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Channel: Elisabetta ricami a mano
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Ho riposto l'ago

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Per questa settimana, abbandono il ricamo. 
Lascio che il collo ripieghi nella sua naturale posizione e scribacchio al PC. 
Perché ho finito il campione da tutorial e mettere insieme i pezzi richiede un po' di cervello.
Servirebbe anche il silenzio di cui ho scritto nell'introduzione.
Sogno un cottage in legno sul mare, con un'ampia vetrata che sulla duna mi ripara dalla furia del vento. Proprio come nel nostro inizio, sulle dune di Cape Cod.
Immagino un divano di velluto verde scuro, un po' logoro, di fianco ad un camino. Scrivo e porto a termine la storia.
Se apro gli occhi mi trovo nella metropoli della mia casa, quindi li richiudo e vado avanti.





Il mare sulle lavette

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Avevo riposto l'ago per scrivere un po', ma nel dopo pranzo in realtà qualche punto uscivo a darlo, perché il sole chiamava in questa pasquarantena di quiete domestica.
Volevo qualche conchiglia sulle lavette della Gabriella, che circolano già da tempo, ma che ora fanno bella scena di sé nel nuovissimo reparto on line"I ricamabili" del sito di Conti e Molinari.

Io ho ricamato quelle con l'inserto in crespo di lino.


Nonostante la reclusione, e i tortellini solo immaginati, qui e là c'è sempre fermento. La scheda con il nuovo disegnetto baby è quasi pronta e...


A presto per aggiornamenti!

Un sito, dopo dieci anni

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Ho aperto questo blog dieci anni fa: il 24 gennaio 2010.
L'ho aperto in un soffio, durante un pomeriggio dubbioso. 
E' cresciuto un po' per conto suo e dal nulla si è trasformato in qualcosa di complesso.
Le prime sera mi dicevo che ero sciocca e dopo anni mi dico che ero sciocca a pensare di chiudere per quella vergogna dell'ostentazione, della scarsità dei contenuti e di tante altre cose.
Con qualcuna è stato un viaggio condiviso e ammicco specialmente a voi nell'annunciare che oggi ufficialmente nasce il mio nuovo sito.
Ha avuto un parto ben più difficile ed estenuante del pomeriggio dubbioso del blog. Mi ci sono proprio voluti quasi nove mesi... di tormento. La creatura, poveretta, forse avrà bisogno di cure e raddrizzamenti, ma oggi è così, con le sue imperfezioni. 
Vi ci lascio girovagare senza raccontarmi (o giustificarmi) oltre.
Nei prossimi giorni magari spenderò qualche parola in più.









Libro Vivo and Lively Book

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Eccomi qui a spendere due parole sul nuovo sito elisabettasforzaembroidery.it. Se vi stufa digitare tutta questa pappardella (le ho pensate tutte, ma doveva proprio andare così), potete anche arrivarci con elisabettaricami.it. Ricordo a chi legge dall'estero, che si può accedere alla traduzione, cliccando sulla bandierina a menù.

Come in tutti i siti intrappolati nella rete, c'è una Home Page che riassume un po' tutto e poi un menù con le quattro categorie principali:
- Io e il ricamo, in cui noiosamente blatero un po' di me (pagina doverosa, ma saltabile a piè pari);
- Pubblicazioni, in cui ovviamente presento i miei due libretti (il sito nasce essenzialmente per loro);
- Libro Vivo, una sezione di corredo alle Pubblicazioni;
- Corsi, con i corsi.




Mi preme raccontare dell'idea del Libro Vivo.
Qui sul blog mi è già capitato di parlare dei miei alfabeti e di come si può andare oltre quanto già pubblicato, magari cambiando i colori. 
Li ho segnalati in diverse occasioni. 
Grazie a quest'abitudine, e a voi che mi avete fatto capire che la cosa poteva interessare, ho immaginato un sito in evoluzione, in cui presentare questi contenuti accessori in una forma un po' più organizzata e immediata, rispetto alla dispersione dei post del blog.
Trovate il mio primo esperimento nella pagina Pubblicazioni > In un campo di grano.
All'inizio vedrete il fronte-retro della copertina, le informazioni circa il contenuto del libro e una galleria di foto quadrate di corredo.
Più sotto inizia la sezione Libro Vivo.




Se cliccate sul bottone SCARICA, vi si aprirà un Pdf con i colori del grano trasformati in primavera...


