane l'eccitazione sale. 
La Gabry ha steso tovaglie damascate candide sui tavoli, la Lory ha ricamato le nostre iniziali sui tovaglioli. 
Ai piedi del grande albero di Natale innevato, la Sammy con la Michy sparpagliano regali incartati in fucsia e arancio, discutendo  animatamente con la Cesarina di questioni cromatiche che rompono l'equilibrio.
Posso vedervi tutti...
Maria Rita, Louise, Daniela, Alessandra, Jennifer, tanto per fare qualche esempio, ma siete in tantissimi...
Siamo tutti lì a goderci la scena e siamo certi che passeremo la cena a ragionare su quale sarà il nostro nuovo ricamo.

Da qualunque non luogo, in qualunque non ora
cari auguri di Buon Natale e Buon Anno da tutte noi a tutti voi.

Parte nona e ultima dello story-tutorial d'auguri, organizzato da Gabriella, Patrizia ed Elisabetta! Ogni martedì e venerdì finché la tela non l'abbiamo ricamata tutta!
Se non hai ancora scaricato il disegno, trovi tutte le istruzioni in questo post di presentazione!
Grazie per essere passato a trovarci,
Elisabetta


 

Goldwork weekend...Ero andata un po' avanti!

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Ragazze, la nostra gita nel non luogo si è rivelata più movimentata, estenuante e interessante del previsto! 

Ma sono riuscita lo stesso a infilare un po' di oro tra un fine settimana e l'altro: poca roba e un po' maldestra. Adesso vi aggiorno. 

Mi sono fatta prendere dal pittura e ho sgarrato, riempiendo le foglie grandi, che dovevano rimanere vuote. E' che morivo dalla voglia di vedere quel girellino interno appoggiato sul colore anziché sul lino. Ho trasgredito dal progetto originale con molti dubbi, ma l'intraprendenza mi è servita per prendere un po' di coraggio e confidenza con i materiali. Comincio a visualizzarli su qualche iniziale. 


In un momento di depressione acuta, mentre fuori fischiava il nevischio e dentro ronzava il motore del PC caricando noiosissime circolari su classroom, il mouse cliccava su un paio di guide Dover e una Encyclopedia of Monograms, autorizzando l'acquisto. Posso parlarvene serenamente adesso, che sono già fuori dalla faseII (dove la I è l'eccitazione del Wow! Ricamo questa e questa e questa! e la fase II è quella del Non ce la farò mai, tristezza cosmica). Dopo una settimana di sguardo nel vuoto e autocommiserazione, oggi sono infine nella fase III del Vabbè almeno una dovrei riuscire a farla prima di lasciare questo mondo e quindi urge arrivare alla fine di questo progetto.

E siccome è già venerdì, domani inizierò le foglie più piccole. 



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