... e quelli ispirati al mitico bottone in ceramica di bottonienonsolo.it.


Ancora più sotto una galleria, con quelle foto che avrei voluto mettere nel libro, ma non ci stavano, oppure quelle che sono venute dopo e che magari offrono lo spunto per qualche idea su come e dove piazzare i ricami.
Non so se tutto ciò sono riuscita a comunicarlo.

Ho speso qualche giorno per la traduzione del logo Libro Vivo.
- Alive mi faceva troppo tragedia e sopravvissuto;
- Living mi ricordava il salotto;
- Live faceva troppo concerto.
Per sbaglio ho trovato Lively e mi è piaciuto, perché pare significhi vivace. Ci sta. Forse anche meglio di vivo.





Non ho le nuvole, ma ho il vento

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Curioso che, proprio in questo frangente di reclusione di domestica, mi sia accidentalmente imbattuta nella Collana Piccola filosofia di viaggio, anche se parrebbe che è la via a trovare i naviganti, e non il caso.
Mi sono lasciata trasportare da La rotta delle nuvole, di Peppe Millanta.
Ho letto col sorrisetto stampato in faccia, per diversi motivi (e quando i motivi sono tanti, la soddisfazione è maggiore). Uno fra tutti è la sorpresa di sorprendersi del fatto che, mentre percorri una certa strada, inevitabilmente incontri compagni di via.
Mi ha anche inferto una stilettata.
Proprio nel momento in cui consegno la versione definitiva del mio album sulle conchiglie (dove la parola definitiva non è negoziabile, perché a tutto bisogna mettere una fine, sennò non si finisce mai), mi arriva lui a ricordarmi che mi sono dimenticata delle nuvole.
Un paio di volte mi sono detta che avrebbero dovuto starci. L'ho archiviate, perché il ricamo cominciava a diventare troppo complesso, ma quel senso di irrisolto mi ha accompagnato fin'ora e adesso lui me lo ha scoperchiato.
Così già da ora annuncio che il libretto nasce con una pecca.
Ma dobbiamo rallegrarci...
La storia non è finita, perché in qualche modo dovrò compensare e chissà che proprio le nuvole non diano un nuovo impulso  alla ricerca.
A mia discolpa posso però dire che, se anche non ho messo le nuvole, c'è il vento, con le corde al vento, che è il motore e che rimanda ad un altro grande assente, che è il sole.
Ecco che, discolpandomi, ho sottolineato un'ulteriore mancanza.
Perché è il sole il vero motore di tutto.
Ma ho messo i colori...
Mi sono permessa di darlo per scontato, come facciamo sempre.
Sono certa che gli elementi torneranno, per completare il quadro.

Eh... Sì. Inevitabile che finissi in un tramonto.



Coincidenze Assia - Schwalm

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E mentre io rubo all'Assia qualche punto per le nuove schede, mi arriva la notifica che Luzine sta traducendo in italiano, grazie all'aiuto di Francesca, le sue mitiche dispense.
Succede poi che, dagli scatoloni sgangherati del pseudo trasloco fatto per ritinteggiare dieci anni di noncuranza e di graffiti di Alfredo, mi salta fuori un ricamo fatto secoli or sono, che scopro non aver mai postato.
Ho avuto un periodo Assia, non mi metto a contare quanti anni fa, per non deprimermi.
Da Luzine avevo acquistato questo disegno, contenuto in una dispensa-tutorial intitolata Basic Principles of Schwalm Whiteworke poi anche una dispensa di disegni molto belli (Stickereien).



Sembra che ora stia partendo la traduzione in italiano dei testi. Per ora è disponibile la dispensa base... 


Cosa curiosa... Ha proposto anche la stessa dispensa per i mancini! Interessante!

L'ultima coincidenza nell'essere incappata nell'Assia fortuitamente è che sto riflettendo sul ricamo in bianco e la mia fuga verso i colori. Ho le idee ancora confuse e prima poi troverò le ragioni.



La banale tasca

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Non ho mai applicato una tasca ricamata, perché mi è sempre parso banale. 
Bisogna provarci, per capire che in fondo la banalità ha il suo perché, consolidato dalla tradizione.
La borsa in paglia è quella del kit del ricamo in oro, che langue nel cassetto dagli esordi della scoperta dei disegni del mare. 
In realtà la volpe è terminata da tempo, con i suoi piccoli errori vistosi. 
E' l'airone a fare la muffa. 
E, adesso che ci penso, non vi ho mostrato la lettera orrore... 
Compenserò nei prossimi giorni.
E' che qui le giornate corrono tutte uguali e a rimandare a domani scappa un mese che neanche te ne accorgi. Però confesso che ho trovato un certo mio ritmo, scosso soltanto dai cinque minuti che ogni tanto mi prendono e che fanno tremare la casa, quando colgo l'uno (a turno) a fare solo finta di fare i compiti, Alfredo a non farli proprio appena mi giro, l'altra a recitare di non aver sentito di rimettere a posto il disastro.
Ma sto accogliendo una nuova sfida (vacanza da libro consegnato) e spero tanto che mi riesca, perché è da qualche anno che cerco modelli e tutorial...
Vi terrò aggiornate...



In cerca di Hashtag

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Succedeva, mentre preparavo i materiali per il sito, che facessi presente di non avere un profilo Instagram. 
Non ci sarebbe voluto un senso senso, per dare voce a quello sguardo di commiserazione così eloquente, gettatomi ai piedi come replica. 
Ebbi, dopo poche ore, la conferma della mia preistoricità, quando raccontai la cosa ad Anita, l'adolescente di casa. 
No Instagram, no party.
Cedetti alla registrazione dell'account e per un po' stetti a guardare.
Bah. Proprio non capivo (non capisco?), ve lo confesso.
Se era un doppione di Facebook... A che pro?
Feci passare mesi e poi tentai qualche post, poco convinta. Mi sembrava (mi sembra?) che Facebook avesse la possibilità di coniugare testi e foto in una forma più semplice, completa ed accessibile (si può fare da PC... eh! Una preistorica mica ti diventa una teen high tech dal dito scaltro in un attimo!).
In queste settimane, mi sono decisa a prendere seriamente le cose, istigata su più fronti. 
Ci ho perso un bel po' di tempo a studiarmi le funzioni e il concept, ma ve la farò breve...

Instagram ha un suo linguaggio.
Quando ho capito questo, la cosa si è fatta un po' più interessante, perché entrare in una nuova logica, permette sempre di accedere a impulsi di pensiero nuovi.
Ma avevo un muro pesante da abbattere, là di fronte...

La mia profonda...
profondissima...
avversione...
per gli...
HASHTAG.

No, davvero. 
Peggio che per le faccine, a cui ormai mi sono definitivamente arresa. Cioè... Ho anche generato quella con la mia faccia e ossessiono le sorelle.

Però gli hashtag proprio non mi vanno giù. Soprattutto quelli #superincasinati che nessuno mai, in qualunque esistenza di qualunque pianeta, mai andrà a cercare.

E quando vedevo un post su Fb, seguito da cinquanta cm di ashtag... Beh! Non riuscivo a stare ferma sulla sedia.

Ma adesso mi sono dovuta vendere. 
Anche se forse non reggerò. Non so. 
E' che il sito nasce come promozione per l'attività e soprattutto per offrire visibilità ai distributori che mi hanno acquistato i libri. E mi fa davvero piacere l'idea di questo mutuo servizio di promozione, che ci mantiene vivi ed entusiasti.

Così, ho iniziato ad andare a caccia di hashtag.
E' stato interessante. Soprattutto perché ho scoperto realtà internazionali notevoli. Quelle che ti fanno salire l'invidia omicida, ma che ti riaccendono la sfida e il desiderio di andare oltre.

Ho appreso che bisogna scegliere hashtag che riconducano alla tua community e questo mi ha brutalmente catapultato nel passato, al momento in cui ci è stato fatto dono della rete. Io avevo aperto il blog poco dopo e per molto tempo avevo provato un profondo senso di gratitudine, entusiasmo, eccitazione, per questa incredibile opportunità di poter comunicare in tempo reale col mondo e soprattutto con quella nicchia che condivide una passione. L'abitudine, in questi anni, me l'ha fatta passare per consuetudine e in un certo senso, mi accorgo ora, ho effettuato un inconscio spostamento di attenzione verso me stessa e verso le sole poche cose che facevo io. 
Instagram mi ha rigettato nella mischia. Ho assaporato il piacere di ammirare cosa c'è là fuori e ho deciso di prendere parte al gioco, dandomi un taglio internazionale, più come esercizio di lingua, direi.

Ho imparato a fare gruppi di ashtag, così da non doverli più vedere, dopo averli scritti la prima volta. Dicono che bisogna usare tutti e 30 gli spazi, ma proprio non credo di essere andata oltre i 15. Non li conto neanche.

Siccome avete percepito a sufficienza il mio amore per gli ashtag, racconto l'ultimo risvolto davvero positivo della #instagramadventure.
Ho iniziato un racconto per immagini, dalle origini. Un po' come presentazione, un po' per popolare la mia bacheca. Ho riaperto il blog dal primo post e salvato le foto in un'apposita cartella.
Non lo avevo mai fatto. 
Forse non ne ho mai avuto il coraggio. 
Dieci anni sono dieci anni. Ripercorrerli significa rivivere ricordi, belli  o meno belli che siano.
Del 2010 riposto qui una foto che mi ha intenerito. 
Avevo scoperto la mano di Mario, che allora aveva due anni, solo dopo aver scaricato le foto dalla macchina fotografica...





Schede Baby ricamabili

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Infine arrivano, fresche di stampa e accompagnate da quella speciale eccitazione che cresce con la condivisione di un progetto, le schede pensate per i ricamabili di Conti e Molinari e per i nascituri.
Ringrazio Laura Arnaldi per la grafica sempre opportuna e curata e Gabriella Molinari per la consueta iniezione di entusiasmo e per la fornitura dei pregiati tessuti. L'idea dei ricamabili per ricamo classico è grandiosa e avrei tanto voluto che avessero inventato la Gabriella ai miei vecchi tempi delle commissioni...
Eh, eh...




Nella scheda, il disegno modulare permette di ricamare la balza del lenzuolino e la federa. Se usato singolarmente, può invece essere adattato alle lavette. 



Rimodulato, si adatta anche agli asciugamani più grandi.

Se non ho capito male, la scheda verrà consegnata alle clienti del reparto I ricamabili, ma per questioni di questo tipo, vi consiglio di chiedere direttamente a Gabriella, utilizzando i contatti che preferite e che trovate sul sito contimolinari.it

Io rimango, invece disponibile per eventuali arrabbiature tecniche d'ago e filo!



Inspirations Magazine, issue 106

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Con immenso piacere ed orgoglio, ieri ho ricevuto la mia copia di Inspirations magazine (Issue 106 - 2020), su cui è pubblicato un mio lavoro, ispirato all'album In un campo di grano
Avevo ricamato grano, papaveri e fiordalisi per una busta per il pane, con finiture rubate all'Assisi e ai ricami tradizionali italiani. 


Come sempre, sfoglio la rivista sentendomi un pesce fuor d'acqua. 
La qualità dei lavori delle compagne di pubblicazione mi fa impallidire, ma provo una certa gioia a far parte di questa prestigiosa combriccola, anche solo una volta ogni tanto.
La qualità della rivista cresce continuamente: le foto sono spettacolari, le spiegazioni minuziose, l'opera editoriale curata sotto ogni aspetto.
E' ciò di cui abbiamo bisogno. 
Cioè... Non so...
Di cui io ho bisogno.
Ho bisogno di qualità portata all'estremo. 
Di vedere crescita e miglioramento, fine a se stessa, per passione. 
Ho voglia di ammirare nuovi traguardi e di congratularmi per il meritato successo.
Ho bisogno di modelli di riferimento illustri.
E sono grata a Inspirations per aver creato un contenitore in cui poter soddisfare questo bisogno.
Che io ci sia per sbaglio è allo stesso tempo un imbarazzo e un onore.



Un nuovo Libro vivo

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Avevo disegnato questo vaso per Antonella, che ormai aveva esaurito il repertorio dei fiorellini. Dovevo darle un freno e così ci ho messo un po' di punto pieno e pure un po' di punto pittura... 
Eh, eh!
Niente da fare. 
In men che non si dica, lo aveva già bruciato.
Ho tenuto il disegno da parte, pensando che sarebbe tornato utile a qualcuno, che volesse portare avanti i fiori con... Qualche sfida in più!


Con questo spirito nasce il nuovo mini e-book in pdf, scaricabile gratuitamente sul sito. 
Ho messo un paio di nuovi disegni e tre varianti cromatiche.
Chi di voi segue il blog, oppure è venuto in fiera e ha fatto le foto ai nuovi colori, forse non troverà molte novità, ma spero risulti utile ugualmente, come punto di riferimento riordinato.


C'è il disegno del vaso, il disegno della ghirlanda che era stata pubblicata da Giuliana Ricama e che ringrazio per avermene concesso la diffusione e tre palette, tra le quali questa, della borsetta in paglia recentemente pubblicata.


Per trovare il link al pdf, bisogna andare su Pubblicazioni - Un Alfabeto a Fiori, cercare le immagini danzanti e cliccare sul bottone Scarica gratuitamente.

For whom who read in english, I remember to switch the english version, cliccking on UK flag!

La sfida nella borsa - Fare pace col Pi Greco a quarant'anni

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Aspettavo a scrivere per fare la sparata del guarda che bello...
E invece eccomi qua a lamentarmi.

Avevo tirato parecchio, nel primo periodo di quarantena, per arrivare a consegnare il libro (più per la mia salute mentale, che non per la necessità di una scadenza, che non riesco ancora a scorgere all'orizzonte).
Gli uccelletti iniziavano a gorgheggiare e ricamavo sul seggiolone giallo in giardino, cacciata fuori di casa da Alfredo, che per spiaccicare qualche parola in videoconferenza, non doveva avermi tra i piedi.
Nel caso qualche psicologa legga, prego avvisarmi se la necessità di Alfredo di farmi fuori suona come manifesto campanello di allarme di future apocalissi familiari.
Con l'animo alleggerito dalla non-scadenza e i primi raggi di sole a scaldare il mio eterno infreddolimento, facevo programmi per il futuro, riesumando antichi desideri.

Scelsi il progetto della borsa da cerimonia in cartone, su cui medito da tempo.
Ne avevo comprata una tempo fa ed è lì nell'armadio a sussurrarmi Copiami, copiami... ogni volta che apro le ante. Forse perché è dorata e scintillante e io non ho occasioni dorate per farle fare una passeggiata e in me si mescolano sentimenti contrastanti... Ma non voglio approfittare della pazienza della psicologa di turno e passo oltre...

La realtà è che mi piacerebbe estendere l'uso del ricamo all'abbigliamento, ma io e la moda siamo come la zappa e il tacco a spillo. Eppure ogni tanto ci ricasco. Forse non per me, o forse sì. Forse per aprire un varco, non lo so. Vorrei sperimentare un ricamo portabile, ma ancora non ho le parole giuste per esprimere questa pulsione.
In questa confusione, sono partita, ovviamente, dal progetto più difficile.

Il ricamo vabbè... 
Non mi dispiace, ma potrebbe essere qualunque cosa.
La confezione was the problem.
No...
La confezione is the problem.


Perché l'intuito ti inganna.

Scopiazzi il modello, ma non pensi che un paio di millimetri di circonferenza si possano tradurre in una differenza perimetrale di quasi un cm e mezzo. E sbraiti, dopo aver scucito tutto e ti passa accanto sciolto quello, che ti apostrofa col sorrisetto bieco: Mai sentito parlare del Pi Greco?
E la cosa più terribile è che sei stata tu, vent'anni fa, a spiegargli la matematica.
Avevo già una lunga lista di buone ragioni per il divorzio, già dopo tre anni. 
Oggi ho finito il settimo quaderno.

Ma vabbè.
Noi siamo abituate a fare e disfare... Giusto?
Il valore del nostro tempo non si misura soltanto in produzione, ma in apprendimento...

Sto finalmente leggendo un libro che avevo comprato anni fa: The Mary Frances Sewing Book, un delizioso libro del 1913, destinato ad insegnare il cucito alle bambine. Mary Frances scopre il Sewing Bird nel cestino del cucito della nonna e lui (che in realtà sembra essere una lei), le insegna a cucire. Dopo le primissime nozioni di base (avvio della gugliata, nodo e imbastitura base), introduce il concetto di pazienza, perché la invita a disfare. Mi ha fatto sorridere.
E cogliere un moto di nostalgia e allarme. L'abbiamo fatta perdere, questa pazienza?

Alla sua maniera, lo canta...

It is the Thimble People’s pride
That they have ever, always, tried:
Whenever they fail, - this is no tale,
As you can easily guess, -
They twist their failure round about,
They twist and turn it inside out;
Then drop it down a big, black hole,
Discovered in back of the North Pole, -

And up it jumps – Success!

Ma non è stato il Pi Greco a farmi davvero arrabbiare.
E neanche la tristezza dei colori usati.
Faccio le foto che servono e ve lo racconto la prossima volta.
Chissà che il cinguettio nel frattempo non mi porti consiglio...


Freschissime idee dalla Korea!

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Con grande entusiasmo, girovagando tra le bacheche e gli hashtag di Instagram, ho scoperto @zina_emb e i suoi bellissimi lavori.

Non potevo non farmi catturare da forme note, ma iridescenti e innovative...





Le ho subito scritto per farle i complimenti e per chiedere se potevo postare qui qualche sua foto, per lanciare la sua nuova idea e poter sfruttare le tante matassine sfumate che giacciono abbandonate nei nostri cassetti...






Così ho scoperto che il suo nome è Jin Hwa e che è gentilissima.
Che abita in Korea e che... Il ricamo non ha confini!





Goldwork-weekend : la volpe e l'iniziale

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Non so voi, ma io sono sempre stata il tipo da tutto e subito, e non ve lo consiglio.
Quando la fiammella della novità si accende, mi ci tuffo e trascuro tutto e tutti per avere il pezzo finito tra le mani, finendo per farmi salire la nausea alle stelle e infine rimanere tutto sommato un po' delusa, o esausta, e con il collo a pezzi.
Per combattere questa tendenza, da anni cerco di lavorare sulla mia routine quotidiana. 

Una battaglia continua, fatta di liste riprogrammate, profonde giornate di sconforto e novità promettenti nel cassetto, alibi per mollare i noiosissimi programmi stilati in una giornata di zelo e quindi assolutamente impraticabili.
Sono addirittura arrivata a scrivermi sull'agenda di ricordarmi di annaffiare le piante e di dare da mangiare ai bambini...

Vuoi per la pace dei sensi senile, vuoi per gli effetti rallentanti da lockdown, le cose cominciano adesso ad andare meglio.
Mi sono messa a tavolino e, con l'ennesima lista, mi sono resa conto che il lavoro aveva preso il sopravvento e che il ricamo, nonostante fosse l'indiscusso protagonista, era relegato a  produzione o perfezionamento mirato.
Languiva quel ricamo fine a se stesso, con quel sapore di sfida del principiante, che deve imparare da zero.

Anziché segnare la mezz'ora al giorno di personale scuola di ricamo, ho provato ad annotarla nel fine settimana, conscia che se dovessi andare via con la famiglia il programma salterebbe, ma anche che è sempre meglio un fine settimana ogni tanto, piuttosto che mesi di inattività. 
Così infatti è stato per l'oro.

Quando mollo qualcosa, spesso è per sempre e ricominciare è davvero difficile.

Pare che la strategia da fine settimana stia funzionando...

E siccome mi accorgo che non avevo mostrato i miei progressi, perché avevo dovuto sgomberare casa per l'imbiancatura, lo faccio adesso, prima di iniziare a raccontare le novità dei miei Goldwork-weekend.

Già avrete notato la foto della volpe di Becky Hogg, che io trovo strepitosa (andate a visitare il suo nuovissimo sito: https://beckyhogg.com/).
Purtroppo ci ho messo un errore, perché ho cercato di fare di testa mia: volevo combinare l'efficienza dei giri dell'oro di Siviglia, con la freschezza dell'oro londinese, ma non ho pensato che una principiante come me dovrebbe solo seguire le istruzioni con le orecchie basse e imparare l'ingombro di questi nuovi materiali, prima di improvvisare...
Comunque l'ho finita e mi sono follemente innamorata del pearl purl (quella spiralina fitta di contorno) a del wire check purl (un tubulare a zig-zag che, tagliandolo, puoi magicamente trasformarlo in elementi simili a perline... (elementi color rame e argento nella coda).



Terminata la volpe, mi ero obbligata ad alternare i kit di Becky, utilissimi per imparare, con un lavoro personale e mirato, ovviamente, a cercare di adattare la tecnica alle iniziali. 
Così ne ho cercata una che mi permettesse di mescolare tecnica di Siviglia, le regole imparate con il corso on line della RSN e utilizzare gli avanzi di materiali a disposizione, volpe inclusa.
Alfabeto Sajou 486.


La trovo orribile.
Ma è stata utile per capire cosa mi piace e cosa no. 

I riccioli in pearl purl mi piacciono tanto. I riepimenti col wire check pure, ma il mescolamento di colori non mi convince. Il fondo col passing non mi piace: o il filato era troppo grosso, o gli spazi troppo piccoli (indipendentemente dal fatto che ho seminato errori ovunque). 
L'oro tecnicamente è un giochetto. 
Ma i pezzi devono combaciare perfettamente...


Adesso scappo, perché l'agenda sostiene che io abbia dei figli da sfamare ed è già tardi...

Goldwork-weekend: la vendetta dell'argento

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Come raccontavo nella precedente puntata dei Goldwork-weekend, avevo abbandonato l'oro per finire i ricami del mare e imbiancare casa... E mi ero dimenticata del mio airone.
L'argento con cui avevo ricamato il collo, profondamente offeso di essere stato sbattuto in garage, si era ossidato di rabbia e frustrazione e adesso che lo riprendo in mano, il contrasto dei filati scintillanti di felicità è notevole.

Lo lascio così, costante memento del mio scellerato abbandono.

Quando scappo di casa per cercare un po' di silenzio, finisco sempre per andare ad ascoltare l'acqua che corre sull'argine del torrente che attraversa il paese. Qualche volta vedo il mio airone e lo seguo con lo sguardo. Chissà come, ne esco sempre con qualche associazione mentale significativa, che mi riporta alla realtà.
Anche il forma ricamata, ha visto bene di infliggermi la sua saggia lezione.
E io incasso.
Così avrò qualcosa in più da raccontare e raccontarmi, quando sarà finito e messo in bella posta.

L'uso che fa Becky del ricamo in oro è geniale. Estremamente creativo.
Le macchie di colore sul collo, o le finiture scomposte dei fili per evocare le piume mi fanno impazzire. Fanno venire voglia di provare cose...
Ma per ora seguo diligentemente i compiti assegnati.







Una borsa piena di frustrazione

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Tutta cucita per soddisfare le estremiste del ricamo puro, che come me, si incollano anche i capelli anche solo con la colla stitck? 
Tutta incollata per fare prima? 
Mezza cucita e mezza incollata, per ottimizzare tempi, ma garantire solidità?
Io... 

Cosa vorrei veramente?

Sono in piena crisi mistica.
Non ho risposte.
Ho fatto questa, tutta cucita...



Ma odio il sottopunto.
Forse perché lo faccio male?
Non so. Quel tessuto che tira un po' qua e un po' là, anche quando fatto bene, mi fa storcere il naso.

Poi ne ho fatta una mezza cucita e mezza incollata (quella fotografata più sù).


Ma non aderisce bene. Ma forse è perché ho sbagliato a partire dai bordi.
...
Chi me lo ha fatto fare?!

1. Versione cucita
2. Versione mezza cucita, mezza incollata


Con la prossima, in versione ridotta e un po' più colorata, torno al solo cucito, con due obiettivi:
- arretrare l'interno, come ho fatto nella seconda versione;
- fare un sottopunto degno.


Goldwork weekend - Heron finito!

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Ho saltato un goldwork weekend, perché sono andata ad annusare il mare. 
Là, comunque, ho trovato lo stesso sfavillio argento, quando ho mollato i marmocchi al padre e sfidato l'orizzonte. Dalla laguna qualche airone è planato per farmi l'occhiolino.
Forse l'argento mi intriga più dell'oro.
O forse c'è un momento per l'argento e uno per l'oro. 
Da questo sampler ho imparato molto. Del collo e dell'uso sapiente dei fili colorati avevo già detto. Nell'eseguire il resto, ho apprezzato il corpo principali, con le ali...


Nella mia ingenuità avrei forse ricamato prima il couching e poi il purl. Invece viene proposto il contrario e, riflettendoci, questo può garantire un contorno più preciso.
Inevitabilmente mi è venuta in mente una bella inizialina semplice, da provare...

I Briggs e il kaftano

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Ogni tanto la Gabry mi allunga un pezzo e io lo ricamo.
Questa volta mi sono deliziata gli occhi su un kaftano realizzato con un tessuto molto simile al 6262 di Graziano, stropicciato. Ricamabilissimo.
Volevo qualcosa di semplice e adatto ad ogni mano.
Ho rispolverato la mia lista dei buoni propositi, tra cui spiccava, per la quantità di rimandi e scarabocchi, la voce redwork-punto erba-modelli per principianti. 


E' da quando ho avviato i corsi che mi dico che sarebbe utile un bel riferimento per chi ha seguito il corso base e vuole fare mano con i lineari.
Mi sono gettata nell'archivio di cartelle salvate nella notte dei tempi e ho portato alla luce quello che avevo letteralmente rinominato "Il malloppone".
Eccolo qua, direttamente dall'Antique pattern library e scaricabile gratuitamente:

Io avevo salvato il disegno del mare già in sette cartelle e così finalmente posso spuntare una delle voci dalla lista.




C'è di tutto... Io ho puntato una serie di vasi cinesi e le scene dedicate allo stagno, di cui Alfredo adesso ha la fissa, ma che bisognerà che vi racconti con calma. I disegni dei bambini, invece, poveretti, mi fanno un po' impressione.


Il colore è il DMC 3031 e ho lavorato tutto a un filo.




Goldwork weekend: scrivere in oro

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Il mio problema è che solo gli errori mi fanno aprire gli occhi.
Mi manca quel lume geniale che anticipa le conseguenze delle mie azioni.
Ovviamente non solo nel ricamo, ma non è storia di questo blog...

Non ho previsto che sarebbe stato più saggio partire con il couching dalla convessità della curva, anziché dalla concavità, perché avrei ottimizzato il lavoro e limitato l'impatto delle chiusure dei fili oro (dove la punta delle forbici impunemente indica). Non ho poi calcolato che il mio minuzioso e ossessivo riempimento avrebbe ingolfato tutto.
Tornando ancora più indietro, forse non avrei dovuto mettere l'imbottitura... Ma vedo che lo fanno quasi sempre...
E che aver prima appuntato il Purl nel kit di Becky aveva funzionato, mentre qui insomma si sta deformando tutto.

E se state pensando che avrei dovuto acquistare un altro kit di Becky, anziché darmi a queste presuntuose prove, avete ragione solo in parte.
I kit sono fatti troppo bene per sbagliare e dunque imparo solo una parte della storia.
Che poi avete ragione...
Vi sento che mormorate...
Trovare soluzioni a sentimento non è imparare una tecnica.
No... Non lo è.
O forse sì?
E' che mi sono obbligata (pena la decapitazione) di alternare un kit di esperti ad una iniziale.
Tranquilli... 


Ho tirato per finire questa triste letterina perché era in arrivo...
Il nuovo corso della RSN!

EVVIVA, EVVIVA!

E' arrivato il corso avanzato! https://www.youtube.com/watch?v=ijoEgUUKu3E
E proprio come volevo: oro + Long&Short! E anche l'applicazione di pelle, che non ho mai fatto...



Da oggi mi ci fiondo!


Domestika addicted

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Il lockdownè scivolato silenzioso.
Avevo il libro da finire e la didattica a distanza su cui disperarmi.
Nei momenti di sconforto mi isolavo al PC in cerca di un non so che cosa, che un giorno è arrivato...
Ho scoperto Domestika e i corsi on-line di illustrazione.
Ne ho acquistati un paio per Anita e ho finito per seguirli io.
Ho adorato la serietà dell'impostazione e la qualità dei contenuti.
Quasi tutti gli autori sono di origine sudamericana, ma i sottotitoli sono in inglese e laddove il mio inglese langue, il portoghese supplisce e mi fa sghignazzare.
Non ho disegnato, se non quanto basta per farmi disperare. 
Ho ascoltato e cercato di dirottare il metodo al ricamo.
Scorrendo l'offerta mi sono fatta sedurre da altri corsi e dopo il terzo è arrivato il quarto e a tutt'oggi posso dichiararmi definitivamente assuefatta. Ne sono dipendente, ma per il momento non ho alcuna intenzione di disintossicarmi. Dalla gestione di Instagram al lettering e dalla fotografia alla formulazione di un modello imprenditoriale per creativi.
C'è anche una sezione dedicata al ricamo e al "craft" più in generale.
Con mio grande stupore ho incontrato Karen Barbè, di cui già due o tre anni fa avevo acquistato il libro (Colour confident stitching). Ho scaricato il suo corso e riscoperto il suo metodo, direi finalmente intuendolo più profondamente. Mi sono obbligata a costruire i campionari che raccomanda e lentamente sto assortendo i miei pantoni. 
Tutto ruota attorno ad un concetto che avevo appreso con il mio campionario delle conchiglie e più in generale dedicandomi al punto pittura: l'occhio ha bisogno di allenamento. 
C'è chi nasce con una spiccata sensibilità al colore e chi, come me, ha bisogno di educarla. 
Non c'è una formula magica, ma metodi attraverso cui fare esercizio e affinare le abilità.




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